martedì 13 novembre 2007

Roma, in Tribunale la prima udienza per il delitto di Giovanna Reggiani

Fu Emilia N. a gridare il nome dell'aggressore ai poliziotti. Dapprima si posizionò in mezzo alla strada davanti ad un autobus dell'Atac per segnalare che Giovanna Reggiani era stata gettata nel fossato. All'arrivo dei poliziotti, visto che Emilia non parla italiano, mimò quello che aveva visto: ovvero un uomo che portava sulle spalle la donna, e gridando nel contempo il nome del responsabile, «Mailat». Non solo; la donna indicò anche la baracca dove l'uomo si trovava.
Mailat, durante l'interrogatorio dopo il fermo, avrebbe ammesso di aver aggredito Giovanna Reggiani per rapinarle la borsa ma di non averla uccisa. Non solo, colto da rimorso, sarebbe anche tornato indietro, senza però trovare più il corpo della donna.
Una ricostruzione, questa, che non convinse però il Gip Claudio Mattioli, che convalidò il fermo ed emise un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell'uomo per omicidio volontario, violenza sessuale e rapina. Anche se non è confermata ad oggi la violenza sessuale.
«Oggi Mailat non ha parlato - ha detto il suo legale, l'avvocato Piero Piccinini, a conclusione dell'udienza - Non era previsto lo facesse. Ritengo che ci siano da fare in merito ancora accertamenti. Mailat è ancora solo indagato e le indagini vanno effettuate a tutto tondo in modo da offrirgli un procedimento ineccepibile. Il ragazzo continua ad essere estremamente moderato e contenuto nei suoi atteggiamenti. Ha chiesto di parlare di nuovo con me a conclusione dell'udienza».
Su quanto accaduto in aula durante l'incidente probatorio, voluto dalla Procura della Repubblica, l'avvocato Picinini ha detto che Emilia «non ha mostrato atteggiamenti di alcun timore. Ha solo riferito tranquillamente quello che ha visto o quello che ritiene di aver visto».
In Romania Aurica Bambu difende il marito Romulus Mailat: «Non può essere stato lui». «Qui - ha detto la Bambu da un povera casa di un villaggio in Transilvania - prendo solo dieci euro al giorno lavorando dalle sette della mattina alle otto di sera, adesso poi viene l'inverno e io non ho soldi nemmeno per la legna da ardere. Al momento sono aiutata da mia sorella, che però ha cinque bimbi, ci sono giorni che bevo solo un succo di frutta».
La moglie di Mailat ha così parlato del marito: «Nicolae l'ho conosciuto un anno fa, mi piaceva perchè lui parlava bene, non era un uomo brutto, io non credo che lui abbia ucciso quella donna, io lo conosco bene, lui non mi ha mai fatto male, e non mi ha mai picchiato, nemmeno quando era nervoso. Non sarebbe stato capace di fare questa cosa. Io non sono zingara e lui nemmeno ha concluso noi non elemosiniamo, per questo motivo voglio rientrare in Italia».

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