venerdì 8 agosto 2008

Padova, dal "campo nomadi" alla città

Si può demolire un pregiudizio come un muro, tirando su un altro muro, fatto di mattoni e calce? Il luogo comune da picconare è quello che vuole Rom e Sinti indissolubilmente abbinati a "campi nomadi", roulotte e camper. A provarci insieme sono una comunità di sinta di Padova, il Comune e l'Opera Nomadi.
Per ora ci si arriva da una stretta strada sterrata circondata da acacie; a ridosso scorre la tangenziale e sorgono strutture fatiscenti del foro boario, l'ex macello. Ma all'inizio del 2009, in quell'area alla periferia di Padova, soggetta a riqualificazione, sarà pronta la prima casa del Villaggio della Speranza: la prima delle tre palazzine quadrifamiliari a due piani, che ospiteranno unidici famiglie sinte da tempo accampate in roulotte a cento metri di distanza da qui, in via Tassinari, in un ex parcheggio.
Un luogo degradato, che la piccola comunità tiene con dignità occupandosi della pulizia dell'area. Ora, però, sono in arrivo le case, o meglio, hanno iniziato a costruirsele. Il problema di autocostruzione, definitivo "Dal campo nomadi, alla città" uno dei pochissimi avviati in Italia, prevede, infatti, che la comunità stanziale sinta contribuisca direttamente all'edificazione degli immobili. "Quest'idea ci è stata proposta dai sinti e dall'Opera Nomadi presente a Padova", spiega l'assessore comunale ai Servizi Sociali, Claudio Sinigaglia. "E noi abbiamo deciso di farla nostra , finanziandola siglando un protocollo con Opera Nomadi". Continua a leggere…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Personalmente sono molto interessato all'esperienza di Padova.
Alcuni dubbi li ho perchè un'esperienza simile è stata fatta a Cosenza e non è andata bene perchè di fatto è stato creato un piccolo ghetto e si sono riproposte le stesse dinamiche del "campo nomadi".
Ma nel caso di Padova ci sono sicuramente delle novità. Il solo fatto che siano gli stessi Sinti a costruirsi la casa, apre di fatto uno spiraglio ad altre sperimentazioni sull'autocostruzione che in altri contesti sono vincenti.
Mi sembra anche che il livello di partecipazione dei Sinti, nella progettazione e in altri aspetti, sia molto più intenso e "vero" di quello avuto a Cosenza.
Vedremo... Oggi auguro con tutto il cuore un in bocca al lupo ai Sinti padovani e all'Opera Nomadi di Padova che con tanto impegno stanno portando avanti questo progetto.

Anonimo ha detto...

alessandro: Grazie Carlo per l'augurio. Anche noi gagi dell'Opera Nomadi di Padova stiamo a vedere....Il paragone con Cosenza non mi sembra appropriato poichè in quel quartiere sono 75 le famiglie Rom inserite e di diversi gruppi. Oltre tutto sono stati spesi molti soldi per costruire quel quartiere di case a schiera a tre piani con tanto di garage e taverna che quando piove, vanno sott'acqua. Oltre Cosenza, poi, ricorderei realtà come Pescara o Reggio Calabria dove le famiglie Rom sono state inserite tutte assieme negli stessi stabili creando, anche qui, moltissimi problemi.
A Padova, invece, viene costruita una microarea per 3 famiglie allargate tra l'altro parenti. Sono undici, infatti, i nuclei familiari che occuperanno le abitazioni autocostruite per un totale di 29 persone del gruppo dei Sinti veneti (17 adulti e 12 minori che sono andati e vanno a scuola anche alla materna). Sono famiglie che vogliono migliorare la loro precaria situazione di vita e stanno cercando di dimostrarlo.