venerdì 29 febbraio 2008

Bergamo, una brutta storia!

Brutta storia a Bergamo, un uomo avrebbe abusato di una bambina di 12 anni: è questa l'infamante accusa che ha portato all'arresto di un 29enne, bloccato la notte scorsa dai carabinieri del comando provinciale di Bergamo. I militari hanno anche denunciato il fratello dell'uomo, per sottrazione di persona incapace.
Secondo le indagini non sarebbe stata la prima volta che l’arrestato, originario di Oravita in Romania, già noto alle Forze dell’Ordine, aveva avuto rapporti con la bambina.
Le agenzie stampa affermano che l’uomo arrestato è un “nomade” ma è da evidenziare che ieri notte, dopo la denuncia di scomparsa della madre della 12enne, le Forze dell’Ordine hanno fatto lunghe ricerche nei “campi nomadi” senza successo. Hanno trovato la 12enne con cinque rumeni in un terreno agricolo e immediatamente arrestato il 29enne. Le indagini sono in corso per capire se la bambina ha subito violenze anche dalle altre persone con cui è stata trovata.
Non vorremmo che anche questa volta si facesse confusione come già è successo a Roma dopo il delitto Reggiani. Infatti in quel caso il presunto assassino non era Rom, come è stato evidenziato dopo alcune settimane dalle interviste al padre di Romulus Nicolae Mailat e ad alcuni vicini della famiglia Mailat, in Romania. Mailat era infatti un rumeno che stava in Italia per sfuggire ad una condanna di tre anni, comminatagli dal Tribunale della Transilvania il 7 giungo 2006.

giovedì 28 febbraio 2008

Garavina, le responsabilità degli inquirenti

Non sono morti subito Francesco e Salvatore. "È stata una fine orribile". La conferma arriva dai primi esami autoptici, effettuati quest’oggi al policlinico universitario di Bari. I corpi dei due bambini erano lontani dall'imboccatura del pozzo, li hanno trovati in posizione fetale, distanti l'uno dall'altro quindici metri. Terrorizzati, sicuramente feriti, sono stati vinti dalla morte senza che nessuno sentisse i loro lamenti. Tutti elementi che lasciano credere agli investigatori che i due bambini al momento della caduta nella cisterna erano ancora vivi. I poliziotti c'erano già stati in quell’edificio, due anni fa, molto prima che la caduta accidentale di un bambino, svelasse quell’orrore.
Gli agenti avevano ispezionato il cortile e il casolare ma non si erano accorti che ai piedi del pozzo interno, nella cisterna asciutta che un tempo raccoglieva l'acqua potabile, c'erano i corpicini di Ciccio e Tore. Le Forze dell’Ordine hanno al contrario alimentato le solite fantasie degli “zingari rapitori di bambini”. Gli inquirenti sono addirittura andati in Romania a cercare un fantomatico gruppo di Rom che avrebbe rapito i bambini. Veramente assurdo!
Ora sarà da capire se ci sono delle responsabilità nella gestione delle indagini, vedremo se qualcuno pagherà. Responsabilità sarebbero da accertare anche tra i giornalisti che hanno alimentato le fantasie più assurde. Oggi rimane solo il dolore della famiglia e la consapevolezza che forse bastava più serietà nelle indagini per non vivere questa ennesima tragedia nazionale.

Opera Nomadi, un Rom alla Presidenza Nazionale

Con una lettera, inviata il 24 febbraio 2008, una parte consistente del Consiglio Nazionale dell’Opera Nomadi chiede la convocazione del Consiglio con un ordine del giorno che pone la sfiducia al Presidente Nazionale, Massimo Converso.
La lettera è firmata dai Vice Presidenti Nazionali, Giorgio Bezzecchi (in foto) e Maurizio Pagani, la Segretaria Nazionale, Renata Paolucci, e i Consiglieri Nazionali Kazim Cizmic, Rita Filippo, Arif Tapiri e Nereo Turati.
Nella lettera i Consiglieri Nazionali esprimono sfiducia nell’operato del Presidente Nazionale in merito alla gestione politica complessiva dell’Associazione e alle crescenti difficoltà riscontrate nel garantire la partecipazione alle attività rivolte ai soci.
Inoltre, si pone come priorità inderogabile l’elezione alla carica di Presidente Nazionale di un esponente appartenente alle comunità rom e sinte. I Consiglieri scrivono: “Tale scelta vuole corrispondere alla necessità di rendere effettivo, senza ulteriori dilazionamenti, il protagonismo e la rappresentanza diretta che non può prescindere dall’elezione di un rom / sinto alla più alta carica dell’Opera Nomadi, anche in funzione di una più autorevole e riconosciuta interlocuzione con le Istituzioni, l’associazionismo, la società civile”.
I Consiglieri chiedono la convocazione del Consiglio Nazionale per il giorno Sabato 15 Marzo 2008 a Fano, presso la sede sociale dell’Opera Nomadi locale. Inoltre, durante la riunione sarà discusso lo spostamento della Sede Nazionale.

mercoledì 27 febbraio 2008

"Andiamo a menare qualche Rom. E questa volta dobbiamo fare sul serio"

"Andiamo a menare qualche Rom. E questa volta dobbiamo fare sul serio". E' il testo di un'intercettazione tra due ultrà finiti in manette questa mattina nell'ambito dell'inchiesta della procura di Roma sul tifo violento.
"E' stato individuato e fermato un consistente frammento che ha contribuito a rendere meno sicura la città, con aggressioni, intimidazioni e pestaggi", ha detto Pietro Saviotti, pm della procura di Roma, parlando degli arresti a carico di una ventina di persone, per lo più tifosi della Lazio e simpatizzanti di estrema destra. Saviotti ha continuato: "Siamo in presenza di una vocazione alla violenza, dove la possibilità di uno scontro fisico, anche con la polizia, supplisce ogni contenuto ideologico".
I Carabinieri del Ros e gli uomini della Digos hanno effettuato numerose perquisizioni nelle case di alcuni capi ultrà, in prevalenza della Lazio, organizzati in una struttura che programmava, e in alcuni casi, eseguiva, aggressioni e spedizioni punitive. Quindici gli ordini di custodia in carcere già eseguiti, 4 gli obblighi di firma. Continua a leggere…

martedì 26 febbraio 2008

Roma, il diritto dei Rom all'abitare

E’ stato presentato il 12 febbraio presso la Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, il progetto “Plans & Slums” – Il diritto dei Rom ad abitare attraverso l’Europa, oltre i campi nomadi e le baraccopoli illegali: un caso studio tra Roma e Belgrado.
Si tratta di un seminario internazionale itinerante a Roma, a Belgrado e a Skopie che attraverso attività di studio, incontri con le comunità e iniziative culturali intende affrontare la questione dei Rom in Europa, le loro culture abitative e i modelli insediativi loro proposti in Italia.
Il progetto è nato da Stalker Osservatorio Nomade, una rete interdisciplinare di esperti ed artisti che lavorano sui territori in trasformazione, ha spiegato Francesco Careri Docente di Progettazione architettonica a Roma Tre. Da mercoledì 13 a lunedì 18 febbraio studenti, ricercatori e docenti di Architettura italiane e stranieri con 9 camper hanno visitato alcuni “campi” di Roma, per fare attività di studio, incontrare le comunità rom, capire quali sono le loro reali condizioni di vita e analizzare le soluzioni possibili tra i “campi nomadi” e le baraccopoli illegali. Si è unito alla “carovana” anche il camper della famiglia di Aldo Hudorovic, Rom Calderash di cittadinanza italiana che insegna nel corso “Nomadismo e città” della Facoltà di Architettura.
Sono quattro gli aspetti principali su cui si è concentrata la ricerca: i legami affettivi e giuridici che collegano ancora oggi i Rom che vivono qui in Italia ai familiari nei Paesi di origine, una mappatura delle relazioni che i singoli e le famiglie sono riusciti a costruire con i territori circostanti e la città, una mappatura degli insediamenti e dei dispositivi che controllano il “campo”, una rilevazione delle case o dei container nei quali vivono con le trasformazioni che sono state da loro stessi apportate.
Questo è un aspetto fondamentale della ricerca Plans&Slums, ha spiegato Careri. Cosa c’è tra il “campo nomadi” e la baraccopoli autocostruita? Noi riteniamo importante analizzare le alternative che i Rom sono riusciti a realizzare autonomamente. Molti di loro vorrebbero continuare a vivere in famiglie allargate, come accadeva in Italia 50 anni fa e riescono a costruire con i loro mezzi anche abitazioni di 100 mq. Noi vorremmo mettere a disposizione le nostre conoscenze urbanistiche e architettoniche per offrire un’alternativa come le micro aree dove questo sarebbe possibile, e superare la concezione del “campo nomadi”. Sappiamo bene che sono decisioni politiche impopolari da prendere ma nella scorsa Conferenza europea sulla popolazione Rom, promossa a gennaio dal Ministero degli Interni, è stato detto chiaramente da tutte le associazioni e le rappresentanze: basta campi, l’Italia è l’unico Paese ad avere ancora i questi insediamenti ghettizzanti. Ascolta gli interventi dei ricercatori...

Roma, una Comunità rom occupa temporaneamente un capannone dismesso

Da due settimane, una comunità Rom di sessanta persone ha occupato un capannone dimesso nella periferia romana, in via delle Cave di Pietralata. Provenienti dalla Romania e residenti in Italia da dieci anni, questi uomini, queste donne e i loro figli hanno cercato di dare una risposta all’esigenza di un’abitazione dignitosa: prima che in questo capannone abbandonato, vivevano a poche centinaia di metri, subito dopo la fermata della linea metropolitana B Quintiliani, in una zona che sembra essere rurale, ma in realtà si è vicinissimi alla stazione Tiburtina, e poi c’è subito San Lorenzo, l’università, il centro storico con i resti romani.
Questa comunità, dopo aver subito altri sgomberi in diverse zone della capitale, da circa due anni stava, in un campo abusivo, con le baracche costruite con i materiali di fortuna rimediati tra i rifiuti dell’abbondanza e del consumismo di Roma. Ma anche il campo di Quintiliani, come decine di altre soluzioni di fortuna in cui abitavano tante altre comunità e gruppi, nel 2007 avrebbe dovuto essere sgomberato. Poco prima di Natale, prima i vigili urbani [con modi gentili], poi i carabinieri [con modi molto meno gentili] hanno avvertito che il campo di Quintiliani sarebbe stato distrutto: le famiglie che lì avevano dimora avrebbero di conseguenza perduto tutto, innanzitutto il loro ricovero di fortuna.
La comunità non è rimasta ad aspettare: dopo aver contattato le associazioni locali e il Cantiere della sinistra del Municipio V, i Rom hanno cercato altre soluzioni che avrebbero loro permesso di continuare la vita il più possibile normalmente. Da questo incontro, è nata la richiesta di moratoria cittadina degli sgomberi almeno per il periodo di Natale, a cui ha dato risposta positiva il prefetto Carlo Mosca. Una vittoria politica non secondaria, dato che Roma ha avuto, per tutto lo scorso anno, praticamente uno sgombero a settimana, mettendo letteralmente sulla strada migliaia di persone che secondo il dimissionario sindaco Veltroni, costituivano degrado e abbandono per la città, soprattutto dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani, opportunisticamente utilizzato per giustificare la messa al bando di tanta gente.
La comunità Rom era comunque sotto pericolo di sgombero: in modo autonomo, chiedendo sostegno a persone e associazioni di cui si fidava, ha individuato un posto dove potevano trovare riparo. E’ nata così l’occupazione di un capannone a Pietralata, avvenuta la notte del 14 febbraio. Mentre si festeggiava San Valentino, trenta donne, uomini e bambini si sono silenziosamente introdotti in un grande piazzale, dove sorge il fabbricato abbandonato da anni. Quest’area, di proprietà pubblica, è interessata ai prossimi lavori dello Sdo [il Sistema direzionale orientale], che trasformeranno presto questa parte di Roma; dove ora c’è il capannone e il grande spiazzo, dovrebbe essere fatta un’area verde, sicuramente necessaria in questa zona sovraffollata della città. Un’occupazione temporanea, quindi, non risolutiva, ma che garantisce almeno un tetto a tutta la comunità, essendo stato distrutto nel frattempo il campo. di Cristina Formica, continua a leggere…

