giovedì 27 agosto 2009

Pagnacco (Ud), la Chiesa cattolica e le minoranze sinte e rom

Le minoranze: dinamiche per la società e per la Chiesa”. Questo il tema del convegno nazionale della Pastorale dei Rom e Sinti della Fondazione Migrantes che si svolgerà a Pagnacco (Ud) da oggi pomeriggio (fino al 30 agosto). “Spesso le minoranze - spiegano i promotori - non hanno tanta considerazione, sono emarginate, private di alcuni loro diritti, considerate pericolose... Tra queste minoranze quella dei Rom e dei Sinti è la più numerosa, ma con maggiori pregiudizi negativi e soprattutto pericolosa per la nostra sicurezza”. Tra gli operatori che da anni hanno fatto la scelta di condividere la vita con questo popolo - si legge ancora nella presentazione del convegno – è nato “un rapporto di reciproco dono e riconoscenza”. Il convegno, partendo da questa minoranza, vuole “aiutarci a capire la capacità che i Rom e Sinti hanno di migliorare la nostra vita umana e cristiana”.
Protagonisti della tre giorni saranno infatti loro che, a partire dalla loro vita e dalle loro scelte, “ci aiuteranno a crescere e a trovare nuovi spunti e stimoli per la nostra vita sociale ed ecclesiale”. Oltre alle relazioni e ai lavori di gruppo è previsto un momento di riflessione e preghiera al cimitero di Gornars, ex campo di concentramento fascista.
“Le minoranze sono uno stimolo a cambiare per la società e per la Chiesa”: don Federico Schiavon (in foto), direttore dell'Ufficio per la pastorale dei rom e dei sinti della fondazione Migrantes della Cei, spiega così, in un colloquio con l'ASCA, il senso del convegno nazionale. Suo il compito di organizzare quei preti - poco meno di una decina - che in Italia hanno deciso di vivere a fianco dei Rom e dei Sinti, andando a risiedere insieme a loro nei campi, insieme a quelle molte famiglie e parrocchie che con gli 'zingari' hanno stabilito un rapporto umano e cristiano costante.

La situazione dei Rom e dei Sinti italiani, spiega il sacerdote, è ancora difficile, anche se è passato il momento in cui gli 'zingari' dominavano le prime pagine dei giornali: “Con la schedatura e le impronte digitali per ora sembra tutto fermo. Forse erano state soltanto una boutade, buttata lì perchè serviva in quel momento”. “Oggi - prosegue don Schiavon - c'è una situazione di incertezza nei campi. Non si sa bene come muoversi e cosa fare. Non c'è molta chiarezza dal punto di vista ufficiale: ogni comune, ogni zona ha leggi e regolamenti propri”. Il fatto che si siano spenti i riflettori sui campi, però, “non significa che non ci siano ancora problemi, casi di intolleranza, episodi di diritti negati. La vita per rom e sinti non è tornata normale e semplice, va sempre avanti nella difficoltà e nel pregiudizio. Ci sono ancora sgomberi di campi, famiglie che vengono mandate via, come accaduto a Milano in questi giorni, senza porsi il problema di dove andrà a stare la gente”.
Quello che preoccupa don Schiavon e la Chiesa, però, è soprattutto il clima che si respira in alcune regioni, soprattutto al nord, dove operano la maggior parte degli operatori cattolici a contatto con i Sinti e i Rom: “Si respira un'aria di intolleranza, e anche i cattolici rischiano di venirne contagiati”. ''La Chiesa - nota però il sacerdote - negli ultimi tempi, forse perchè provocata o stimolata da tante cose dette, credo si sia accorta della pericolosità delle azioni e della propaganda della Lega”. “C’è il rischio molto forte che queste idee entrino nell'anima dei cristiani. Monsignor Veglio', monsignor Marchetto, come tanti preti, richiamano invece i cristiani ai valori fondamentali, come la vita di ogni essere umano”. da ASCA

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