lunedì 28 gennaio 2008

La memoria per il presente

Ricordare la persecuzione di Rom e Sinti durante il nazi-fascismo è importante. E quest’anno lo è forse ancora più del passato. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a quella che il presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio Europeo ha definito ‘una caccia alle streghe’. E le streghe erano ancora una volta i rom, meglio se di origine romena.
Il clima delle settimane che hanno preceduto le festività natalizie è stato scosso da forti ondate emotive, sollevate con dovizia retorica da politici in cerca di attenzione mediatica e intenti a posizionarsi nel grande centro della politica italiana dove ormai comandano termini come ‘tolleranza zero’, ‘sicurezza’ e ‘controllo del territorio’.
Ma forse è il caso di ricordare, in questo paese dalla memoria cortissima, che questa è solo l’ultima caccia (di una lunga serie) ai rom, siano essi lavavetri, presunti rapitori di bambini, schiavisti, criminali per natura o ‘bestie’, come un prefetto della repubblica li ha definiti, e che non è iniziata a novembre, ma va avanti ormai da tempo. Una data simbolica potrebbe essere il lancio della ‘battaglia per la legalità’ del sindaco Cofferati a Bologna nell’ormai lontano 2005. Ben prima quindi della tragica aggressione che ha portato alla morte della signora Reggiani a Tor di Quinto (Roma).
Da notare anche che i protagonisti di queste campagne che si autodefiniscono securitarie sono stati spesso i sindaci di centro-sinistra, che hanno trovato una volenterosa spalla nei colleghi di destra. Il nuovo condottiero del partito democratico che si vanta per le 6000 persone lasciate senza una casa e il sindaco manager di Milano, il crociato fiorentino che cita Marx a sproposito nella sua battaglia epica contro i lavavetri e il leghista condannato per razzismo ma poi eletto con una valanga di voti perchè ha avuto il coraggio di dire ‘fuori gli zingari dalla città’, l’ex-operaio torinese che dice di sapere cosa significa emigrare ed essere poveri e l’ex-segretario confederale del più grande sindacato italiano, hanno tutti parlato la stessa lingua. di Nando Sigona, continua a leggere…

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