lunedì 4 agosto 2008

Lettera aperta al Ministro Maroni

Signor Ministro Maroni, vorrei metterla a conoscenza di cosa siano veramente i “campi rom” e di come essi si siano sviluppati in Italia in modo da invalidare le idee diffuse dai cosiddetti “esperti rom” come il decennale presidente dell’Opera Nomadi, Massimo Converso, che non è né sinto né rom (e che purtroppo nessuno può mandare via perché molto “comodo” per le istituzioni che lui rimanga presidente a vita e “dittatore” del popolo Rom e Sinto in Italia).
Prima di tutto va fatta una differenza tra le baraccopoli e i campi nomadi.
Le prime sono state create da immigrati disperati, arrivati da tutto il mondo per scappare dalle guerre, attraversando il mare e rischiando persino di morire nel viaggio della “speranza”.
Il popolo rom e sinto è stato invece costretto a vivere in quei ghetti chiamati “campi nomadi”. Originariamente queste popolazioni si stabilivano nei “campi sosta” per il tempo necessario allo svolgimento della loro attività lavorativa in una determinata città o anche in microaree dove si stanziavano le famiglie allargate. Ma dopo la caduta del muro di Berlino gli Stati cuscinetto dell’ex-Jugoslavia, che non erano alleati né con la Nato né con il Patto di Varsavia, sono stati condannati a sparire nel nome della democrazia.
Noi Rom abitanti di quelle terre, essendo assolutamente pacifisti, e trovandoci davanti al pericolo dei guerrieri albanesi, croati, serbi, macedoni e bosniaci, i quali erano in lotta per formare i loro Stati indipendenti, siamo stati costretti all’esodo dalla terra balcanica, finendo così nei “campi sosta” da allora trasformati, a causa dell’emergenza, in “campi nomadi”.
Da sempre i Rom e i Sinti sono scappati dalle guerre, non si sono mai contrapposti in maniera violenta a tutte le persecuzioni subite, non abbiamo mai combattuto per confiscare le terre a qualcuno e rivendicare un nostro Stato.

