giovedì 7 agosto 2008

Ue, la politica non ha fermato l’intolleranza verso i Rom e i Sinti

Rapporto impietoso sull’Italia dell’Agenzia Ue sui diritti fondamentali. «Tutto parte da Ponticelli». Uno spartiacque. C’è un prima e un dopo Ponticelli. Perché dallo scorso 10 maggio, quando il campo nomadi alle porte di Napoli è stato assaltato, l’Italia è diventata un osservato speciale.
L’Europa si è allarmata per quelle fiamme e per le reazioni stigmatizzanti della destra e ha puntato i riflettori sul nostro paese. Preoccupata per le ondate di razzismo e xenofobia. Tanto da produrre un rapporto sull’accaduto.
Se ne è incaricata l’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che in una trentina di pagine ha messo nero su bianco due mesi di cronaca italiana. I fatti, le risposte del governo, le reazioni politiche nazionali e internazionali. Dal 10 maggio, quando una rom è accusata d’aver tentato il rapimento di una bambina di Ponticelli, fino al decreto per la presa delle impronte digitali dei bambini rom.
Una narrazione oggettiva e alla fine una conclusione che giudica «generalmente negativo» il discorso politico conseguente al «clima d’intolleranza generato dai fatti di Ponticelli». Perché l’Italia ha recepito la direttiva europea del 2000 che dispone la protezione contro le discriminazioni, e ha invece risposto all’emergenza avviata da Ponticelli con un pacchetto di misure che stigmatizza ulteriormente il diverso e fomenta il clima di razzismo.

Dopo aver dettagliato gli eventi che vanno dall’arresto della rom e il seguente assalto con bottiglie incendiarie del campo nomadi, il rapporto racconta gli altri fatti di cronaca che si sono prodotti in quei giorni. Piccole e grandi discriminazioni, aggressioni e assalti. E le misure del governo.
In particolare il Pacchetto sicurezza, che «include misure che facilitano la deportazione degli immigrati irregolari e criminalizza gli ingressi non autorizzati nel paese». E l’annuncio dell’intenzione di utilizzare i militari in un clima di stato d’emergenza nomadi in Campania, Lazio e Lombardia. Con tanto di Commissari straordinari a Roma, Milano e Napoli.
A fianco delle misure anche le parole di quei giorni. Quelle del Presidente della Repubblica Napolitano che denuncia un clima d’intolleranza che va contro i principi della Costituzione. Quelle muscolose della destra napoletana che chiede al sindaco della città lo sgombero di tutti i campi nomadi perché «è ora di finirla con le mezze misure».
Oppure le frasi del ministro delle Riforme, che il rapporto non cita per nome, ma noi sappiamo essere Umberto Bossi, che in quel clima filosofeggiava spiegando che quando «il popolo perde la pazienza reagisce». O le parole del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, che lombrosianamente spiegava come ogni gruppo etnico sia legato a specifici crimini. Tesi rispresa dal Giornale, anch’esso finito nel rapporto per l’articolo in cui dimostra che «I rom rubano i bambini».
Visto dal rapporto dell’Agenzia dei diritti fondamentali, il clima italiano degli scorsi mesi appare alquanto fosco e caotico, irrazionale e preoccupante. Del resto, riporta il rapporto, durante tutto questo periodo le istituzioni internazionali non hanno mancato di richiamare l’Italia al rispetto dei diritti umani.
Lo ha fatto il commissario alle Pari opportunità il 20 maggio di fronte al Parlamento europeo quando ha criticato il modo con cui si fanno passare i rom come criminali. E lo ha fatto anche la parlamentare europea Viktoria Mohacsi, che dopo aver visitato i campi nomadi di Roma e Napoli ha dichiarato a Strasburgo che la situazione dei rom in Italia è una delle peggiori in Europa.
E poi ancora il Consiglio d’Europa, l’Ocse e l’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu che ha criticato il governo per le nuove leggi sull’immigrazione irregolare. E, per finire, la reazione della Commissione europea che con una lettera ha chiesto spiegazioni al governo italiano sulla sua intenzione di censire i rom e prender loro le impronte digitali.
Con queste eloquenti prese di posizione internazionali, non c’è da sorprendersi che l’Italia sia finita sotto la lente d’osservazione europea. E neanche che un’Agenzia come quella per i diritti fondamentali si sia interessata del nostro paese. di Luca Sebastiani

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