lunedì 25 febbraio 2008

Firenze, l'emergenza abitativa si discute e si risolve insieme

L’emergenza abitativa a Firenze e nell’area metropolitana: è stato questo il tema di un incontro che si è tenuto stamani nella sala giunta di palazzo Bastogi, sede della presidenza della Regione, a Firenze.
All’incontro, convocato congiuntamente dall’assessore alla casa e da quello alle politiche sociali della Regione, erano stati invitati tutti i rappresentanti istituzionali degli enti interessati (province, comuni, prefettura) e le associazioni che si occupano del settore, oltre la fondazione Michelucci che ha in corso uno studio sul tema dell’emergenza abitativa nell’area metropolitana.
Hanno partecipato inoltre alcuni rappresentanti di “assemblea autoconvocata” e una delegazione di Rom rumeni che vivono nelle baracche all’Osmannoro. Dopo l’introduzione dell’assessore regionale alla casa, che ha ricordato gli interventi messi in campo dalla Regione (in totale quasi 50 milioni fra interventi volti alla costruzione e/o recupero di alloggi di edilizia residenziali pubblica, contributi per l’affitto e sospensione delle vendite di case popolari) in aggiunta al “pacchetto casa” varato dal Governo (31,5 milioni per costruzione e recupero di edifici di edilizia residenziale pubblica) e ha ribadito la volontà di aggiungerne altri con la nuova legge sulla casa alla quale sta lavorando, si è dato spazio agli interventi.
Fra tutti è emersa la richiesta di creare un tavolo permanente, in aggiunta al comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, che si occupi dell’emergenza abitativa nell’area metropolitana. Sono stati inoltre sollecitati interventi immediati sulla situazione venutasi a creare all’Osmannoro, dove circa 200 famiglie di Rom rumeni vivono in baracche in condizioni di grave precarietà. In aggiunta ai problemi dell’emergenza abitativa è stato inoltre chiesto di risolvere urgentemente il problema del riconoscimento della residenza anagrafica, tema dal quale derivano l’accesso a servizi essenziali quali la sanità e la scuola.
L’assessore regionale alla casa si è detto favorevole alla creazione del tavolo ribadendo la sua convinzione che ad esso debbano partecipare anche le associazioni che si occupano di queste tematiche e che rappresentano un interlocutore essenziale insieme agli enti locali per trovare soluzione alle gravi questioni dell’emergenza abitativa.

Milano, il "gioco dell'oca" continua...

Un insediamento di Rom rumeni in via Malaga a Milano, nell'area sottostante il ponte ferroviario Cassala, è stato sgomberato questa mattina dalla polizia. Una ventina di Rom romeni, che si erano insediati alcune settimane fa, sono stati portati in Questura per l'identificazione. Dalle agenzie stampa non si sa nulla dei sei minori, delle dieci donne, degli uomini e degli anziani sgomberati dalla polizia.
Il Vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato ha dichiarato: «Ringraziamo il Prefetto e il Questore per questo nuovo sgombero, anche a seguito della segnalazione del Presidente del Consiglio di Zona 6, Massimo Girtanner. Un'operazione che testimonia l'attenzione costante delle Forze dell'Ordine sul fronte delle occupazioni abusive, come previsto nel Patto per Milano sicura. E che si aggiunge ai 236 allontanamenti dalle pubbliche vie e alle 45 aree sgomberate dalla Polizia Municipale dallo scorso anno».
Continua De Corato: «ora ci auguriamo che il prossimo sgombero sia per la baraccopoli della Bovisasca. Una situazione critica per la quale abbiamo chiesto a Questura e Prefettura priorità di intervento. Il Comune sta facendo la sua parte, cercando una sistemazione per le molte donne e i bambini che vi sono insediati. E anche la Polizia Municipale è pronta a dare il proprio supporto nell'intervento. Ma si tratta di un'area affollata da oltre trecento rom romeni che, per essere sgomberata, richiede necessariamente la presenza delle Forze dell'Ordine».
«Siamo pieni e non possiamo accogliere nessuno. Ripeto, lo sgombero non risolve nulla se non è accompagnato da interventi sociali». Commenta così don Virginio Colmegna (in foto), presidente della Casa della Carità, lo sgombero di questa mattina. «Le situazioni si stanno facendo sempre più drammatiche, ma dopo lo sgombero la presenza non scompare, si muove - spiega -. C'è quindi bisogno di governare il problema con una strategia politica, perchè quello dei campi non è un problema che tocca solo la Prefettura e la Questura».

domenica 24 febbraio 2008

MAHALLA, la comunità virtuale dei Rom, dei Sinti e dei Kalé da tutto il mondo

Notizie da MAHALLA, la comunità virtuale dei Rom, dei Sinti e dei Kalé da tutto il mondo. Iscriviti alla news letter settimanale, scrivendo a sivola59@yahoo.it.

Gran Bretagna e Irlanda del 31/12/2007 @ 13:42:32 - Da British_Roma Rabbia alle osservazioni sui Rom "pigri" By NIAMH HORAN Domenica 30 dicembre 2007 Un importante gruppo antirazzista ha bocciato i programmi che vedono coinvolti alcuni Rumeni nella campagna informativa che li distanzia dal gruppo etnico dei Rom...

Discriminazione scolastica del 03/01/2008 @ 08:53:00 - MaximsNews Network NAZIONI UNITE - Secondo un rapporto di Open Society Institute (OSI), nonostante anni di promesse governative, i bambini rom in molti paesi europei rimangono esclusi dall'educazione di qualita'. Segregati in classi di soli Rom, o in scuole speciali per disabilita' intell...

Diavolerie moderne... del 04/01/2008 @ 09:09:49 - Da crj-mailinglist UNGHERIA: MACCHINETTE PER ELEMOSINA PER EVITARE I MENDICANTI BUDAPEST - Il consiglio comunale di Pecs, Ungheria meridionale, intende installare delle macchinette per la raccolta di offerte ...

Turchia del 05/01/2008 @ 09:15:52 - Da Roma_Bulgaria Giovedi' mattina presto un incendio e' divampato in un accampamento rom improvvisato, nel quartiere Silivri di Istanbul, uccidendo un bambino e un adulto...

Attentato razzista a Roma: 250 rrom hanno rischiato di essere bruciati vivi del 06/01/2008 @ 09:02:11 - Ricevo da Marco Brazzoduro Roma, 4 gennaio 2008. Ieri notte, intorno alle 22, un violento incendio e' scoppiato all'interno dei due capannoni della ex Mira Lanza (ognuno di circa 500 metri quadrati), nel quartiere Marconi, all'interno del quale trovavano rifugio oltre 250 rrom, in condizioni difficilissime. Il rogo e' divampato improvvisamente e si e' diffuso con rapidita'...

Bulgaria del 17/01/2008 @ 09:15:33 - Riassumo un lungo articolo da Romaworld.ro Se non verranno fatti presto investimenti per i Rom marginalizzati, la piu' grande minoranza d'Europa rimarra' in un trappola di poverta'. Per le strade del ghetto Rom di Sofia, il catrame e' un ricordo. Le baracche, costruite con fango e mattoni. sono allineate lungo la strada. L'odore del fango spunta dalle grondaie. I collegamenti tra le famiglie seguono le linee elettriche illegali che collegano le...

Svizzera del 29/01/2008 @ 09:33:38 - Da Roma_Francais Si attende una nuova ondata di rifugiati I cantoni svizzeri stanno preparandosi ad un arrivo di immigrati dal Kosovo, dovuto alla potenzialmente esplosiva situazione che sta sviluppandosi nella provincia serba. I sondaggi danno l'ultra nazionalista Tomislav Nikolic vincente domenica prossima al secondo turno delle elezioni presidenziali in Serbia. Nikolic ha proclamato che il Kosovo e' la "culla" della Serbia e che mai sara' se...

A proposito dello sgombero di Rom Kalderash da Saxa Rubra del 31/01/2008 @ 20:48:44 - Ricevo da Marco Brazzoduro: Nei giorni 22 e 23 gennaio si e' svolta la Conferenza Europea sulle Popolazioni rrom e sinte organizzata dai Ministri dell’Intermo e della Solidarieta' Sociale. L’iniziativa ha registrato un successo superiore alle attesa in ragione della folta partecipazione di rrom e sinti di fronte a sindaci, governatori regionali, sottosegretari, ministri della repubblica, rappresentanti di istituzioni europee, ministri esteri. Si e' trattato del primo incontro con respiro internazionale sul suolo italiano in cui ai rrom e sinti e' stata offerta l’opportunita' di prendere la parola ed espli...

Salviamo le tracce piu' antiche della cultura dei Rrom del 02/02/2008 @ 09:32:16 - Ricevo da Roberto Malini Per combattere efficacemente la discriminazione - ormai divenuta, in Italia, persecuzione - che colpisce i Rrom, e' necessario che il popolo Rrom sia riconosciuto dalle Istituzioni nazionali e internazionali come una "nazione senza territorio". Solo cosi' si potra' preservare la sua identita'. Ecco perche' il Gruppo EveryOne non combatte solo gli effetti dell'oppressione (per esempio...

Repubblica Ceca del 05/02/2008 @ 08:55:29 - Sono recentemente apparsi a Praga manifesti con testi basati sulle leggi naziste contro gli ebrei durante il Protettorato di Boemia e Moravia, mettendo in guardia contro il razzismo e la xenofobia, in una campagna organizzata dal Museo Ebraico di Praga. I testi in colore giallo sono un'ironica interpretazione degli assurdi divieti, riguardanti gli Ebrei, a dozzine emessi durante l'occupazione nazista. "Agli skinheads e' vietato visitare le librerie pubbliche"...

PICUM newsletter del 07/02/2008 @ 08:56:29 - E' uscito l'aggiornamento di gennaio 2008 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa...

Francia del 08/02/2008 @ 09:11:25 - Da La voix des Rroms Ieri, la mattina presto, piu' di 150 gendarmi hanno circondato il terreno del Hanul a Saint-Denis, terreno che e' oggetto di una convenzione d'occupazione con il municipio. Secondo il rappresentante della polizia nazionale sul posto, agivano nel quadro di una commissione rogatoria di un giudice d'istruzione di Meaux. Tuttavia, la presa di fotografie individuali da parte dei gendarmi lascia perplessi quanto alle motivazioni di questa operazione, che si e' conclusa con quattro arresti. Ieri verso...