Siamo l’unico popolo ad avere una bandiera senza avere una “madre terra”.
Nei secoli sono stati tanti, quelli che hanno mostrato contro di noi la loro forza. I nazisti di Hitler ci hanno massacrati facendo finire nei lager e nelle camere a gas più di 800.000 Rom e Sinti.
Nei balcani, quando si moriva, emergeva solo l’appartenenza al paese di nascita (si diceva: “oggi è morto un macedone”) senza alcun riferimento all’appartenenza al popolo Rom e Sinto.
Adesso invece, con un meccanismo simile e opposto al tempo stesso, quando giungiamo in Italia, dopo aver passato tutti i pericoli di un lungo viaggio attraverso il mare o la terra e tanti confini e dogane, ci rendiamo conto di non venir più considerati come persone, ognuna con una propria identità, ma soltanto come “nomadi” (parola usata per riferirsi a persone che vivono volontariamente spostandosi da un luogo all’altro) pur essendo da moltissimi anni assolutamente sedentari!
Per identificare questa popolazione si usa la parola “zingari” che, originariamente, in greco significava “intoccabili” e che oggi è invece diventata sinonimo di ladro, sporco, elemento pericoloso per la società in cui vive.
Ciò ha comportato per noi l’esclusione da qualsiasi intervento di prima accoglienza e l’impossibilità di essere accolti come profughi: per un uomo e una donna rom ottenere un permesso per asilo politico è diventato soltanto un’utopia.
Nei “campi nomadi” vivono Rom e Sinti di varia provenienza: Macedonia, Serbia , Bosnia e MonteNegro. A loro si sono aggiunti di recente i Rom provenienti dalla Romania, già perseguitati nel loro Paese dal vecchio dittatore Ceausescu e non meglio trattati dall’attuale governo che li ha relegati sotto i ponti pur essendo anche essi cittadini europei.
Una cosa che ci tocca particolarmente è che in Italia, la politica e i media hanno riesumato la vecchia favola degli “zingari che rubano i bambini” e rispetto a quest’ipotesi sono state fatte migliaia di indagini che non hanno però portato a nessuna condanna negli ultimi venti, trent’anni.
Ma in fondo mi chiedo: “chi sono davvero i ladri di bambini?”, i Rom o quel sistema che attraverso i provvedimenti dei tribunali toglie, a volte con troppa leggerezza, i figli alle proprie famiglie, procedendo all’affidamento o persino all’adozione a famiglie italiane?
Inoltre, per quanto riguarda il ricongiungimento familiare, rileviamo il fatto che il provvedimento per il riscontro del Dna si applicherà solo ai Sinti e ai Rom (per assicurarsi che i bambini non siano “rubati”). Come mai questo provvedimento non si applica a tutti gli immigrati? Non è forse, questa, vera e propria discriminazione nei confronti del popolo Rom e Sinti?
Signor Ministro, la sua più recente dichiarazione, secondo la quale i genitori Rom e Sinti sono soliti abbandonare i loro figli, non ha alcun fondamento reale e con affermazioni del genere ci sentiamo presi in giro. L’impressione che ricaviamo da tutto questo è che certe teorie servano più che altro a giustificare provvedimenti e dichiarazioni condannati persino dal Parlamento Europeo (che ha accusato l’Italia di attuare discriminazioni razziali).
Ribadisco che pur vivendo in Italia ormai dieci anni non ho mai sentito parlare di casi reali di rapimento di minori italiani o di abbandono generalizzato dei nostri figli.
Forse certe immagini che avete di noi provengono da storie che risalgono alla vostra infanzia e anche lei, Signor Ministro, chissà che certe sue affermazioni non derivino dalle storie che sua nonna (Allahrahmetulah, Dio le dia pace) le raccontava da piccolo a proposito degli “zingari che rubano i bambini” quando non si comportano bene.
Oggi i giornali raccontano storie ancora più spaventose sui Rom e i Sinti, storie altrettanto fantastiche e false e che creano la stessa paura sulla popolazione italiana delle storie che le nonne raccontavano ai nipoti per tenerli buoni.
La mia esperienza lavorativa nel progetto “Le Città Sottili” a Pisa mi ha mostrato la possibilità di aiutare i bambini e le bambine rom e sinte senza alcun bisogno di prendere le loro impronte digitali. Sono arrivato a Pisa nel 1998 e mi sono stabilito in un “campo nomadi”, a quel tempo tantissimi bambini slavi chiedevano l’elemosina ai semafori della città e la frequenza scolastica era scarsa. Nel campo operava una cooperativa di gagè (non Rom) che si era assunta l’incarico di fornire il trasporto per i pochi bambini rom che allora frequentavano le scuole e che, tra l’altro, promuoveva la nostra cultura festeggiando le “feste rom”, pur non avendo idea ad esempio della festa dell’8 aprile, Giornata Mondiale dei Rom e dei Sinti (1971, a Londra nasce l’International Romani Union).
Nel corso di dieci anni, dal 1998 al 2008, siamo riusciti a portare avanti un percorso di scolarizzazione che attualmente vede quasi tutti i bambini in età d’obbligo formativo iscritti nelle scuole (con una frequenza giornaliera dell’85%) e seguiti attraverso attività pomeridiane di doposcuola.
Ad oggi abbiamo tutti i dati relativi alla popolazione dei “campi” e molti tra i bimbi seguiti già dal 1998 sono adesso maggiorenni: per loro sarebbe ora necessario e importante occuparsi piuttosto dell’ottenimento della cittadinanza, essendo persone nate in Italia. Purtroppo con molti di loro risulta impossibile intraprendere un percorso di questo tipo poiché un requisito richiesto per ottenere la cittadinanza è la residenza in Italia, il problema è che non viene riconosciuta la residenza nei “campi nomadi”, dove alcune famiglie abitano ormai da decine d’anni.
Dunque, ragazzi nati e cresciuti in Italia non possono godere della possibilità di ottenere la cittadinanza italiana. Spesso non hanno la cittadinanza neppure nei paesi di provenienza dei genitori e spesso non ne conoscono la lingua. Eppure anche per loro si parla di espatrio. Dove pensate di mandarli, carissimo Ministro?
Per aiutarli davvero, come dice di voler fare il vostro governo, sarebbe piuttosto opportuno metterne in regola i genitori dando loro la possibilità di avere un permesso di soggiorno di almeno un anno per poter lavorare e dimostrare la propria volontà di “integrazione” fino ad arrivare alla convivenza pacifica con i cittadini italiani, in una condizione di pari opportunità, uguaglianza e intercultura.
Infine le ricordo che la presenza di molti Rom a Pisa risale anche a trent’anni fa.
Volete davvero bene ai bambini “zingarelli”? Allora fate loro davvero del bene perché l’impressione che la nostra comunità ha avuto dai vostri interventi è invece quella dell’unica volontà di censire.
Dopo l’episodio recentissimo delle molotov lanciate su uno dei “campi nomadi” a Roma e dopo il gravissimo episodio di Napoli, che a tutti ha evocato i tragici eventi dei pogrom, cosa intende fare il vostro governo per “difendere la sicurezza degli zingari” dalla rabbia e dalla paura degli italiani? Pogrom a Napoli ieri, Roma oggi…e domani? In quei campi nomadi vivono anche Rom e Sinti Cittadini italiani, presenti in Italia dal 12°, 13° secolo.
La Federazione dei Rom e dei Sinti è pronta a collaborare con il governo Berlusconi nell’idea che dovremo essere noi i protagonisti del nostro futuro, non vogliamo i gagè, furbi e cosiddetti “esperti rom e sinti” a decidere per noi.
Per questo dico BASTA!, DOSTA! con le manipolazioni e la falsa benevolenza nei nostri confronti.
Dosta!, Basta! con questa invenzione ridicola dell’abbandono dei bambini Rom e Sinti da parte dei propri genitori e con la propagandistica offerta di cittadinanza per i minori “abbandonati”.
Dosta!, Basta! con il razzismo e con la persecuzione del nostro popolo.
Ci sono Rom e Sinti capaci di essere l’avanguardia del nostro popolo. Fuori i falsi esperti, vogliamo la cittadinanza europea e la libertà di vivere con dignità!
Etem Dzevat, Presidente A.C.E.R. e Consigliere Nazionale della Federazione Rom e Sinti Insieme

