mercoledì 26 dicembre 2007

Ho incontrato due "zingari" felici...

Da un po' di tempo a questa parte a Reggio Emilia si parla molto di "nomadi". Al centro dell'attenzione c’è il progetto, da parte del Comune, di costruire delle micro aree in cui ospitare le famiglie sinte che attualmente vivono nell'ormai troppo affollato accampamento di via Gramsci.
In città si è così assistito a un susseguirsi di raccolte firme, di assemblee di quartiere e di presentazione di odg in consiglio comunale. Appuntamenti in cui i partiti di destra hanno visto una buona occasione per mettersi in mostra. In vista delle amministrative del 2009 è sempre bene far vedere chi difende i sani e antichi valori della nostra cultura, che è fatta prima di tutto di valori materiali, come il mattone, ad esempio. Tra gli argomenti di coloro che non vogliono un micro accampamento di Sinti vicino a casa, infatti, c'è quello della svalutazione del valore di mercato del proprio immobile di proprietà (a volte della banca).
Così è la nostra scala di valori. Per nostra intendo dire quella del “gagio” (tutti coloro che non sono “zingari” vengono chiamati da questi, “gagi”). Prima gli oggetti materiali, poi le persone, prima il valore monetario, poi la convivenza pacifica.
Chi ha una scala di valori diametralmente opposta sono invece proprio i Sinti. Per loro al primo posto ci sono le persone, le feste, lo stare insieme. L'interesse economico è lasciato a un gradino che sta molto più in basso.
Emilianet ha incontrato due Sinti reggiani, Ettore Anselmi e Vladimiro Torre (in foto), che fanno parte dell'associazione Them Romanò (Mondo Rom e Sinto); il primo ne è il presidente. Insieme abbiamo cercato di approfondire un po' di aspetti sulla cultura sinti e sulla loro posizione nella società.

Cosa non va in voi Sinti?
Ettore Anselmi. Dentro di noi, credi a me, ci sono le razze più belle del mondo. Razze che ti fanno vivere, che sono capaci di darti allegria, felicità e si accontentano di un pezzo di pane.
Noi sinti italiani, però, abbiamo un solo grande difetto: la nostra ignoranza, la quale non ci permette, prima di tutto, di combattere contro i luoghi comuni e di dialogare tra pari con le autorità. Però noi abbiamo fiducia nei nostri figli, vogliamo che studino in modo da avere, un giorno, un sinto tra i consiglieri comunali e magari in Parlamento. In questo sono avvantaggiati anche da internet che è uno strumento che può permettergli di non restare ignoranti come lo sono stati i loro padri.


Tu, Vladimiro, come presidente di Them Romanò hai l'occasione di girare l'Europa, di vedere come stanno i nomadi da altre parti, com'è questa tua esperienza?
Vladimiro Torre. Da dieci anni a questa parte mi occupo di progetti mirati a far studiare i nostri ragazzi. Faccio parte di un organismo legato al parlamento europeo che si occupa della tutela dei Rom in Europa. Sono stato in diversi paesi, ho potuto così confrontare realtà diverse. In generale la mia impressione è stata che i Rom, in paesi come la Francia, la Germania e soprattutto, a mio avviso, la Spagna, vivono meglio rispetto all'Italia. Sarà forse perché, per fare l’esempio di quest’ultimo paese che ho citato, il vicesindaco di Granada è un sinto, il sindaco di Barcellona è un sinto, ci sono dei professori, dei funzionari di polizia sinti. I Sinti hanno in mano dei piccoli mercati, gestiti da loro, hanno delle cooperative che gestiscono dei banchi di vendita al minuto di verdura, scarpe e vestiti.

In Italia avete dunque meno potere...
Vladimiro Torre. Abbiamo capito che è una questione politica. Non è una questione di sola assistenza sociale. Per questo sappiamo che per ottenere certe cose dobbiamo non solo rivolgerci ai politici, ma anche cercare di metterci al loro livello. Perché da molti anni a questa parte, della nostra vita se ne sono sempre occupati i “gagi”. Hanno deciso loro dove metterci, in quale campo parcheggiarci. E noi Sinti, per paura, perché il sinto ha paura di tutto, abbiamo sempre risposto che andava bene così. Sapevamo che se ci fossimo in un qualche modo ribellati avremmo peggiorato da soli la nostra situazione. Si è deciso quindi di scegliere il male minore e di accettare la proposta del “gagio”. Però, pian piano, vogliamo essere noi a occuparci della nostra vita, perché appartiene a noi Sinti. Naturalmente abbiamo bisogno di lavorare fianco a fianco con i “gagi”, e siamo contenti quando loro ci aiutano ma delle nostre sorti vogliamo iniziare a decidere noi. Continua a leggere…

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