Kosovo del 10/02/2008 @ 09:49:24 - New Kosova Report Mentre la maggioranza della popolazione albanese si lamenta della qualita' dell'istruzione in Kosovo, i gruppi minoritari lottano contro ulteriori difficolta', dalla mancanza di programmi e di libri di testo, senza accesso all'istruzione nella loro lingua. Sehadin Shok della Missione OCSE in Kosovo dice che questo e' il caso della comunita'

Montenegro del 15/02/2008 @ 08:40:20 - Da Romano Them 12 Febbraio 2008 - Secondo la stampa, il Montenegro starebbe aspettando una nuova ondata di rifugiati se il Kosovo dichiarasse l'indipendenza. Riportando il Commissario...

Comunicato del 15/02/2008 @ 18:09:03 - Ricevo da Marco Brazzoduro Giovedi 14 una comunita' di rom romeni, da oltre un anno stanziata in una baraccopoli ripetutamente minacciata di sgombero, ha occupato,...

Colombia del 16/02/2008 @ 09:36:34 - Da Mundo_Gitano [...] Dalila Gómez, ex candidata al Senato per il Polo Democrático Alternativo (PDA) e' una giovane e bella gitana colombiana che, come succede con le minoranze piu' antiche, proietta la sua azione politica cercando migliori destini...

Romania del 18/02/2008 @ 09:39:17 - Da www.romaworld. ro Damian Draghici e' nato in una famiglia Rom di musicisti da cinque generazioni. Lascio' la Romania prima dell'89, e la sua carriera musicale conta due decad...

Comunicato: del 18/02/2008 @ 18:27:54 - Ricevo da Marco Brazzoduro La notte tra giovedi' 14 e venerdi' 15 febbraio, una comunita' di circa 40 rom romeni, che da oltre un anno viveva in una baraccopoli in via...

Slovacchia del 19/02/2008 @ 08:49:45 - Da Slovak_Roma 12 Febbraio 2008, Kosice e Michalovce - Il 29 gennaio 2008, la Corte Distrettuale di Michalovce si e' pronunciata su un caso di discr...

Gran Bretagna e Irlanda del 20/02/2008 @ 09:19:49 - Da British_Roma By Grattan Puxon Una bambina che sventola il suo pallone di S. Valentino nell'Alta Corte nel pomeriggio finale del giudizio sui piani del comune di Basildon di ...

Romania del 21/02/2008 @ 09:12:02 - Da Roma_Francais Una bambina d'origine rom di sei anni si e' fidanzata a Ramnicelu (est della Romania) con un adole...

Serbia del 21/02/2008 @ 23:01:35 - Da Romano Them 19 Febbraio 2008 - Il Consiglio Nazionale Rom come legittimo rappresentante della comunita' Rom di Serbia ha condannato ieri le dichiar...

Chi ha paura di Cappuccetto Rosso? del 22/02/2008 @ 08:42:41 - Visioni, musiche, parole dal mondo rom (che e' anche il nostro mondo) proiezione delle foto realizzate dai bambini AUTOBIOGRAFIA DEL CAMP...

Ecco le linee guida per chi vuole far causa del 23/02/2008 @ 08:42:24 - Ricevo da Tommaso Vitale Il ''quaderno'', curato soprattutto da Cospe e Asgi, indica a cittadini stranieri e non, avvocati, magistrati, sindacati, istituzioni pubbliche e assoc...

Kosovo del 24/02/2008 @ 08:51:45 - segnalazione di Tommaso Vitale Kosovo, una piccola storia di vittime dimenticate di Flavio Fusi Questa e' una piccola storia di vittime dimenticate. L’abbiamo raccontata, piu' di un anno fa, insieme a Massimo Campili e Boban, p...

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Musica Balcanica a Milano
La musica rom ha trovato casa alle Pecore Pub, in via Fiori Chiari n. 21 a Milano. Tutti i venerdì (e adesso anche di più) il gruppo dei MUZIKANTI suona presso il locale Le Pecore Pub di Milano (zona Brera). I Muzikanti sono: Jovica Jovic – fisarmonica, Marta Pistocchi – violino, Davide Marzagalli - sax soprano e darbouka. Ormai è un appuntamento immancabile: per ballare, cantare e divertirsi con la travolgente musica balcanica del gruppo. Le prossime date: mercoledì 27 febbraio, venerdì 29 febbraio, venerdì 14 marzo, venerdì 21 marzo, venerdì 28 marzo. Dalle ore 22 a.... ingresso libero. Controllate le prossime date su
www.lepecore.com.
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Rom e Sinti, il Governo italiano è in difficoltà all'ONU

Rom e Sinti? Tutto bene, grazie. Incredibilmente, questo è quello che scrive il Governo italiano al comitato Onu per l'eliminazione delle discriminazioni razziali (Cerd) che il 21 febbraio ha finito di esaminare il dossier Italia.
Nella parte riguardante i Rom, infatti, viene costantemente minimizzata la sostanziale segregazione razziale di una popolazione rinchiusa nei campi nomadi, chiamati così perché si presume che la caratteristica principale degli "zingari" sia il nomadismo. L'esclusione dei Rom dai diritti più elementari come l'istruzione, l'alloggio, la sanità e il lavoro viene semplicemente rovesciata dalle autorità italiane, che al Cerd assicurano: «La popolazione rom non può essere considerata un gruppo praticamente segregato dal resto della popolazione, poiché la legislazione italiana prevede misure specifiche in loro favore come l'iscrizione all'anagrafe, libertà di movimento, permessi di lavoro e istruzione». Ai Rom, continua il dossier, non è stato accordato lo status di minoranza linguistica in quanto si preferisce attendere una legge ad hoc (che i Rom rifiutano violentemente perché razzista, ndr) mirata a quei Rom che vivono stabilmente in Italia, mentre a quelli che sono immigrati da Paesi extracomunitari («caratterizzati in ogni caso dal nomadismo», sottolineano gli autori del rapporto) verrà applicata la legge sull'immigrazione, e cioè espulsione in mancanza di un contratto di lavoro. Probabilmente per dimostrare la particolare attenzione dell'Italia verso l'integrazione dei Rom, il riassunto inviato al Cerd dal governo cita le legge regionali «a protezione delle culture nomadi» varate a cavallo degli anni '80 e '90 che sancirono la costruzione dei campi nomadi. In realtà, in questo modo la segregazione razziale fu ufficializzata.
A contraddire su tutti i punti il rapporto italiano interviene un lungo documento compilato dal Centro europeo per i diritti dei rom (Errc), dall'Associazione per il diritto alla casa e contro gli sgomberi (Cohre) e dalle italiane OsservAzione e Sucar Drom; un testo inviato a metà gennaio al Cerd per controbilanciare quello del governo italiano.
«Le autorità hanno segregato e continuano a segregare i rom» scrivono le ong che puntano il dito contro governo e media che negli ultimi anni hanno favorito una «degradazione delle relazioni razziali» culminata nel 2007 con i Patti per la sicurezza firmati in 14 città metropolitane e il decreto espulsioni dopo l'omicidio di Giovanna Reggiani. Il presupposto e la conseguenza dell'ossessione sicurezza, dicono le ong, è stata la criminalizzazione a mezzo stampa dei rumeni e dei rom, ritenuti responsabili da politici e giornalisti della microcriminalità urbana. In questo modo lo smantellamento delle baraccopoli e le migliaia di rom e rumeni rimasti senza un tetto - bambini inclusi - hanno trovato una giustificazione agli occhi dell'opinione pubblica.
Un esempio su tutti, il commento dell'allora prefetto romano Achille Serra, che durante una visita ad un campo nomadi di Roma commentava: «Alle dieci del mattino ho visto bambini, sporchi, che giocavano a palla. Le donne non c'erano perché forse sono nella metro a rubare borse e gli uomini stanno dormendo perché forse hanno lavorato tutta la notte rapinando appartamenti». Si tratta di razzismo istituzionale, se anche il presidente dell'Istituto case popolari di Bolzano dichiara che «la tendenza è quella di concentrare rom e sinti nello stesso edificio perché così è più facile controllarli».
Il rapporto di Errc, Cohre, OsservAzione e Sucar Drom esprime una seria preoccupazione, già esplicitata durante il convegno sulle popolazioni rom organizzato alcune settimane fa dal ministero dell'Interno e della Solidarietà Sociale, per il «fallimento da parte del governo italiano di riconoscere a Rom e Sinti lo status di minoranza» e per le limitazioni al diritto di libera circolazione dei membri della comunità, esplicitate spesso da cartelli posti ai confini delle città che vietano la sosta alle roulotte. Una legge regionale del Veneto presentata nel 2007, e mai passata, suggeriva persino di stabilire una quota percentuale di Rom "sopportabile".
Risulta poi particolarmente perversa la parte del dossier compilato dal governo italiano nel punto in cui stima "alta" la frequenza nelle scuole da parte dei ragazzi rom: «Nell'anno scolastico 2003-2004 un alto numero di studenti rom ha frequentato la scuola: 1465 all'asilo, 5175 nelle scuole elementari, 2591 alle medie e 84 alle superiori». Poiché si stima che in Italia vivano almeno 150mila rom, la maggior parte dei quali minori di età, è facile capire come il diritto all'istruzione dei bambini rom sia continuamente disatteso. In nessun luogo del documento viene poi chiarito che la maggior parte dei rom in Italia possiede la cittadinanza italiana e che dunque dovrebbe avere gli stessi diritti degli altri cittadini italiani.
Il contro-dossier delle ong raccoglie con dovizia di particolari tutti i livelli di razzismo contro i rom: gli assalti xenofobi, gli sgomberi che lasciano intere famiglie senza casa e senza la possibilità di raccogliere i propri averi, i controlli aggressivi della polizia, la chiusura forzosa dei campi nomadi illegali senza la possibilità di una alternativa, le dichiarazioni razziste e impunite di politici di chiara fama, non soltanto dell'estrema destra. Il Consiglio d'Europa ha già bacchettato l'Italia per non avere compreso i Rom tra le minoranza linguistiche spiegando che le leggi regionali non sono sufficienti a coprire la lacuna. Nel 2006 il governo Prodi ha promesso di fare rientrare i Rom nella legge del 1999 che riconosce e tutela le minoranze, ma questo non è mai accaduto. di Laura Eduati