3 commenti:

Opera Nomadi FG ha detto...

Capiamo il risentimento e la diffidenza dei rom e sinti visto il clima che vivono quotidianamente, ma non possiamo tollerare le spinte isolazionistiche che vengono poi millantate come autodeterminazione. Non abbiamo dubbi rispetto alla capacità di rom e sinti di farsi interlocutori reali e pronti di questo e dei prossimi governi. Lungi da noi di voler fare gli avvocati di ufficio del Presidente dell’Opera Nomadi Nazionale Massimo Converso, pubblichiamo la lettera inviata al ministro Maroni dal signor Etem Dzevat, Presidente A.C.E.R. e Consigliere Nazionale della Federazione Rom e Sinti Insieme, facendo però delle chiare precisazioni.
I problemi legati all’integrazione dei rom e sinti hanno incubato per lungo tempo, sono implosi e fino ad esplodere in uno stato di emergenza, anche per l’attegiamento di chiusura e di diffidenza di questo e di altri governi, che hanno preferito non affrontare la realtà, sgombrando i campi e spostandoli solo un po’ più in là. Quando c’era da battersi per l’igiene, per la scolarizzazione, per la reale integrazione lavorativa e personale, l’unica associazione sempre attiva era L’Opera Nomadi e pur con gli inevitabili errori che sono propri di chi lavora, Massimo Converso è riuscito a diventare un interlocutore credibile, per quanto contestabile nei metodi e non negli obiettivi di tutte le istituzioni. L’Opera Nomadi è l’unica organizzazione ad aver stipulato un protocollo d’intesa con il Governo che ha favorito progetti di scolarizzazione e creazione di cooperative di lavoro. Il tutto è stato possibile anche grazie alla estrema libertà d’azione e di programmazione che veniva attribuita a tutte le sezioni sul Territorio. E la Puglia, con Bari, Foggia e Lecce ha fatto scuola. Ben vengano tutte le altre sigle che ora si dicono rappresentanti di Rom e Sinti. Il dibattito è aperto, ma per costruire, non per distruggere. Dove erano tutte queste sigle e raggruppamenti quando l’Opera Nomadi da sola, con fatica e in silenzio tracciava la via che altri avrebbero percorso calpestandola? Perché ora si fanno tutti avanti: quali interessi ci sono dietro? L’ultimo congresso nazionale dell’Opera Nomadi aveva un budget di cassa di 500 Euro. I Consiglieri e delegati hanno pagato di tasca propria la trasferta romana. E molti sono finiti all’albergo dell’Esercito della Salvezza… Solo questo dovrebbe far riflettere quanti credono che L’Opera Nomadi incameri ingenti fortune sulle pelle di rom e sinti. E’ vero nell’Opera Nomadi ci sono anche gagè (non rom) che si sono avvicinati a una realtà complessa solo per conoscerla e per comprenderla. Superando anche loro reciproche difficoltà e diffidenze. L’autodeterminazione di un popolo passa soprattutto nel confronto con l’altro. Chiudersi a riccio può essere una reazione anche giustificabile, ma alla lunga ti rende isolato e non porta frutti. Ricordate Malcom X, il leader della consapevolezza nera? Che dopo aver predicato per anni l’isolazionismo dei neri, capì che tutti gli uomini sono uguali e che la dignità non ha colore? Se i rom vogliano prendere in mano la loro situazione è anche legittimo. Ma se getteranno a mare tutti i gagè che gli hanno teso una mano negli anni, si troveranno soli e senza approdi. L’isolazionismo è sintomo di insicurezza, di chi non ha un progetto chiaro e tende a chiudersi per la paura di confrontarsi e il timore di non essere all’altezza delle situazioni. Il razzismo, anche quello dei rom, è sempre figlio di un complesso di inferiorità. Che va combattuto. L’integrazione, prima che proclamata, va costruita giorno per giorno e si fa in due. Con tutti coloro che hanno dimostrato, come Massimo Converso, di volerla veramente. Al di là e oltre le parole e proclami altisonanti degli oratori dell’ultimora. Il futuro è in salita. L’integrazione non è un fuoco di paglia, per quanto ben imbandito. I flauti magici alla fine sono stonati quando si dovrà tornare a lavorare, torneranno a nascondersi. E l’unica voce che tornerà a suonare sarà quella che non vi ha mai abbandonato. Le querce come - dice un vecchio proverbio rom - resistono alle tempeste. “La quercia dell’Opera Nomadi, pur legnosa e con tanti tarli c’è sempre stata e ci sarà. I faggi e i salici piangenti rischiano di spezzarsi se non guardano al bene della foresta”.

