lunedì 7 luglio 2008

Rom e Sinti, il silenzio dell'Unione europea

La Commissione Europea ha deciso di inviare alle autorità italiane una richiesta di “ulteriori informazioni” in merito alle misure assunte dal governo nei confronti dei rom.
“Affinché la Commissione possa avere un quadro completo della situazione, abbiamo deciso di inviare una lettera alle autorità italiane per richiedere informazioni in merito” alle misure adottate nei confronti dei rom, ha detto nel corso di un dibattito sulla vicenda al Parlamento europeo di Strasburgo il commissario europeo per gli Affari sociali, Vladimir Spidla.
Il responsabile Ue ha quindi riferito che la Commissione europea e, in particolare il commissario per Giustizia libertà e sicurezza, Jacques Barrot, sono “in continuo contatto con le autorità italiane che si sono impegnate entro la fine del mese a presentare una relazione completa in merito”.
Schulz (in foto), capogruppo dei socialisti, si è sentito con il Ministro degli Esteri Frattini che lo ha rassicurato, si profila quindi il silenzio del parlamento europeo sulla più violenta campagna razzista dopo la sconfitta del nazifascismo.
Di seguito i punti principali della risoluzione su cui il Parlamento europeo si doveva esprimere giovedì in merito alla raccolta delle impronte digitali ai rom.
Il Parlamento europeo esorta le autorità italiane a astenersi dal procedere con la raccolta delle impronte digitale dei rom, inclusi i minori, perché questo costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione fondato sulla razza e le origini etniche vietato dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti umani e inoltre un atto di discriminazione nei confronti dei cittadini Ue di origine rom o nomadi.

Condivide la preoccupazione dell'Unicef che evidenzia che è inammissibile, con l'obiettivo dei proteggere i bambini, violare i loro diritti fondamentali e criminalizzarli, così come quelle espresse dal Consiglio d'Europa e da molte Ong e comunità religiose, e considera che il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom è di garantire l'accesso alla scuola, alla casa, alla sanità, nell'ambito di un quadro di inclusione e di politiche di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento
Condivide il punto di vista della Commissione che questi atti costituirebbero una violazione del divieto di discriminazione diretta e indiretta, in particolare rispetto alla direttiva Ue sulla razza e l'etnia e contenuti negli articoli 13, 12 e da 17 a 22 del trattato.
Riafferma che le politiche che accrescono l'esclusione non saranno mai efficaci nel combattere il crimine e non contribuiranno alla prevenzione e alla sicurezza.
Condanna totalmente e senza equivoci tutte le forme di razzismo e discriminazione subite dai rom e da altri considerati come “Gypsies”.
Chiede alla commissione europea di procedere a una valutazione della legislazione e delle misure amministrative assunte dal governo italiano per verificare la loro compatibilità con i trattati e le leggi Ue.
Esprime preoccupazione sull'affermazione – contenuto nei decreti amministrativi del governo italiano – che la presenza di campi rom attorno alle grandi città determina in sé una situazione di serio allarma sociale, con ripercussioni sull'ordine pubblico e la sicurezza, giustificando 12 mesi di “stato d'emergenza”.
E' preoccupato che, a seguito della dichiarazione di uno stato di emergenza, misure straordinarie in deroga alle leggi possono essere prese dai prefetti, delegati per l'esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta delle impronte digitali, sulla base di una legge che riguarda la protezione civile nei casi di disastri naturali, catastrofi e altri eventi, non adeguata e non proporzionata a questo caso specifico”.

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