Pugilato, il “Puma” Di Silvio si aggiudica la Coppa Italia

Che bella battaglia. Il pubblico accorso al Legrange, la struttura romana che ha ospitato la serata allestita dalla Unicor di Paciucci e Petrecca, non ha rimpianto il biglietto pagato. Come soddisfatti anche i telespettatori che grazie a Cinquestelle, l’emittente impegnata a trasmettere tutti gli incontri della Coppa Italia di pugilato, hanno potuto seguire la prima assegnazione nei leggeri tra Pasquale Di Silvio (9+1-) e Simone Califano (6+).
Ha vinto il primo per il classico capello, sottile ma visibile, grazie ad una tattica più intelligente, sfruttando le proprie caratteristiche che sulla carta potevano sembrare un handicap, rivelandosi nel corso del match, quella vincente. Califano ha grandi potenzialità, la sue leve posseggono anche potenza, è più aitante ma gli è mancato quel sacro fuoco unito all’accortezza tattica, che invece ha permeato un Di Silvio concentrato e anche più smaliziato, nonostante il minor numero di incontri nei “pro”, ma una maggiore esperienza in maglietta.
Incontro sul filo dell’equilibrio, con alcuni round difficili da assegnare, per il grande equilibrio nello scambio. Nella prima parte Califano si era messo in bella evidenza, riuscendo a tenere a distanza il più basso rivale, comunque pericoloso in fase di reazione con veloci serie sopra e sotto. Dei due, il più mobile è Di Silvio, abile a schivare sempre più spesso gli affondi di Califano, che forse cominciava ad avere qualche dubbio sull’efficacia dei suoi attacchi. Sono decisivi gli ultimi sei minuti, dove il ragazzo seguito all’angolo da Buccioni e il maestro Franco Piatti accusa la fatica, forse più mentale che fisica, mentre Di Silvio appare galvanizzato e sempre più difficile da raggiungere. E’ anche abile a colpire e legare, mentre Califano si intestardisce in azioni di forza a scapito della velocità. Sfumature, per la verità e il verdetto a maggioranza specchia il grande equilibrio.
Una bella vittoria anche per gli organizzatori, ma pure il primo capitolo di una sfida che avrà sicuramente un seguito. Il coraggioso “Puma”, rom italiano, plasmato dal maestro Eugenio Aguzzi ha fatto suo il confronto con il “Chicco” del Tufello, ma lo sconfitto merita ampiamente la riprova. Che il pubblico si attende.

venerdì 22 febbraio 2008

Reggio Emilia, il Tar respinge il ricorso contro le microaree per i Sinti

Con un’ordinanza, il Tribunale amministrativo regionale (sezione di Parma), ha respinto il ricorso per l’annullamento della delibera con la quale il Consiglio comunale di Reggio, il 29 ottobre scorso, non aveva ammesso il referendum contro le varianti urbanistiche per la costituzione di microaree per l’inclusione sociale dei Sinti reggiani.
I giudici amministrativi non solo non hanno ravvisato elementi tali da ritenere ragionevolmente fondato il ricorso, ma hanno raggiunto il convincimento che non vi siano neppure elementi per accoglierlo nel merito, ritenendo quindi fondate le ragioni sottese al provvedimento del Consiglio comunale. In buna sostanza, il Tar ha condiviso l’atto del Consiglio comunale, ritenendo infondato il fumus boni juris (la parvenza di buon diritto) sostenuto nel ricorso dei referendari.
Con questo dispositivo, il Tar ha quindi accolto le tesi del Comune di Reggio, costituito in giudizio e rappresentato dall’avvocato Santo Gnoni, dell’Avvocatura comunale.
Dunque, anche i giudici amministrativi hanno riconosciuto ed eccepito che i quesiti referendari, proposti il 29 agosto 2007, non erano ammissibili. In particolare, nel primo si chiedeva ai cittadini se erano favorevoli a una variante al Prg riguardante aree demaniali. Nel secondo quesito, si chiedeva se si era favorevoli al progetto “Tra il campo e la città”, azioni per il miglioramento della qualità della vita e il sostegno all’inclusione sociale della comunità Sinti di Reggio.
Queste aree erano i 64 lotti punto di partenza di un approfondito lavoro tecnico in vista del progetto sperimentale di realizzazione di una microarea – si sottolinea, una sola microarea – destinata ad ospitare un nucleo familiare di Sinti disponibili a intraprendere un percorso di inclusione sociale, delineato dal progetto ‘Dal campo alla città’. Un Patto basato su diritti e doveri comuni a tutti i cittadini, sull’inserimento scolastico e lavorativo, sull’autonomia economica.
Quell’elenco di aree era parte di un’istruttoria, uno screening delle aree pubbliche, non l’indicazione – come sostenevano i referendari – di 64 aree che sarebbero divenute zone di insediamento di ‘Campine’ (microaree). Una sola di queste aree è poi stata scelta dal Comune.
Erroneo e fuorviante, quindi, proporre quell’elenco come ‘pacchetto’ di lotti soggetti a variante urbanistica. Un vizio formale, nato da una errata valutazione della realtà dei fatti e degli atti istruttori amministrativi. Continua a leggere…

Frattini continua a sbagliare...

Rom/Ue, Gruppo Everyone: “risposta di Frattini a interrogazione è contraria allo spirito dell’Europa”. Frattini male interpreta ancora le norme europee, secondo l’europarlamento, i Rom devono essere facilitati dai governi nell'integrazione oltre tutto, non possono essere espulsi se dimostrano di voler cercare lavoro.
Il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, nel rispondere ieri a un’interrogazione presentata al Parlamento Europeo dal presidente degli eurodeputati di Forza Italia Antonio Tajani, sull'accertamento dei requisiti di soggiorno per i cittadini europei nomadi, ha affermato che, secondo le norme UE, “è possibile espellere i cittadini comunitari immigrati in Italia se questi non dispongono di risorse economiche sufficienti”.
“Le dichiarazioni di Frattini” spiegano gli attivisti “sono contrarie allo spirito della direttiva 2004/38/CE, nonché alla risoluzione europea del 31 gennaio 2008 su una strategia europea per i Rom” dichiarano i leader del Gruppo EveryOne, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “L'articolo 14 (‘Mantenimento del diritto di soggiorno’), punto b, della direttiva prevede infatti che il cittadino dell'Unione che cerca lavoro in uno Stato membro non può essere espulso. E' un articolo” spiegano gli attivisti “che è volutamente stato ignorato dai legislatori italiani, a partire dal decreto sicurezza.”
Secondo l’articolo 14: “un provvedimento di allontanamento non può essere adottato nei confronti di cittadini dell'Unione o dei loro familiari qualora […] i cittadini dell'Unione siano entrati nel territorio dello Stato membro ospitante per cercare un posto di lavoro. In tal caso” essi “e i membri della loro famiglia non possono essere allontanati fino a quando” gli stessi “possono dimostrare di essere alla ricerca di un posto di lavoro e di avere buone possibilità di trovarlo”.
Inoltre, l’ultima risoluzione del Parlamento Europeo, su una strategia europea per i Rom, ammonisce i governi membri affinché interrompano sgomberi ed espulsioni, sostituendoli con politiche atte ad acconsentire ai Rrom di accedere al mondo del lavoro e ad alloggi adeguati e a combattere le discriminazioni in tutti gli àmbiti sociali.
Dunque non solo la minoranza Rom non viene protetta, come prevedono le direttive UE, la normativa sui Diritti delle Minoranze e la stessa risoluzione del 31 gennaio scorso, ma viene espulsa dall'Italia immotivatamente. In ogni famiglia Rom almeno un adulto, in Italia, è intento alla ricerca di un posto di lavoro e ha ottime possibilità di trovarlo, visto che i Rrom accettano spesso mansioni molto umili e faticose, poco gradite ad altri cittadini italiani, dell'Unione o extracomunitari. L'unico ostacolo in tale loro ricerca sono proprio le condizioni di discriminazione e indigenza cui i Rom sono costretti nel nostro Paese.
“Il comportamento di Frattini è assolutamente inaccettabile” concludono Malini, Pegoraro e Picciau “ed è il momento che la Commissione Europea prenda provvedimenti”. Frattini era infatti già stato richiamato dall’Assemblea Parlamentare europea a “rispettare pienamente la direttiva 2004/38/CE”, con un punto all’interno della risoluzione del 15 novembre 2007 sull'applicazione della stessa.

Giornata del Ricordo, alcune osservazioni...

La giornata del ricordo viene celebrata il 10 febbraio, che è la data del Trattato di pace di Parigi, nel 1947 tra gli alleati vincitori della II guerra mondiale e Ungheria, Romania, Bulgaria, Finlandia e Italia. Quest’ultima cede l’Istria ( e le città di Rijeka/Fiume e Zadar/Zara) alla Jugoslavia, come del resto Rodi e l’arcipelago del Dodecaneso alla Grecia.
Tale data è inoltre molto vicina alla giornata della memoria, di fine gennaio, che ricorda, come ben noto, gli orrori del nazi-fascismo. In questo modo gli Italiani sono portati, in modo subliminale, a pensare che il nostro popolo abbia vissuto anch’esso una specie di piccolo olocausto, o quantomeno una specie di pulizia etnica. Se poi hanno anche conoscenza di un po’ di storia, pensano quanto meno che il trattato di pace per i confini orientali sia stato ingiusto. Ora è indubbio che ai crimini compiuti dal nazifascismo il nostro Paese abbia contribuito, sicché la manovra per farlo passare da carnefice a vittima è veramente acrobatica.
Per quanto riguarda la coincidenza con la data del Trattato di Parigi (poi integrato dal Trattato di Osimo il 10 novembre 1975), è bene ricordare alcune date.
Nel 1918 nacque il Regno di Serbi, Croati e Sloveni, detta qualche anno dopo Regno di Jugoslavia.
La Jugoslavia nacque, un po’ come l’Italia e altri Stati nazionali, da istanze intellettuali, politiche e militari. L’Istria era popolata da Croati, Sloveni, Italiani, e da altre popolazioni meno numerose, quali gli Istro-rumeni. Gli Italiani, che non erano la maggioranza, abitavano per lo più le città costiere, l’interno dell’Istria era invece popolato quasi esclusivamente da Slavi (Croati e Sloveni, ma non solo). La popolazione dell’Istria era inoltre mescolata, dati i matrimoni misti.
L’Istria, dopo la sconfitta dell’Impero austro-ungarico, venne data all’Italia (secondo i patti con Francia ed Inghilterra nel 1915, stipulati prima dell’entrata in guerra dell’Italia, in caso di vittoria all’Italia sarebbero spettati i territori del Trentino Alto Adige e il confine orientale sarebbe arrivato allo spartiacque alpino; Lenin rivelò l’esistenza di tali patti segreti, quando la guerra non era ancora terminata, suscitando molto scalpore).
Le condizioni della popolazione slava peggiorò notevolmente rispetto alle già pesanti condizioni subite dai contadini slavi, carne da macello per l’esercito austro-ungarico durante ogni guerra.
Gli Italiani si comportarono peggio degli Austriaci, in quanto poco per volta tolsero l’uso della lingua serbo-croata e slovena, eliminarono i centri culturali, cercarono di “Italianizzare” l’Istria, e ciò avvenne già prima dell’avvento del fascismo, nonché di togliere ogni diritto alle minoranze slave che abitavano le Venezie Giulie.
Man mano che il nascente fascismo prendeva forma, bande fasciste provenienti da Trieste distrussero centri culturali sloveni in Venezia Giulia e seminarono il terrore squadrista in Istria. Il fascismo era razzista, come il nazismo, e riteneva la razza slava inferiore. Quando il fascismo prese il potere, le cose, come ovvio, peggiorarono ulteriormente, e, come noto, divenne perfino illegale parlare in lingue diverse dall’italiano.
Nel 1941, l’aviazione tedesca bombardò selvaggiamente Belgrado: a distanza di pochi giorni, la Jugoslavia fu invasa da truppe tedesche, italiane, bulgare ed ungheresi.
L’Italia occupò parte della Slovenia (la cosiddetta provincia di Lubiana, che fu inglobata nel Regno d’Italia), parte della Croazia, che era nel frattempo diventata NDH (Stato indipendente di Croazia), retto da Ante Pavelic, il duce croato, capo del famigerato movimento fascista ustaša., il Montenegro, e il Kosovo, che donò all’Albania, che divenne così Grande Albania (peraltro all’interno dell’Impero di Vittorio Emanuele III….). I campi di concentramento in cui vennero segregati popolazione civile, tra cui donne, donne incinte, vecchi e bambini furono sparsi in Italia, in Jugoslavia ed in Albania: le vittime furono decine di migliaia.
L’occupazione italiana fu paragonabile a quella tedesca. Non mancarono rappresaglie sulla popolazione civile, stragi anche di donne e bambini, incendi di villaggi, addirittura dei capi di bestiame, che erano il mantenimento dei contadini. Feroci furono le torture inflitte a comunisti e combattenti della resistenza partigiana, ingenti le fucilazioni di combattenti e prigionieri politici. di Tamara Bellone, continua a leggere…

giovedì 21 febbraio 2008

Rimini, nasce "Sucar Mero"

