venerdì 18 luglio 2008

Eva Rizzin, sinta: impronte a tutti? Prima però ai nostri bambini…

I riccioli biondi, gli occhialetti rettangolari un po' scesi sul naso, italiano perfetto con accento "padano". Quando Eva Rizzin si presenta - «sono sinta, piacere» - sindaci, assessori, giudici, assistenti sociali rimangono generalmente a bocca aperta per qualche secondo. È l'antitesi del paradigma che li vuole tutti «brutti, sporchi e ladri».
Trent'anni, laurea a Trieste in scienze politiche sul suo gruppo etnico - i sinti di origine tedesca - , master in geopolitica, quattro mesi di stage al Parlamento Europeo, lavora a Mantova per la Sucar Drom e all'Osservatorio contro le discriminazioni finanziato da Comune e Provincia. E fa parte del consiglio direttivo della Federazione "Rom e Sinti Insieme", una nuova organizzazione che raggruppa 22 associazioni di diverse comunità di rom e sinti, appunto, che si pone il problema di una nuova interlocuzione con le istituzioni, più fondata sulla partecipazione e la rivendicazione dei diritti finora negati che sulla gestione, un po' magmatica, dell'esistente. «Finora - spiega lei - in Italia non si sa bene come siano stati impiegati i fondi, a parte per la bonifica dei campi, ma tutti gli interventi che ci sono stati avevano comunque un approccio assistenzialista. Lavorando a Bruxelles e avendo modo di confrontare realtà diverse, dove l'integrazione funziona, è chiaro invece che a determinare l'efficacia dei progetti è sempre la responsabilizzazione».

Responsabilità. Per molti il problema è quello della legalità.
«La nostra realtà è molto eterogenea. Ci sono i rom che sono arrivati in Italia intorno al XIV secolo e sono italiani, con cognomi italiani, e votano, come il nostro presidente Nazareno Guarnieri. E ci sono moltissimi che, arrivati bambini durante la guerra nella ex Jugoslavia, vivono qui da decenni senza documenti, senza permesso di soggiorno o asilo, senza neanche la possibilità di richiederlo perché magari l'atto di nascita è andato perso o distrutto con gli archivi dei paesi d'origine. Ci sono i sinti come quelli di Venezia - molti non vivono nei campi ma hanno casomai il problema del mutuo da pagare - e gli ultimi arrivati, dalla Romania o dal Kosovo.
È innegabile che ci sono anche ladri e persone che vivono nel sottobosco della malavita. Anche in Italia non si può negare che ci siano mafiosi e camorristi. Ma la responsabilità penale è personale, no? Non si può processare un intero popolo. Enfatizzare solo il lato negativo, appiattire i giudizi senza verificarli, generalizzando e cavalcando l'onda della paura e soprattutto di una campagna xenofoba costruita ad arte per trovare un capro espiatorio di fronte alle mancanze dello stato sociale, alla riduzione di servizi per tutti, come hanno fatto i mass media più influenti in Italia, è istigazione all'odio. Non è informazione o libertà di espressione, perché anche quella ha dei limiti e delle regole».
Si dice che gli “zingari” non lavorano e non mandano i figli a scuola.
«Trovare un lavoro è difficile per un italiano, figuriamoci per noi. Ci sono dei lavori tradizionali. Molti bosniaci, macedoni, serbi prima della guerra lavoravano come giostrai, musicisti, nei mercati dell'usato, nell'edilizia, anche nelle fabbriche. Ma è difficile riuscire a ricostruirsi una vita dignitosa quando sei continuamente soggetto a sgomberi forzati o ti rinchiudono in un campo nomadi. Anche l'accesso alla scuola - per noi fondamentale per migliorare le condizioni di chi oggi vive nei campi - non è così facile quando parti da una situazione di degrado. E poi spesso agli insegnanti basta togliere i bambini dalla strada, contenerli, e non hanno strumenti culturali per insegnare loro niente, così alla fine vengono solo umiliati e i genitori finiscono per non mandarceli più. Recentemente, nel '99, sono state riconosciute in Italia 12 nuove minoranze linguistiche ma noi no. Noi chiediamo che venga approvata la proposta di legge presentata il 2 luglio 2007. E il rispetto della Direttiva europea 2043 che stabilisce parità di trattamento delle persone al di là della loro appartenenza etnica».
Eppure per integrare i bambini nelle scuole sono stati fatti progetti, stanziati fondi. Anche a livello europeo, no?
«Strumenti anche finanziari ci sono, nel Fondo sociale europeo. Il presidente della Commissione Barroso lo ha ricordato. Il problema è la volontà politica e il sostegno popolare necessario agli amministratori per implementarli. In Europa, ma anche Toscana, con il progetto "città sottili" e la proposta di legge sulle decisioni partecipate, che stabilisce percorsi di confronto e partecipazione delle popolazioni locali, ci sono esempi di buona prassi. Certo se si vuole mandare a scuola i bambini rom non si può cominciare con il prendergli le impronte».
Ma adesso le prenderanno a tutti, nel 2010. Anche agli italiani.
«Sì, intanto però per prima cosa prendono le nostre, quelle dei bambini sinti e rom. Hnno anche detto che non si trattava di una schedatura ma di un censimento. E che lo facevano per noi, per aiutarci. Poi si sono resi conto di aver esagerato, di essere sotto i riflettori dell'Europa, e hanno cercato di correggere. Ma la sostanza di una politica discriminatoria e razzista non cambia. A Napoli tre giorni fa dalla Prefettura fatto girare un questionario in cui si doveva indicare l'appartenenza etnica e religiosa. Poi non ci si può meravigliare se le popolazioni insorgono, danno fuoco ai campi». Rachele Gonnelli

