domenica 12 ottobre 2008

La leggenda degli "zingari" mafiosi

Non è una barzelletta e neanche un paradosso: il mese scorso "qualcuno" ha avviato la più improbabile delle campagne di propaganda anti-Rom. Si è cercato di far credere ai media e al popolo italiano che il traffico di droga in Italia non è in mano alla criminalità organizzata, una rete estesa in tutto il mondo, che muove miliardi di euro ogni anno, ma... ai Rom!
Signore e signori, la N'drangheta, la Camorra, la Sacra Corona Unita, la Mafia non esistono e sono state sostitute dagli "zingari" che sopravvivono nelle baracche e sotto i ponti. Chi controlla il traffico della droga a Catanzaro, in Calabria? Chi gestisce il "fortino della commercializzazione degli stupefacenti, con un sodalizio armato e pericoloso"? Sembra una risposta facile, a cui anche un bimbo di sei anni, a Catanzaro, saprebbe rispondere, sottovoce, naturalmente.
Le autorità cittadine, però, hanno trovato una risposta differente, in linea con la "lotta alla criminalità" attuata dalla Istituzioni centrali. Il 12 settembre scorso, infatti, le massime autorità di pubblica sicurezza catanzaresi hanno illustrato durante una conferenza stampa una brillante
operazione presso il campo Rom sito in località Germaneto: “Se qualcuno si era messo in testa che a Catanzaro possono esistere zone franche, si è sbagliato di grosso e questa operazione lo dimostra. Lo Stato arriva ovunque. A Germaneto siamo intervenuti alle cinque del mattino con cento uomini di vari reparti, con dodici ore di perquisizioni. Quest’area, per quello che è emerso, è da considerare il fortino della commercializzazione della droga, con un sodalizio armato e pericoloso che gestisce lo spaccio di cocaina a Catanzaro”.

Ed ecco i dati di una delle "più importanti operazioni antidroga mai effettuate in Calabria": venti soggetti denunciati a piede libero, undici dei quali... per furto di energia elettrica (i soliti allacciamenti "abusivi"). Ma il reato sarà esteso a tutti gli abitanti del campo (che vivono in spaventose condizioni di miseria, nonostante il loro "impero criminale").
Una donna è stata denunciata per ricettazione e detenzione di droga, dal momento che è stata trovata in possesso di - addirittura! - tre bilancini e "refurtiva riconducibile probabilmente a lei" (merce senza scontrini di acquisto).
Durante la perquisizione nel campo, la autorità hanno annunciato con fierezza di aver scoperto un "importante quantitativo di droga". Se leggiamo il verbale, però, si tratta di pochi etti di hashish, eroina e cocaina. E il pericoloso arsenale? Una sola pistola calibro 22 con matricola abrasa. Tutto qui. Piccolissimo spaccio.
Ma ecco quella che "Il Giornale di Calabria" definisce "la sorpresa più particolare: una decina di scatoloni di lenzuola e vestiti fuori moda. Questo sarebbe il cuore del commercio di stupefacenti di Catanzaro, la cittadella delle armi e della droga! La realtà è ben diversa e le famiglie Rom denunciate rappresentano il gradino infimo della manovalanza al servizio della criminalità organizzata: meno ancora che piccoli spacciatori, veri e propri schiavi.
Questo tipo di operazioni, nelle quali la perdita di stupefacenti e armi da parte della criminalità organizzata è minima, diffondono un'idea errata tanto riguardo ai "nomadi" quanto alle potenti organizzazioni criminali che dall'Italia si diramano in tutto il mondo. Replica a Roma il 18 settembre, pochi giorni dopo il blitz calabrese.
Uno spiegamento di trecento carabinieri e 27 arresti per un'operazione - denominata "White Wolf" - che avrebbe "smantellato una banda Rom" a Roma, che gestiva - secondo gli inquirenti - un colossale traffico di stupefacenti provenienti dalla Colombia, via Spagna. Naturalmente, questi "re della droga" vivevano in campi Rom, senza acqua né luce, in mezzo ai rifiuti e ai topi. L'operazione "White Wolf" in realtà è iniziata nel 2005 e riguarda, anche in questo caso, come dimostrano gli intestatari dei ricchi conti correnti in cui fluiva il denaro illecito, criminalità organizzata italiana. I "nomadi", in gran parte di origine bosniaca e croata, rappresentavano l'ultima ruota del carro ed erano nelle mani - ridotti in schiavitù, come accade sempre ai Rom quando entrano in contatto con la criminalità italiana - delle grandi cosche.
I media hanno divulgato le notizie relative alle due "brilanti" operazioni di pubblica sicurezza, che tuttavia, a causa della loro scarsa o nulla credibilità, non hanno sollevato l'indignazione e l'odio razziale che - nelle sedi del potere - ci si attendeva. di Roberto Malini

4 commenti:

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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u velto ha detto...

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