È nata a Rimini l'associazione “Sucar Mero” che riunisce le comunità Sinti e Rom del territorio. L'associazione riminese ricalca le esperienze di Sucar Drom e Nevo Drom.
Sucar mero significa “bel mare” in lingua sinta. Non poteva che chiamarsi così l'associazione a Rimini. Questa nuova esperienza nasce con l'obiettivo di promuovere per Sinti e Rom il riconoscimento a minoranze etnico linguistiche.
Sucar Mero, con sede in via dell'abete 2, vuole porre agli enti locali e all'opinione pubblica, il tema della partecipazione diretta di rom e sinti nella vita pubblica. E pone immediatamente la questione abitativa per i Sinti italiani: “Chiediamo delle microaree dove poter stare con le nostre famiglie”. Ha ddichiarato Enrico Prina, Presidente dell'associazione Sucar Mero. "Siamo un popolo con specifica cultura e tradizioni e siamo stanchi di essere discriminati o ghettizzati nei campi nomadi. Abbiamo parecchie questioni da portare sul tavolo”.
“Siamo circa 200 in Provincia. 70 vivono nel cosiddetto campo nomadi di via Islanda in condizioni vergognose, da anni cerchiamo terreni sui quali poter edificare". Ha detto Davide Gerardi, Coordinatore di Sucar Mero.
Sulle richieste avanzate dall'associazione Sucar Mero, Stefano Vitali, assessore ai servizi sociali del comune di Rimini ha dichiarato che il comune non intende ascoltare i Sinti. Infatti è da due anni che, violando la legge, non risponde alle lettere inviate da Sucar Drom e Nevo Drom.

Alba, incendio distrugge la casa di una famiglia

Un incendio, sviluppatosi poco prima delle 15 dell’otto febbraio nel cosiddeto “campo nomadi” di corso canale, ad Alba, ha interessato una roulotte dell'insediamento presso il quale vivono circa 110 persone: le fiamme hanno avvolto il mezzo, distruggendolo, per cause ora in via di accertamento. Forse una stufetta o le candele accese a provocare l'incendio divampato nel primo pomeriggio.
Gli occupanti della roulotte in fiamme sono usciti immediatamente e hanno dato l'allarme: sul posto i vigili del fuoco di Alba e i carabinieri.
Nessuno, fortunatamente, è rimasto ferito; i danni, inoltre, si sono limitati ad una sola roulotte anche grazie all'intervento degli abitanti del “campo”, che hanno allontanato di alcuni metri il mezzo in fiamme dagli altri, evitando così il propagarsi del rogo.
A spegnere le fiamme sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Alba, ai quali è occorsa circa un'ora. Ingenti i danni materiali riportati dalla roulotte. Una famiglia è rimasta senza casa.

Noi siamo "razza umana", i razzisti no

Quando l'altro ieri mattina ho ricevuto la lista nera degli "sporchi ebrei" che infiltrerebbero l'università italiana sono sobbalzato. I baroni, le lobby manovrate dal sionismo, gli agenti al servizio di uno stato straniero e via farneticando con un linguaggio solo apparentemente vetero. La lista nera (black list in italiano corrente), ora è oscurata, ma sulla cache di google si leggono ancora delle "delizie" tratte dal blog ospitato da Il Cannocchiale.
Nulla di nuovo sotto il sole che sorge libero e giocondo. Vi si legge l'invito a "leggere libri italiani" e non "ebrei" (sic!) o l'apologia del negazionista Faurisson, fatto ovviamente passare come vittima del complotto sionista mondiale.
Oppure c'è la denuncia del Partito Democratico in quanto partito sionista (doppio sic!) perché (triplo sic!) colpevole di avere tra i propri coordinatori un ragazzo di 24 anni reo di chiamarsi Tobia Zevi.
Ovviamente il sito difende la "razza italiana". "Prima gli italiani" è lo slogan. E' lo stesso slogan di Gianfranco Fini di poche campagne elettorali fa, non c'è bisogno di rimembrare il ventennio. Ti assale una pigrizia terribile a dover ricordare a qualcuno che fa solo finta di non saperlo che anche gli "ebbbrei" siano italiani. Poi gli antisemiti sposano (e come ti sbagli) il boicottaggio della fiera del libro di Torino. Ovviamente i palestinesi sono solo un pretesto. Lo si capisce quando si fa l'apologia degli attentati kamikaze contro "gli zingari assas-sionisti", pure spiritoso nel mettere zingari ed ebrei insieme; come ad Auschwitz.
Si prosegue, se non si vomita prima, con un'apologia del razzismo presa pari pari da Telesio Interlenghi e poi con la più banale delle apologie dell'antigiudaismo storico: "possibile che tutti quelli che ce l'hanno avuta con gli ebrei fossero pazzi?". Per giustificarlo -apologia di genocidio- c'è una lunga lista di massacri e stragi di ebrei nella storia. Se ci sono stati tanti pogrom -è la raffinata argomentazione- qualche motivo doveva pur esserci. Ed ecco che il carnefice diventa vittima e la vittima carnefice. di Gennaro Carotenuto, continua a leggere...

sabato 16 febbraio 2008

Anno Europeo del Dialogo Interculturale

In una società in rapida evoluzione, in un mondo sempre più interconnesso, anche le varie culture e tradizioni si mescolano dando un'accelerazione al processo globalizzante. In questo contesto, l'Anno Europeo del Dialogo Interculturale assume un significato particolare per il suo ruolo di congiunzione e comprensione fra le diverse realtà culturali. Una ricchezza che il Parlamento europeo è deciso a valorizzare con la sua attività e con la presenza di diverse personalità che saranno invitate durante l'anno ad arricchire il dibattito.
Lanciato ufficialmente dalla presidenza slovena dell'Ue lo scorso 8 gennaio a Ljubljana, l'Anno europeo del dialogo interculturale è un'iniziativa dell'Ue che mira a rafforzare la comprensione fra le culture, aiutando i suoi cittadini a comprendere meglio il complesso ambito multiculturale.
“L’Europa, pur avendo radici comuni profonde, non è ancora una singola comunità. E’ necessario sviluppare maggiormente un comune sentire per farla diventare un unicum. E l’Anno Europeo del Dialogo Interculturale, insieme al progetto Mosaico che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha elaborato, è un’occasione per accrescere la conoscenza e la comprensione reciproca. L'arte e la cultura possono, infatti, essere momento di insegnamento”.
Con queste parole l’On. Andrea Marcucci, Sottosegretario di Stato del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha ufficialmente aperto a Roma, il 12 febbraio, con un convegno l’Anno Europeo del Dialogo Interculturale, iniziativa di grande respiro targata EU per la quale sono stati stanziati dieci milioni di euro. Un progetto lanciato dal Commissario Europeo Jan Figel per promuovere una vera interazione culturale tra tutti i paesi europei.
L’Italia, attraverso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, partecipa all’Anno con un programma “Mosaico: Melting colours of Europe”, un progetto multidisciplinare annuale che prevede otto appuntamenti tra cui dibattiti, mostre, performance, conferenze.
“Le politiche culturali sono il solo strumento strategico da opporre alla frammentazione identitaria a favore dell'interculturalita. Contro la moltiplicazione delle criticità e dell'incomprensione tra culture e popolazioni la cultura è l'unica strada per l'integrazione”. Lo ha dichiarato Francesco Rutelli, ministro per i Beni e le Attività Culturali (Mibac), in occasione dell'apertura dell’Anno Europeo del Dialogo Interculturale.
'”Penso che il governo italiano - ha aggiunto il ministro Rutelli - abbia scelto, d'intesa con l'Unione Europea, una strada intelligente e vedo qui la traccia di quella tolleranza, di quel dialogo, di quella costruzione che ci fa smettere di teorizzare astrattamente il multiculturalismo e concretamente realizzare la conoscenza di valori delle altre culture attraverso cui è sempre cresciuta l'Italia”.
Concependo l'unità e la diversità come due facce della stessa medaglia “lo spazio e la diversità culturale dovrebbero essere definizioni di Europa. L'Europa - ha sottolineato il commissario europeo Jan Figel - va vista come un 'mosaico' e non un calderone”. Un ''Mosaico'' che intende “promuovere sul territorio nazionale - spiega il sottosegretario Marcucci - le ragioni dell'intercultura come risorsa. L'arte e la cultura possono essere momento di insegnamento”.

giovedì 14 febbraio 2008

Madonna ti invitiamo...

Madonna è a Berlino per presentare il suo primo lavoro da regista e afferma: «se il mio sogno è di diventare regista sul serio? Well — risponde Madonna — mi hanno invitato al festival come regista. Non ho bisogno di sognare: sta accadendo».
Negli 80 minuti di Filth and Wisdom, sporcizia e saggezza, «due facce della stessa medaglia », c'è la filosofia di questa 49enne americana che il sogno americano se l'è costruito con una tenacia folle e sconsiderata, il suo gusto fetish, la sua personalità multiforme, il talento costruito come un lago artificiale goccia dopo goccia.
Quando si vedrà questo film? «Penso di metterlo su Internet, amo le cose poco convenzionali e Internet lo è». Il protagonista di questa bizzarra storia sul dualismo, sugli estremi che si toccano, è Eugene Hutz, il 36enne musicista rom ucraino che ha suonato con lei a Londra, a Hide Park, nel concerto benefico pro Al Gore, e che anni fa sbarcava il lunario vicino a Roma facendo il cameriere.
Il film è la storia di tre sogni: lui vuol diventare una star del punk rock (in effetti è già popolare); e quelli di due donne, la farmacista che vuole aiutare i poveri in Africa (Vicky McClure) e l'aspirante danzatrice del Royal Ballet che si ritrova aggrappata al palo della lap dance.
Nel film c'è molto degli inizi di Madonna, quando cercava di sbarcare il lunario a New York: «Sono cresciuta come danzatrice, migliaia di ragazze volevano fare lo stesso mestiere. Ho raccontato tre diverse personalità obbligate a avere un lavoro solo per tirare avanti ma con la speranza di riempire un giorno i loro sogni. Ho raccontato che la vita è una battaglia. Il dualismo fa parte della mia vita. Sono cresciuta nel Mid-West, mentalità ristretta, non ti incoraggiano a essere differente. Ho conosciuto un maestro gay, mi ha fatto capire cosa vuol dire accettarsi, mi sono sentita a casa. Se mi aveste chiesto cos'era la felicità 30 anni fa, avrei risposto che era la possibilità di sopravvivere a New York e l'idea che la mia voce potesse essere ascoltata. Oggi la felicità, per me, è la riconoscenza».
Eugene Hutz si presenta coi suoi folti mustacchi e lo sguardo stralunato, medaglie sul petto e chitarra a tracolla, si mette a cantare una canzone sugli immigrati; Madonna al confronto, vestita tutta di nero, è un'elegante signora borghese. Applaude a tempo la performance: «Lavorando con Eugene mi sono innamorata di questi tre personaggi, la storia è venuta fuori spontaneamente. Anch'io vorrei diventare una zingara, mi piace l'idea di perdermi, di vivere in maniera autentica». E continua «il mio vero sogno è diventare una zingara, girare il mondo a piedi, suonare la loro musica, avere una vita movimentata come loro».
Noi di sucardrom siamo pronti ad esaudire questo sogno. Invitiamo Madonna a vivere per qualche mese in Provincia di Vicenza, dove Sindaci leghisti e non solo stanno facendo fare una vita molto movimentata ad anziani, donne, bambini e uomini. Questi Cittadini Italiani sono soggetti quotidianamente a sgomberi, fiaccolate di protesta, angherie… per il solito motivo che appartengono alla Minoranza etnica dei Sinti italiani.
L’invito non è rivolto solo a Madonna ma a tutti gli Italiani che vogliono vivere, almeno per qualche giorno, “una vita movimentata e romantica da zingari”.