Anonimo ha detto...

ciao Opera Nomadi di Foggia, mi sembra che il Vostro commento all'intervento di Etem Dzevat non sia pertinente. Infatti il Presidente dell'ACER ha scritto al Ministro dell'Interno per fargli conoscere l'esperienza di Pisa, dove Etem Dzevat lavora come mediatore culturale insieme ad appartenenti alla società maggioritaria, in senso numerico.
Ha spiegato al Ministro che si possono costruire percorsi positivi e che a Pisa hanno ottenuto risultati importanti. Quindi nessuna spinta isolazionista, anzi un percorso di reciproco scambio e quindi di reciproco arricchimento.
Il contrario di quello che ha fatto negli ultimi dieci anni e fa tutt'ora l'Opera Nomadi nazionale. Infatti da quando Massimo Converso è alla guida dell'associazione è stato impossibile costruire un coordinamento nazionale con le altre realtà associative, presenti in Italia. Il sottoscritto e non solo ci ha provato diverse volte, a partire dal 1996. L'ultima volta a cavallo tra il 2006 e il 2007, visto che il Ministero della Solidarietà sociale, allora guidato da Ferrero, aveva chiesto a tutte le associazioni di elaborare insieme un documento. Un'occasione persa...
La Federazione Rom e Sinti Insieme non rappresenta i Sinti e i Rom in Italia. La Federazione rappresenta le circa venti organizzazioni che sono presenti sul territorio nazionale. La rappresentanza dei Sinti e dei Rom può essere sancita solo ed esclusivamente da tutti i Sinti e i Rom presenti in Italia. E ad oggi nessuna associazione, e nemmeno nessuna persona, è mai stata eletta dai Sinti e dai Rom in Italia alla rappresentanza. Se l'Opera Nomadi ha questa ambizione è un grosso errore perchè si mistifica la realtà.
E' però indubbio che la Federazione è l'unica realtà nazionale costituita per i 99% da Rom e Sinti o meglio dalla quasi totalità dei leader sinti e rom, presenti in Italia. E questa non è una mistificazione ma è la realtà sottolineata anche dalla delegazione dell'Osce nella sua ultima visita in Italia.
L'anno scorso mi sono congratulato con Antonio Vannella, Presidente dell'Opera Nomadi di Foggia perchè in un intervento pubblico promuoveva la partecipazione diretta dei Rom (http://sucardrom.blogspot.com/2007/08/foggia-lopera-nomadi-protesta-insieme.html) nei confronti dell'amministrazione comunale. Questo è un bene ma Vi chiedo: come mai la stragrande maggioranza dei Presidenti delle Sezioni dell'Opera Nomadi non sono Rom o Sinti? perchè l'Opera Nomadi non ha mai avuto un presidente nazionale rom o sinto? perchè la maggioranza dei leader sinti e rom è stata di fatto invitata ad uscire dall'associazione? perchè non è mai stato approntato un progetto nazionale per promuovere la partecipazione, anche politica, dei Sinti e dei Rom? perchè un nutrito (circa la metà numero di Consiglieri nazionali ha di fatto sfiduciato l'attuale Presidente nazionale Massimo Converso?
Tutte domande note, a parte l'ultima, che ho posto innumerevoli volte, durante le Assemblee nazionali a partire dal 1987. Oggi tutto quello che posso fare è quello di riproporvi il documento nove tesi per l'assemblea nazionale dell�Opera Nomadi (http://operanomadimantova.blog.tiscali.it/) per discutere seriamente il futuro dell'Opera Nomadi, a partire dalla denominazione che è da cambiare.

Anonimo ha detto...

segnalo questo intervento: http://coopofficina.splinder.com/post/18049241/Rom+e+Sinti.+L%27amico+vero+e+l%27