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"molti non vivono nei campi ma hanno casomai il problema del mutuo da pagare " cosa che per non essere discriminatori colpisce molti italiani che non ricevono per questo nessun aiuto.
Anzi il caso di quelli che si trovano a rivendere la casa sotto mutuo per non vedersela portar via è sempre + frequente.

" Non si può processare un intero popolo" è per questo che nel paese d'origine dei suoi(la germania) per tutta l'estate c'era una fantastica pubblicità che rappresentava l'italiano come ladro, piacione e maleducato? Lì l'europa non ha visto nulla di male vero? Non fà eco e non dà potere far notare queste cose.

"Trovare un lavoro è difficile per un italiano, figuriamoci per noi" forse la signora non è informata e non legge sucar, su queste pagine è stato riportato che oltre il 60% della popolazione rom/sinta ha un lavoro..cosa che indica che tutti gli adulti(se vediamo la % di bambini) hanno un lavoro, quon di anche questo è uno stereotipo usato per chiedere creando una nuova discriminazione, il lavoratore Rom/Sinto ha bisogno degli aiuti anche quando lavora, gli altri no!

" Anche l'accesso alla scuola - per noi fondamentale per migliorare le condizioni di chi oggi vive nei campi - non è così facile quando parti da una situazione di degrado." anche questa affermazione contrasta con ciò che sucar scrive, i bambini rom/sinti vanno a scuola...l'ho letto qui + di una volta.

Impronte...la discriminazione c'è stata fin'ora visto che tutti i maschi italiani l'hanno depositate(anche i cittadini sinti suppongo) durante la visita di leva...gli altri no.
Questo censimento inoltre va a favore di un problema che Voi qui avete spesso riportato(ma che in questo caso non fà comodo ricordare) cioè quando un minore viene allontanato dalla famiglia.
Se esistono carte che identificano il bambino(cosa che ..incredibile..per tutti i cittadini italiani già avviene) in maniera chiara prima che questo possa essere dato in affidamento o altro deve essere valutata un'alternativa all'interno del nucleo familiare(nonni, zii, ecc) che gli consentano una situazione meno drammatica, se invece non si sa nulla su questa mancanza d'informazione si può giocare + facilmente rendendo un bambino adottabile con molti meno problemi.

Anonimo ha detto...

xpisp, a proposito del mutuo... non mi semba che Eva Rizzin abbia chiesto aiuti speciali...
In Germania hanno fatto una pubblicità con "Toni" non hanno preso le impronte a tutti gli italiani!
Per il lavoro, la prossiam volta che fai un colloquio prova ad aggiungere "ah, comunque sono sinto... come cosa vuol dire? sono zingaro" e poi dimmi che faccia fà...
Per le impronte non prendiamoci in giro... a parer mio si potrebberero anche prendere, ma non perchè si è rom! magari solo ai bambini che trascurano la scuola per chiedere le elemosina, ma indipendentemente dalla loro cultura!
A me sembra che Eva Rizzin abbia parlato molto bene (vabbè quel riferimento a mafiosi e camorristi, secondo me, poteva evitarlo) anche quando dice: "Certo se si vuole mandare a scuola i bambini rom non si può cominciare con il prendergli le impronte"!