giovedì 14 agosto 2008

Verona caput fasci

L'antefatto: tredici anni fa il Consiglio comunale di Verona - caso unico, in Europa - rigetta la Risoluzione di Strasburgo, dichiarando l'omosessualità "contro natura". I pochi cittadini che si oppongono, sdraiandosi per protesta sulle strisce pedonali vicino al Municipio, vengono trascinati in caserma e denunciati per blocco del traffico. I politici locali, dal centro alla destra, nel corso del dibattito in aula pronunciano frasi inquietanti: contro i gay ("devono cedere gli attributi alla chirurgia per la tranquillità di tutti"), contro l'aborto ("ci dovevano pensare quando hanno aperto le gambe"), contro l'emancipazione femminile ("la donna torni alla sua vocazione naturale, che è di tutti gli animali").
Questa la premessa. Lontana, nel tempo, ma vicinissima, negli umori e nelle idee di una certa classe politica. E a cui, tredici anni dopo, segue la tragedia: il primo maggio 2008, sempre a Verona, un gruppo di militanti di estrema destra uccide Nicola Tommasoli, un ragazzo "colpevole" di avere i capelli lunghi. Ed è per raccontare tutto questo - ciò che accaduto nella città scaligera, ma più in generale l'oscurantismo e l'intolleranza in salsa italiana - che uno dei giovani divi italiani più amati, Elio Germano (in foto), sta portando in giro per l'Italia uno spettacolo teatrale dal titolo inequivocabile: Verona caput fasci. "Un modo per reagire a quelle vicende - racconta il protagonista - e a tutto quello che sta succedendo in queste settimane: le aggressioni, la campagna contro i rom".
E il risultato è uno show scarno, forte, militante, tutto all'insegna dell'impegno civile. In cui l'attore under 30 più amato dai nostri registi - ha conquistato tutti con Mio fratello è figlio unico, recentemente lo abbiamo visto in Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, nel Mattino ha l'oro in bocca di Francesco Patierno, in Nessuna qualità agli eroi di Paolo Franchi - recita sul palco quasi da solo. Visto che accanto ha solo l'attrice teatrale Elena Vanni, che ha anche scritto il testo insieme a lui. Loro due si presentano in scena in piedi, la scenografia è fatta solo da un paio di sedie che evocano gli scranni del Consiglio comunale veronese in cui quell'incredibile dibattito su omosessualità, aborto, ruolo della donna si svolse.

Il testo di Germano riporta fedelmente molte di quelle frasi, per dare l'idea dell'humus culturale, prima che politico, di quella classe dirigente (tra le perle l'affermazione secondo cui i gay "bisognerebbe tutti farli capponi", pronunciata da un consigliere della Lega). Ma dà voce anche ai cittadini che si opposero, e che sono stati denunciati. "Tutto è nato così, sull'onda dell'indignazione - racconta Elio, che vedremo in autunno in Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari, e a inizio 2009 in Come Dio comanda di Gabriele Salvatores - era maggio, credo, e ascoltando Radio Onda Rossa ho sentito di quella vicenda. E ho capito che dovevo reagire, che potevo fornire un'occasione per parlare di questa cosa".
Un comportamento insolito, da parte di un attore di primo piano come lui: mettere la faccia, il tempo, le energie, in un progetto minore, di quelli che non danno visibilità né titoli sui giornali. "E' che mi sembrava una cosa importante - spiega lui, schernendosi quando gli si fa notare un impegno civile non proprio comune - e comunque si tratta di un progetto estemporaneo, non impegnativo dal punto di vista formale: io lo definisco uno spettacolo punk, per dare l'idea della sua immediatezza".
Un lavoro che ha comportato una ricerca su quei famosi verbali del Consiglio comunale veronese. "Contengono frasi agghiaccianti - racconta ancora Germano - pronunciate da personaggi appartenenti a diverse forze politiche dell'epoca, dai popolari ad An. A me non importa la loro appartenenza, ma il tipo di opinioni che esprimono. Cose tipo che le donne devono stare a casa, o l'equazione omosessualità uguale pedofilia. Per me questo 'viaggio' è stato importante, per capire che l'intolleranza viene da lontano. E che ha generato la morte di ragazzi come Nicola o Renato" (Renato Biagetti è stato ucciso a Roma, dopo una festa reggae).
Insomma, per l'attore, un'estate all'insegna dell'impegno: lo spettacolo è stato presentato in diverse città - a Bologna, ad esempio - e domenica 18 chiude in bellezza il Clorofilla Festival che si tiene nel grossetano, nel Parco della Maremma.
"Andiamo quasi ovunque ce lo chiedono - spiega lui - o almeno dove sono sicuro che non ci chiamano solo per avere un attore noto ospite di una manifestazione". Un bell'esempio di rigore, da parte di un attore che non si è montato la testa. E che a breve riprenderà anche la sua attività più ufficiale, nel cinema che conta: alla Mostra di Venezia riceverà il premio Diamanti al cinema; al Festival di Roma, ci sarà il suo film girato con Vicari. Ma senza vendersi l'anima. di Claudia Morgoglione

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