mercoledì 26 settembre 2007

Genova, si inizia a rispettare, in parte, la direttiva 2004/58

Tre - quattro mesi di “sperimentazione”, in stretto contatto col governo romeno, con l’obiettivo di integrare soprattutto i Rom che vivono da mesi, a Genova, in una decina di poverissimi e precari accampamenti. Trascorso tale periodo, i romeni - non solo di etnia rom - che, malgrado l’aiuto delle istituzioni coadiuvate dalla presenza costante di due super-poliziotti romeni, non saranno riusciti o non avranno voluto crearsi una vita il più possibile “normale” e rispettosa delle regole «saranno allontanati definitivamente».
E’ improntata a «comprensione e rigore» la linea sui rom portata avanti dal prefetto Giuseppe Romano e discussa, ieri mattina a lungo, con una delegazione del governo romeno. Dalla Romania, su invito di Romano e del sindaco Marta Vincenzi, è giunta ieri pomeriggio a Genova Dana Varga, consigliere per i problemi dei rom del primo ministro Calin Popescu-Taricianu e rom lei stessa.
Con Varga, altri rappresentanti del governo romeno, il console generale della Romania, Alexandru Dumitrescu, il console onorario in Liguria, Massimo Pollio, il presidente della Lega dei romeni in Italia, Marian Mocanu, e alcuni esponenti della comunità rom dello stesso Paese. In tutto, una ventina di persone che, dopo la riunione in prefettura con Romano, i vertici delle forze dell’ordine, i responsabili della Comunità di Sant’Egidio e l’assessore alla Sicurezza, Francesco Scidone, nel pomeriggio si sono trasferiti a Palazzo Tursi per un summit col sindaco, Marta Vincenzi.
Quindi la delegazione, che viaggia a bordo di un pullmino, si è trasferita in piazza della Nunziata, nella sede di Sant’Egidio, l’organizzazione no-profit più impegnata nell’assistenza agli zingari romeni, meglio noti come rom. Il filo conduttore della visita, che si protrarrà anche oggi con un sopralluogo a un paio di insediamenti rom, è sempre lo stesso e accomuna tutte le grandi città: l’integrazione dei romeni, in maggioranza zingari, che negli ultimi mesi sono emigrati a migliaia dalla Romania verso le “terre promesse” dell’Ovest. A Genova quanti sono? «Circa trecento», dice il sindaco Marta Vincenzi.
Sparsi in vari insediamenti del Ponente. A San Gottardo, via Argine Polcevera, via Laminatoi, via fratelli Noli, via Bertolotti, via San Giovanni D’Acri, salita Morchio e Voltri. Per i rom le istituzioni genovesi, in tandem col governo romeno, preparano un piano di aiuti, sociali ed economici. «Il progetto partirà a ottobre e avrà una fase sperimentale di tre, quattro mesi», ripete Dumitrescu. Determinante l’apporto del governo romeno: «Seguiamo con particolare attenzione - dice il console generale con sede a Torino - il problema dell’integrazione dei nostri concittadini, soprattutto laddove c’è una massiccia presenza di rom che può arrecare disturbo alle città ospitanti».
Problema che - conferma Dumitrescu - «deve essere affrontato con mezzi e risorse del nostro Paese». Si tratta in gran parte di attingere a fondi comunitari, da distribuire alle amministrazioni italiane per avviare progetti di integrazione. A definire i percorsi di inclusione sociale dei rom, a Genova, sarà un gruppo di lavoro bilaterale di cui faranno parte Comune, Prefettura e governo di Bucarest, nell’ambito del patto per la sicurezza. L’aiuto ai rom si concretizzerà in corsi di formazione finalizzati all’inserimento lavorativo degli zingari in loco o nelle aziende italiane impegnate in Romania.
Inoltre il Comune potrà formare mediatori culturali, sociali, medici e scolastici. Nei prossimi giorni, due ufficiali della polizia romena arriveranno nel capoluogo ligure, dove lavoreranno circa quattro mesi alla riuscita del progetto che potrebbe essere preso a modello in Italia. «Il loro compito - spiega Dumitrescu - sarà anche quello di convincere chi proprio non riesce a integrarsi a tornare nel proprio Paese».
I più «riottosi» o, peggio, chi delinque «sarà allontanato». «Ciò - continua Romano - è nei poteri del ministero degli Interni ma anche del prefetto». E grazie al patto con l’esecutivo di Popescu-Taricianu, «si avrà la garanzia che i romeni espatriati, benché cittadini europei, saranno tenuti in Romania».

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