mercoledì 13 febbraio 2008

Berlusconi deve chiedere scusa a tutti i Rom d'Europa

L'annuncio del leader del Popolo delle Libertà Silvio Berlusconi di una politica di "tolleranza zero verso i rom, i clandestini e i criminali" è "vergognoso e inaccettabile". E' quanto denuncia Viktória Mohácsi (in foto), europarlamentare MEP-ALDE, ungherese e rom, in un comunicato congiunto con una cinquantina di organizzazioni non-governative, in cui dichiara di sentirsi "insultata dalle parole di Berlusconi" e chiede delle scuse perentorie. Silvio Berlusconi, durante un´intervista telefonica riguardante il suo programma elettorale per i primi 100 giorni di governo, ha dichiarato: "Tolleranza zero per Rom, clandestini e criminali".

Noi, cofirmatari riteniamo che queste parole siano semplicemente vergognose ed inaccettabili per un ex Primo Ministro di uno Stato membro dell´UE. Sosteniamo che le personalità pubbliche dovrebbero astenersi da simili affermazioni- specialmente in campagna elettorale- che incoraggiano o incitano l´odio e la stigmatizzazione dei rom in base alla loro origine etnica. Ci consenta di ricordarle signor Berlusconi che siamo approssimativamente in 10 milioni di individui a vivere nei confini europei, da secoli siamo parte integrante della società europea e rappresentiamo vera minoranza europea.
Per rendere le cose più chiare: la criminalità non coincide con l’etnicità per questo il signor Berlusconi non dovrebbe utilizzare la parola rom in questo contesto Dubitiamo seriamente che una campagna politica portata avanti attraverso affermazioni romafobiche e dittatoriali possa dare un´immagine migliore dell’Italia.
Associare i Rom a stereotipi negativi ed usare l´intero popolo rom come "capro espiatorio elettorale" è in totale opposizione con i valori europei.
Come membro rom del Parlamento Europeo, come membri di organizzazioni rom e non -rom esortiamo il sig. Silvio Berlusconi a rivolgere pubbliche scuse ai 10 milioni di rom che vivono negli Stati membri dell´U.E. e a rispettare tutte le disposizioni in vigore inclusi l´Articolo 3 della Costituzione Italiana e gli Articoli 21 e 22 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Mohácsi Viktória – MEP
,
European Roma and Travellers Forum, Roma Education Fund, Open Society Institute, Movement for Desegregation Foundation - Hungary, Chance for Children Foundation - Hungary, Jászság Roma Civil Rights Association - Hungary, Roma Civil Rights Foundation - Hungary, Phralipe Association - Hungary, European Roma Youth Association - Hungary, Hunagrian Roma Forum - Hungary, Romedia Foundation - Hungary, Regional Roma Association Dombóvár - Hungary, National Associaton of Romologists - Hungary, Network for Integration Foundation – Hungary, U.N.I.R.S.I – Italy, Them Romano - ONLUS Association – Italy, Romano Drom - Onlus Association, Milano - Italy, Amalipe Romano Associaton - Italy, Rasim Sejdic Association - Italy, Opera Nomadi Association Milano – Italy, Opera Nomadi Association Mantova – Italy, Opera Nomadi Association Napoli – Italy, Opera Nomadi Nazionale Ente Morale – Italy, Romani Criss - Romania, Parudimos Associaiton- Romania, Assosiation of Romani Women for the Children - Romania, Amare Romenta Association - Romania, Romanian Civic Roma Alliance - Romania, Association for Roma Initiative Development - Romania, European Roma Information Office - Belgium, Center for Interethnic Dialogue and Tolerance "Amalipe" - Bulgaria, Integro Association - Bulgaria, Federation nationale des associations solidaires d'action avec les Tsiganes et Gens du voyage – France, Youth Association Perpetuum – Macedonia, Youth Association ‘Luludi’ – Skopje Macedonia, Romani Kultur Yardimlasma ve Dayanisma Dernegi – Aydin, Turkey, Kirklareli Roman Kulturunu Koruma, Kalkindirma ve Dayanisma Dernegi – Turkey, Luleburgaz Bati Trakya Romanlari Kultur, Yardimlasma ve Dayanisma Dernegi – Turkey, Alliance Unit of Roma – Chisinau Moldova, Rubin Romany Organisation – Durleshti Moldova, National Roma Centrum – Kumanovo Macedonia, Roma SOS Association - Prilep Macedonia, Prijatelska Raka Association –Skopje Macedonia, Jekipe Association – Veles Macedonia, Darhija Association – Skopje Macedonia, Anglunipe Association – Tetovo Macedonia, Pralipe Association - Kr.Palanka Macedonia, Sucar Drom Association - Italy, Nevo Drom Association - Italy, RomSinti@Politica Association - Italy, Institute of Sinta Culture – Italy, OsservAzione Association - Italy, U Gipen Association – Brescia Italy, Nevo Mero Association – Rimini Italy, Sucar Drom VI Association – Vicenza Italy, Nevo Drom TN Association – Trento Italy...

martedì 12 febbraio 2008

Milano, la Provincia sostiene il progetto "Vivere in Romania"

Con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita degli adolescenti disagiati in Romania e favorire l’inserimento di rom e romeni nella vita sociale, economica e culturale locale, la Provincia di Milano ha deciso di sostenere due progetti, in collaborazione con la onlus Bambini in Romania di don Gino Rigoldi, con un impegno economico di 500mila euro fino al 2009 e la firma di un protocollo che sancisce questa cooperazione.
Il finanziamento servirà a realizzare questi progetti nella provincia di Mehedinti e di Valcea. Con il primo progetto, realizzato in collaborazione con il distretto di Mehedinti e la Direzione per la Protezione dei diritti dei bambini, la Provincia di Milano aiuterà rom e rumeni in difficoltà ad uscire dalla condizione di marginalità, offrendo loro un’opportunità di lavoro.
Il progetto prevede, infatti, il coinvolgimento di queste persone per il loro inserimento in attività produttive che in Romania trovano mercato favorevole. “Abbiamo deciso di investire in questi progetti – afferma il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati (in foto) - per prevenire e contrastare a valle, nel paese d’origine, il rischio di emarginazione e il conseguente impatto sulla sicurezza delle comunità in cui queste persone decidono di spostarsi. L’incontro con le autorità romene e la firma del protocollo per sostenere questi progetti – conclude Penati – è un grande risultato che ci permette di conciliare l’aiuto solidale con le politiche di contrasto all’emarginazione”.
“Partecipiamo a costruire un’Europa solidale senza discriminazioni – afferma il presidente dell’Associazione Bambini in Romani Onlus, don Gino Rigoldi – con la concretezza di due opportunità di lavoro in due paese della provincia di Mehedinti. Ci pare giusto e salutare che queste popolazioni possano trovare un lavoro dignitoso nel loro paese, premessa di una vita familiare e sociale buona e costruttiva. Bambini in Romani opera da quasi dieci anni e ha in carico circa trecento bambini ai quali vuole evitare l’abbandono. La collaborazione con la Provincia di Milano – conclude don Gino Rigoldi – ci permette di rafforzare una partnership che miri alla valorizzazione delle risorse locali”.
Un secondo progetto prevede percorsi di recupero per 38 ragazzi abbandonati o sbandati, provenienti dagli istituti di accoglienza romeni. Nelle Case Sorriso, strutture che offrono un ambiente caldo e familiare avviate dal 2002 dall’associazione Bambini in Romania in collaborazione con la Fondazione “Inima pentru Inima”, i giovani, seguiti da educatori, assistenti sociali e psicologi saranno aiutati a concludere gli studi e a trovare un lavoro, per realizzare un completo reinserimento in società.
L’impegno economico della Provincia di Milano prevede 100 mila euro già stanziati, per l’avvio dei progetti. A questi si aggiungono 200mila euro per il 2008 e 200mila per il 2009, garantiti attraverso il fondo speciale per la sicurezza. IMG Press

