giovedì 29 aprile 2010

Napoli, Petru e la fisarmonica rinchiusa

Marco Ricci, 29 anni, figlio del boss Gennaro dei Quartieri Spagnoli, sarà processato insieme ai cugini Maurizio e Salvatore Forte per la sparatoria davanti alla fermata della Cumana a Montesanto del 26 maggio 2009 durante la quale una pallottola vagante uccise il musicista rumeno Petru Birlandeau. Il gup Paola Laviano ha infatti rinviato a giudizio i tre arrestati del 'commando' del clan Ricci che fronteggiò i rivali Mariano quella sera per imporre il proprio controllo sul territorio. Il processo comincerà il 24 maggio davanti alla III sezione della Corte di Assise. In quella sparatoria tra la folla rimase ferito alla spalla anche un ragazzo 14enne. Marco Ricci fu arrestato a Terracina a luglio dello scorso anno.
Petru morto per sbaglio, morto di camorra. A febbraio una cerimonia per ricordarlo, alla stazione di Montesanto. C’erano proprio tutti:
Alfonsina De felice, Assessore regionale alle Politiche Sociali e all'Immigrazione; Pasquale Colella, Professore di Diritto Canonico presso l'Università degli Studi di Salerno; Alessandro Pansa, Prefetto di Napoli; Santi Giuffrè, Questore di Napoli; Razvan Victor Rusu, Ambasciatore straordinario e pluripotenziario della Romania; Giulio Riccio, Assessore comunale alle Politiche Sociali; Don Gaetano Romano, vicario episcopale per la Carità; Raffaello Bianco, Amministratore delegato Sepsa, Società che gestisce la Metropolitana.
…e non potevano mancare: Enzo Esposito dell'associazione Opera Nomadi di Napoli; Marco Rossi della Comunità di Sant'Egidio; Cgil, Cisl e Uil (sic!).
Non c’era Angelica, sempre carcerata allo scoglio di mare, non c’era Mirela, fuggita in Romania. Non c’erano i piccoli Raluca e Ricardo.
Ma tutti quelli che c’erano, davanti a quella fisarmonica traforata da un proiettile e rinchiusa nella teca, giurarono il loro impegno per non dimenticare.

Così Enzo Esposito a Repubblica: «L'idea è quella di lasciare a Napoli la musica di Petru, un ricordo simbolicamente forte, ma che evoca anche un po' di poesia. C'è bisogno di poesia in tutta questa storia. Perché se indifferenza c'è stata, c'è stata anche tanta solidarietà e ha ragione il Sindaco quando dice che le istituzioni, tutte, non hanno mai lasciato sola Mirela». Non era vero…
«Nonostante numerose note e ampio carteggio - scrive al «Mattino» l’avvocato Marco Croce, legali di parte civile che rappresenta la moglie della vittima, Mirela Boboaca e i suoi giovanissimi figli Raluca e Ricardo - dopo quasi un anno non consta che né il Comune di Napoli, né la Regione Campania abbiano preso in considerazione la serietà, anzi la drammaticità della situazione del nucleo familiare del suonatore rom ucciso accidentalmente nella sparatoria del 26 maggio 2009. Passato il clamore del tragico evento non si ha la percezione di un vero vincolo di solidarietà della comunità verso la moglie e i due piccolissimi figli: essi attendono - ora come allora - di conoscere se sussiste una qualsivoglia tipologia, l’entità nonché i tempi e le modalità di corresponsione di provvidenze, erogazioni, raccolte di fondi e liberalità stanziati in loro favore».
Una presa di posizione ferma e chiara, quella dell’avvocato. Anche perché, prosegue, «non si rinviene ancora nemmeno alcuna notizia dei 5000 euro che sarebbero stati già stanziati dalla Regione in favore dei nostri patrocinati» «Preme rimarcare - aggiunge il legale - che la nostra assistita e i suoi figli, oltre alla ferita morale certamente non rimarginabile, versano in condizioni economiche di assoluta indigenza, avendo perduto con il padre e compagno la fonte esclusiva del loro sostentamento».
Così avanti, senza poesia, a maggio inizia il processo per la morte di Petru Birladeanu… e si attende il Giudizio di Cassazione per Angelica. Próxima Estación Esperanza. di Giancarlo Ranaldi

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