Il Kosovo e i simboli nazionali

L'agenzia russa Ria Novosti informava alcuni giorni or sono che, secondo la televisione kosovara “le varianti della bandiera e lo stemma” del Kosovo indipendente erano ormai pronte.
Ciò significa che un gruppo di lavoro diretto da Fadil Hysaj, consigliere del governo di Prishtina, aveva scelto tre disegni di ogni simbolo nazionale fra quelli che erano stati presentati al concorso convocato ad hoc (niente a che vedere, quindi, con la vecchia tradizione vessillologica). Per seguire il filo della scelta dei simboli della nuova repubblica kosovara dobbiamo risalire a un anno fa, quando la Minuk (Missione per l'amministrazione ad interim delle Nazioni Unite in Kosovo) aveva determinato “ufficialmente” quali sarebbero le etnie riconosciute nel territorio kosovaro: albanesi, serbi, bosniaci, rom, ahkalli (rom albanizzati), egiziani e turchi. Fin qui, tutto chiaro. Ma il punto 7.1 della proposta che Martti Ahtisaari, inviato speciale dell'Onu, aveva presentato un ano fa alle autorità locali stipula che “il Kosovo avrà simboli nazionali propri, e cioè una bandiera, uno stemma e un inno che rifletteranno il suo carattere multietnico”.
Bisogna fare una parentesi per dire che questo “carattere multietnico” del Kosovo è soltanto una realtà virtuale acconciata di recente dalle istituzioni internazionali perché le comunità locali “hanno saputo vivere [per secoli] in buon accordo in questo territorio [e] le loro relazioni non hanno mai smesso di evolversi e di ridefinirsi a seconda delle varie logiche d'interesse, di conflitto o di cooperazione” (cfr. Le Monde diplomatique / Il Manifesto, marzo 2007. La proposta Ahtisaari quindi teneva conto anche delle minoranze, cosa da gradire assai ma che, in fondo, complicava la faccenda.
Tornando alle premesse di questa proposta, il noto giornalista e politologo albanokosovaro Jeton Musliu si domandava l'indomani (cioè il 3 febbraio 2007) nel giornale di Prishtina Gazeta Express (vedete la traduzione in francese de Le Courrier des Balkans: http://balkans.courriers.info/article7654.html) in che modo si potrebbero rappresentare graficamente nella bandiera e lo stemma, per dire, l'aquila bicefala nera degli albanesi, la ruota che gira su fondo bicolore azzurro e verde dei rom, le quattro esse che identificano i serbi e l'aquila bianca con una sola testa degli ahkalli; e ciò per non parlare delle altre minoranze.
Il problema però non è quello. L'amministrazione internazionale di un territorio senza un vero e proprio Stato (la famosa proposta Ahtisaari non accennava in nessun momento la possibilità dell'indipendenza, perché sarebbe contraria alla Carta dell'Onu, e lo è tuttora) ha favorito, e senz'altro favorirà ancora, sia la Nato (leggete Stati Uniti) che l'Ue. Sta di fatto che la Repubblica del Kosovo, riconosciuta soltanto da alcuni Stati, rimarrà sottomessa a interessi internazionali più alti, allo scopo, soprattutto, di controllare le “rotte energetiche” e non solo. Se guardate una carta geografica vi renderete conto della curiosa centralità del Kosovo fra gli “alleati e amici”, da un lato (a Occidente, è chiaro) e i punti caldi delle regioni prossime al Mediterraneo orientale, e tutto quanto a pochissime ore di volo dalla grande base militare che negli ultimi anni è stata approntata, senza fare alcun rumore in mezzo al placido paesaggio kosovaro.
Maria Djurdjevich ha appena pubblicato (“Guantánamo en Kosovo: los secretos de Camp Bondsteel”, nel Butlletí Informatiu de la Fundació Món-3, Barcellona, n. 114, febbraio 2008 http://mon-3.org/pdf/boletin) un'informazione interessantissima proprio su questo Camp Bondsteel, “la maggior base militare degli Stati Uniti fuori dalle proprie frontiere dalla guerra del Vietnam”. Sull'esistenza di questa base se ne sa pochissimo: il suo nome è apparso fugacemente solo in certe notizie riguardanti le carceri segrete della Cia nel Kosovo o l'impunità di cui godono i militari che operano con le mafie in quella “terra di nessuno”. Invece, secondo sempre M. Djurdjevich, la base funzionerebbe ormai pienamente: “È una base gigantesca, al sud di Prishtina, che iniziò a costruirsi in giugno del 1999, cioè appena dopo i bombardamenti della Jugoslavia, quando le forze armate degli Stati Uniti si appropriarono di 400.000 ettari di proprietà privata. […] La base militare Bondsteel è vicina ai luoghi per i quali passerà il futuro oleodotto transbalcanico (Ambo) e altre vie energetiche costruite dalla compagnia petrolifera Halliburton Oil e la filiale Brown & Root Services […], la cui fortuna è creciuta in modo vertiginoso dal 2001 grazie all'intervenzionismo americano all'estero e alla creazione di “zone grigie” per il commercio criminale (Kosovo, Irak, Afganistan): basi militari, traffico d'armi e petrolio…, un quadro sempre accompagnato da guerre interetniche”, precisa la Djurdjevich.
Intanto alcune proposte serie per la bandiera nazionale kosovara sembrano ormai dimenticate. Fra esse quella che aveva fatto l'antico leader moderato Ibrahim Rugova (morto nel gennaio 2006). Ma neanche le minoranze sono riuscite, dopo tutto, a imporre i loro simboli. Un anno fa Zylfi Merxha, presidente del Partito Rom del Kosovo, diceva: “faremo come gli altri, e se le minoranze più forti saranno rappresentate nella bandiera, noi richiederemo lo stesso diritto”. E come se nulla fosse, indifferente al dibattito, l'Accademia delle Scienze e le Arti del Kosovo aveva proposto una soluzione che diceva “neutrale” cioè quella meno compromettente, come se la proposta Ahtisaari non ci fosse mai stata: “la bandiera deve raffigurare soltanto i due colori che rappresentano in Kosovo, cioè il rosso e il nero, e basta” affermava l'accademico Besim Boksi. Anche il congressista americano Joseph DioGuardi, di origini albanesi, si era manifestato sull'argomento e aveva fatto la propria proposta.
Bisogna dire, però, che nelle fotografie e i filmati che abbiamo visto di recente sui raduni e le manifestazioni popolari a Prishtina le sole bandiera che ondulavano profusamente erano quelle dell'Albania e degli Stati Uniti, e alcune - poche - dell'Ue. Il gruppo di lavoro che si affretta alla scelta dei simboli nazionali del nuovo Stato deciderà quello che vorrà, ma sembra che i kosovari abbiano abbastanza chiaro quali saranno i loro veri padroni. di Albert Làzaro-Tinaud

Le strade dell’alcol in Italia

È risultato positivo al test dell’alcol il 32enne che guidava l’auto coinvolta nell’incidente avvenuto nel dicembre scorso in provincia di Bergamo in cui hanno perso la vita padre, madre e una bimba di dieci anni che viaggiavano su una Fiat Punto. Si era messo al volante del suo Suv completamente sbronzo anche il 33enne che due mesi prima a Firenze ha ucciso una donna di 74 anni lanciandosi come una freccia contro una Ford Ka, per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine. Ubriachi la donna russa che, negli stessi giorni, nel chietino ha falciato una 27enne, il 70enne che nel reggiano ha travolto e ucciso un ciclista, l’uomo che in provincia di Napoli ha investito un bimbo di 10 mesi deceduto sul colpo. Come il 22enne Rom che pochi mesi prima, nell’aprile 2007, ad Appignano ha provocato una strage: il suo furgone impazzito ha stroncato la vita di quattro ragazzi. La più grande aveva 19 anni.
È un elenco senza fine quello delle tragedie su strada provocate nel corso del 2007 da automobilisti che si sono messi al volante dopo aver alzato troppo il gomito. A fermare la carneficina non sono, finora, bastate le decine di campagne di prevenzione lanciate negli ultimi mesi, proposte come quella delle etichette choc da applicare sugli alcolici.
L’impegno delle istituzioni nel settore è a tutto campo, ma i dati che fotografano la situazione attuale dimostrano che la strada per arrivare al traguardo, e cioè all’inversione di tendenza, è in salita: secondo un rapporto Aci-Censis sulle consuetudini di guida dei neopatentati italiani pubblicato a metà del 2007 e basato su 4 mila interviste, il 7,3 dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni include tra le proprie “abitudini” la guida in stato d’ebbrezza.
Il fenomeno non riguarda solo le fasce giovanili: secondo le stime della Società italiana di alcologia in Italia si contano circa un milione di alcolisti e tre milioni di bevitori eccessivi, “spalmati” su diverse fasce d’età. Dato che diventa ancor più significativo se si considera che alla guida in stato di ubriachezza, lo attestano anche i dati raccolti dall’Istituto superiore di sanità, può essere indicativamente attribuito oltre il 30% degli incidenti stradali gravi o mortali.
A peggiorare il quadro generale è il fatto che sempre più frequentemente nei ragazzi (che rappresentano circa un quinto delle patenti attive) l’assunzione di alcolici si accompagna al consumo di sostanze stupefacenti, con conseguenze spesso drammatiche per la sicurezza stradale. Le rilevazioni svolte tra il 1998 e il 2005 dall’Onat (Osservatorio nazionale ambiente e traumi) su più di 30 mila giovani confermano: più di tre su quattro fanno uso di bevande alcoliche, più di uno su tre ha provato almeno una volta droghe, uno su cinque continua ad usarle. E ancora: un ragazzo su cinque tra i 18 e i 19 anni ha riferito di aver guidato almeno una volta in stato di ebbrezza nell’ultimo mese. Continua a leggere…

lunedì 11 febbraio 2008

Rom e Sinti, l'UNICEF precisa la propria posizione

La dottoressa Laura Baldassarre dell’Unicef Italia, Area diritti dell'infanzia, ha inviato la seguente nota a sucardrom, dopo la pubblicazione del nostro intervento “l’Unicef pensa che i bambini sinti e rom siano disabili?”. Sucardrom, attraverso l’Istituto di Cultura Sinta, raccoglie l’invito della dottoressa Baldassare e spera di costruire insieme un percorso con la partecipazione diretta dei Sinti e dei Rom.

L'UNICEF agisce in tutto il mondo sulla base della Convenzione sui diritti dell'infanzia, che ha tra i suoi principi fondamentali proprio la non discriminazione.
Vorrei chiarire che il progetto presentato in occasione del Convegno "Diritti dei bambini e degli adolescenti con disabilità" ha la finalità ascoltare i bambini e gli adolescenti presenti in Italia sullo stato di attuazione dei loro diritti.
Come ho dichiarato nel corso del mio intervento, per la prima volta in occasione del monitoraggio sulla Convenzione dei diritti dell'infanzia verrà curato un rapporto dal punto di vista dei bambini e degli adolescenti, il Coordinamento PIDIDA (Per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza) -www.infanziaediritti.it - realizzerà tale Rapporto.
Seguendo le indicazioni del Comitato ONU sui diritti dell'infanzia che ha espresso preoccupazione, in particolare, per l'accesso ai diritti a situazione dei bambini e adolescenti rom, stranieri e disabili come UNICEF abbiamo deciso di contribuire a realizzare un ascolto collettivo dei bambini e degli adolescenti, lavorando insieme a questi gruppi specifici di bambini e adolescenti, attraverso la collaborazione con le Associazioni e le ONG che operano sul territorio con loro. A questo verranno dedicate delle attività di approfondimento, realizzate con metodologie che hanno l'obiettivo di fornire un'occasione di ascolto e di partecipazione.
Proporrei dunque a quanti fossero interessati, di diventare parte attiva di questo percorso per quanto concerne l'attività dedicata ai bambini rom, sinti e camminanti, in modo da poter arricchire tale percorso. Area diritti dell'infanzia, UNICEF Italia

domenica 10 febbraio 2008

Berlusconi, tolleranza zero con i Rom

“In Italia oggi c'è più paura, più povertà, più insicurezza. Proprio ora ho varato il primo messaggio di promozione sui muri d'Italia, solo per quaranta giorni perchè poi la par condicio ci impedirà di avere dei cartelloni e la frase che ho messo giù è: la sinistra ha messo il Paese in ginocchio, rialzati Italia”. Silvio Berlusconi anticipa a Emilio Fede il primo dei 6x3 per la campagna elettorale, insieme all'agenda di massima per i primi 100 giorni di governo, in caso di vittoria. Berlusconi parla di un'Italia con “l'immagine mondialmente distrutta” dall'emergenza rifiuti, di cittadini “oppressi dal fisco, dalla burocrazia, da certi comportamenti dei pubblici ministeri” e definisce il suo slogan “una fotografia abbastanza precisa della situazione in cui ci troviamo”. “Tirandosi su tutti quanti le maniche e facendo i provvedimenti giusti l'Italia ha la possibilità di tornare a essere un Paese di sviluppo”, prosegue Berlusconi.
“Presenteremo dei disegni di legge e voglio un programma estremamente concreto. Dirò ai cittadini che questi tre disegni di legge li approveremo nella prima seduta di Consiglio dei ministri, questi altri tre nella seconda e così facendo per i primi cento giorni", anticipa.
Le questioni d'emergenza? “Tolleranza zero con Rom, clandestini, criminali, con un no alla politica delle porte aperte e pene più gravi per i recidivi e introdurremo subito poliziotti e carabinieri di quartiere nelle città dai 15mila abitanti in su". Non c’è che dire, il modo giusto per far tornare indietro l’Italia di settant’anni.

Porrajmos, ti ricorda qualcosa?

L’associazione Amalpé Romanò ha pubblicato nel proprio spazio web l’intervento di Roberto Ermanni (Arci Toscana), tenuto durante l’evento "Cancellati due e più volte, la persecuzione infinita dei Rom. Porrajmos passati e presenti" che si è svolto il 25 gennaio 2008 a Capannori (LU) nell'ambito dell'iniziativa “A Forza di Essere Vento”, organizzata per celebrare i Giorni della Memoria. Lo riproponiamo perché l’abbiamo trovato interessante.

"Voglio ringraziare i compagni e amici dell'arci di Lucca per la bella e coraggiosa iniziativa organizzata con il Comune di Capannori e l'Osservatorio per la Pace. Una settimana di lavoro sulla memoria, un percorso cittadino nella memoria e quindi nella costruzione di cittadinanza cosciente. Questo è proprio il tipo di iniziative che fanno onore all'arci e rinnovano il senso e l'importanza ma soprattutto il compito dell'associazione. Poter parlare in luoghi “difficili” a volte anche politicamente avversi senza tirarsi indietro, dove “non conviene”; saper tenere la discussione portando testimonianze vere e con argomentazioni che pochi osano sostenere."
"Tristemente, nel pomeriggio prima dell'iniziativa, si sono visti comparire volantini razzisti a giro per la città. Una formula già vista, anzi, la stessa usata nel ventennio fascista, uno spettacolo che non vorremmo più vedere......ma invece eccoli là!....Sono stato felice di sottoscrivere l'esposto che tutti partecipanti hanno firmato.
Solo il giorno prima l'assemblea di studenti a cui abbiamo partecipato io e Demir nell'ambito dell'iniziativa ci aveva visto testimoni del serpeggiare di quel “rumore di niente” quel non pensiero che vuole le persone pigre, bloccate, incatenate, prigioniere del pregiudizio e soprattutto lontane dalla memoria.
I trecento studenti che abbiamo incontrato avevano anche sete però. Si notava l'interesse che provavano nel confrontarsi con un rom e con un mezzo italiano come me che proponeva una visione diversa: i Rom che vogliono affrancarsi da quell'errore chiamato “campo” . Il nostro compito è proprio dare queste opportunità. Illuminare prospettive. Diverse dai giornali, dalle campagne disinformative di ogni genere.
L'esercizio della memoria è un esercizio che deve essere continuo, ripetuto, costante. Altrimenti non hanno dinamiche e retroscena neanche i fatti di oggi. Pensate! A cosa somigliano i “campi nomadi”? Da quale retaggio possono mai emergere? Certo da una storia recente che non ha approfondito i motivi e le dinamiche che hanno portato allo sterminio di oppositori, ebrei, rom, omosessuali etc. Rendiamoci conto che ancora tendiamo a restringere e confinare il fenomeno ai carnefici nazisti e alle vittime ebree.
Questa è un'aberrazione della realtà e certo non ci immunizza e non previene da storte reiterazioni se non lo si considera un fenomeno molto più vasto e complesso sia umano che culturale e non certo appartenente esclusivamente al cosiddetto occidente europeo. È solo da pochi anni che si discute e si prende atto dello sterminio rom: la Porrajmos “il divoramento” il tentativo di distruggere questo popolo (si stimano tra le 500.000 e le 800.000 persone uccise nei lager).
A fatica stiamo restituendo la dignità di popolo ad una civiltà millenaria senza terra. Allora che senso ha non riconoscere nella legge italiana l'esistenza di una minoranza etnico linguistica rom e sinti? Che senso ha continuare a “buttare via”, allontanare dalla vista, non incontrare questi uomini (rom significa uomo) diversi? Ci ricorda qualcosa? Ti ricorda qualcosa?"

MEZ Italia, nasce un nuovo spazio web sinto in Italia

La MEZ entra in rete con uno strumento per dialogare con tutti sul tema religioso e sui temi sociali. Alcuni anni fa era già stato messo in rete un sito sulla Missione da Sergio Franzese, curatore di O Vurdòn (storico sito sulle culture sinte e rom in Italia). Ma non è aggiornato da diverso tempo. Da oggi i Pastori Davide Casadio e Elvis Ferrari (in foto con Eva Rizzin) scriveranno e dialogheranno con tutti dalla nuova piattaforma web. Invitiamo tutti a visitare lo spazio web: http://mez-italia.blogspot.com/.
La MEZ in Italia è associata alle Assemblee di Dio in Italia (A.D.I.) e conta oggi circa duemila aderenti, in maggior parte Sinti italiani. Attualmente i pastori consacrati sono quaranta; sei di essi svolgono attività missionaria in alcuni paesi dell’Europa dell’Est (Slovenia, Serbia, Slovacchia, Ungheria e Romania) allo scopo di evangelizzare le comunità Rom e Sinti di quelle regioni. Vi sono inoltre dei candidati al ministerio di pastorato. La Missione è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale(O.N.L.U.S.).
In primavera ed estate la Missione organizza Convegni religiosi in tutta l’Italia, riunendo tutti i convertiti all’Evangelo e tutte le persone che si stanno avvicinando alla Parola del Signore.
Nel periodo autunnale ed invernale i pastori sono inviati nelle diverse Comunità sinte, garantendo regolari servizi di culto.
La Missione, oltre al suo scopo religioso e spirituale, svolge un’azione di aiuto e recupero sociale di tutte le persone che si trovano in difficoltà esistenziale. I pastori assistono spiritualmente e socialmente gli ammalati e le loro famiglie anche attraverso le offerte dei convertiti.
La Missione svolge campagne di evangelizzazione, attività didattiche per i bambini, consulenze individuali e di coppia, incontri di carattere spirituale, distribuzione gratuita della letteratura cristiana, produzione di materiale audio e video ecc...
La MEZ aderisce al comitato Rom e Sinti Insieme dalla sua fondazione, nel marzo 2007 a Mantova. Questa scelta è stata dettata da una presa di coscienza da parte dei Pastori sulle evidenti discriminazione subite da Sinti e Rom che colpiscono direttamente la Missione, impedendone in molti casi l’opera di evangelizzazione e di recupero sociale.

venerdì 8 febbraio 2008

Milano, Giornata della Memoria “selettiva”

Domenica 10 febbraio 2008, alle ore 16.00, presso la Casa della Cultura, in via Borgogna n. 3 a Milano si terrà l’evento “Per la memoria, Shoah e Porrajmos: due volti dello sterminio razziale”. Proiezione tratte dal dvd “a forza di essere vento”, testimonianze di Mirko Bezzecchi e Nedo Fiano, dialogo teatrale “due voci, lo stesso orrore: la rom Barbara, l’ebrea Sara”, tratto dalle testimonianze di una ragazza Ebrea e una ragazza Rom con Dijana Pavlovic (in foto) nel ruolo di Barbara e con Tatiana Olear nel ruolo di Sara con accompagnamento musicale: Marta Pistocchi (violino), Jovica Jovic (fisarmonica) e Davide Marzagalli (flauto e percussioni). Saranno presenti Dario Fo e Moni Ovadia. Organizza la Casa della Cultura in collaborazione con Comunità Ebraica di Milano e comitato “Rom e Sinti Insieme”.

Il 27 gennaio in occasione di una giornata dal grande valore civile: la Giornata della memoria, si svolgerà una manifestazione. Ma questa giornata rischia di testimoniare una memoria selettiva. Infatti, in questa occasione così significativa, nessun Rom potrà parlare e portare la testimonianza della deportazione e del massacro del nostro popolo, nonostante ne sia stata fatta richiesta al comitato organizzatore e nonostante il valore fondamentale di parlarne in un momento che vede in questo Paese i rom indicati come il nemico pubblico numero uno.
Nell’Italia democratica e civile i nostri figli muoiono di freddo e nei roghi e nessuno si scandalizza. Gruppi di neonazisti entrano nei nostri campi, minacciano, sparano e bruciano e nessuno si scandalizza. Ci rifiutano l’assistenza sanitaria costringendoci a partorire per strada e nei campi. A Milano fa freddo e più di cinquecento persone, uomini donne bambini e anziani, dormono nel fango sotto le tende, spesso rotte e tagliate dalle forze dell’ordine durante gli sgomberi. Ci distruggono le case, le uniche che abbiamo, separano le nostre famiglie. Per noi varano leggi speciali. Con patti di legalità ci proibiscono di ospitare nostri parenti anche solo per una notte, ci danno un pass e ci controllano i documenti per lasciarci entrare in casa nostra. I mass media ci criminalizzano e ci fanno apparire come un popolo di assassini ladri e asociali, la politica ci considera un danno elettorale.
Ma per noi, questa è una vecchia storia. Dal 1400 ci hanno braccato come animali, hanno fatto leggi e decreti per stabilire che la nostra vita non valeva niente e che chiunque ci poteva uccidere senza nessuna conseguenza. Nei campi di concentramento nazisti ci hanno portato nelle camere a gas, i nostri figli erano le cavie preferite di Mengele e altri scienziati, in tutta Europa ci hanno misurato crani e altre parti del corpo per provare che non siamo esseri umani come gli altri.
Violenze, umiliazione, morte… Questa è la storia del mio popolo. Ed è sempre trascorsa nel silenzio. Nonostante ci siano prove scritte, testimonianze, fotografie, che confermano senza dubbi che siamo stati deportati non come individui, ma come appartenenti a una razza inferiore, un popolo criminale e asociale, per anni ci hanno negato questo riconoscimento. Il nostro orrore, che chiamiamo Porrajmos, cioè distruzione, divoramento, non ha mai avuto voce.
Sarebbe inquietante dover pensare ancora oggi nella civile Milano che oltre 500 000 Rom morti nei campi di concentramento, anche italiani, non valgano, non meritino memoria né riconoscimento. Forse è troppo scomodo e impopolare in questo momento dar voce a chi rappresenta questo popolo, anche per chi porta nella propria storia i valori fondamentali come antifascismo e antirazzismo? Questi valori sono importanti anche per noi Rom, perché la loro affermazione ci ha restituito la dignità e ci ha salvato dagli stermini, dalle umiliazioni e dalla schiavitù in tutta Europa. Chi condivide questi valori e ne fa la propria bandiera non può dimenticare che non conoscono compromessi, non possono convivere con piccoli giochi politici per raccattare o non perdere qualche voto. Dai Rom, un popolo sena terra e senza guerra, tutti possono imparare che ci sono cose che non sono in vendita, mai e a nessuna condizione: la libertà e l’identità culturale.
Il mio è un grido di dolore, non solo di chi appartiene a un popolo da sempre discriminato e rifiutato, ma anche di una cittadina che crede nei principi di uguaglianza e di libertà, che crede che il silenzio sul passato danneggia gravemente le generazioni future e il futuro di una nazione, che la memoria è importante solo se non è selettiva e se non ci sono censure sui fatti storici perchè.
Per questo, noi parteciperemo lo stesso alle manifestazioni di questa giornata per testimoniare lo sterminio dei nostri nonni e dei nostri padri ieri,e la discriminazione e l’ingiustizia nei nostri confronti e nei confronti dei nostri figli oggi. di Dijana Pavlovic