lunedì 9 gennaio 2017

Addio a Zygmunt Bauman, il filosofo della modernità

E' morto Zygmunt Bauman, filosofo e sociologo polacco che ha spiegato a tutti e tutte noi la post modernità della società contemporanea. E' una grande perdita perché la sua voce in questi ultimi anni si levava contro l'Europa e l'Occidente dei muri e del razzismo. In questo triste giorno vi riproponiamo la metafora del giardino, tratta dal libro Modernità e Olocausto in cui Bauman ha spiegato che la discriminazione e infine l'Olocausto non sono incidenti nel percorso secolare di crescita dell'Occidente, ma sono inestricabilmente legati alla logica interna della stessa modernità così come si è sviluppata nella nostra società.

La cultura moderna è una cultura del giardinaggio. Essa si definisce come il progetto di una vita ideale e di un perfetto ordinamento della condizione umana. A ben guardare, essa definisce se stessa e la natura, nonché la distinzione tra le due cose, attraverso la propria radicata diffidenza verso la spontaneità e la propria aspirazione a un ordine migliore, necessariamente artificiale.

A prescindere dal progetto complessivo, l'ordine artificiale del giardino richiede strumenti e materie prime. Inoltre ha bisogno di essere difeso dal costante pericolo costituito, ovviamente, dal disordine. L'ordine, concepito anzitutto come progetto, determina poi quali debbano essere gli strumenti, quali le materie prime, che cosa è inutile, che cosa è irrilevante, che cosa è dannoso, quali sono le erbe infestanti o i parassiti. Esso classifica tutti gli elementi dell'universo in rapporto a se stesso.

Questo rapporto è l'unico significato che esso concede loro e che tollera, è l'unica giustificazione dell'azione del giardiniere, differenziata in funzione di quel rapporto. Dal punto di vista del progetto tutte le azioni sono strumentali, mentre tutti gli oggetti dell'azione sono o mezzi o impedimenti.

Il genocidio moderno, analogamente alla cultura moderna in generale, può essere concepito come il lavoro di un giardiniere. È semplicemente uno dei tanti compiti che devono essere svolti da quanti trattano la società come un giardino. Se il progetto di un giardino definisce le proprie erbe infestanti, allora vi sono erbe infestanti dovunque vi sia un giardino. E le erbe infestanti vanno sterminate. Sradicarle è un'attività creativa, non distruttiva. Non differisce per sua natura da altre attività che contribuiscono alla costruzione e alla conservazione del giardino perfetto.

Tutte le immagini della società come giardino definiscono alcune parti dell'ambiente sociale come erbe infestanti umane. Analogamente alle altre erbe infestanti, esse devono essere isolate, arginate, bloccate nella loro propagazione, rimosse e tenute fuori dai confini della società; se tutti questi mezzi si rivelano insufficienti, esse devono essere sterminate.

Zygmunt Bauman, Modernità e Olocausto, Il Mulino, 1992, pagine 135 e 136

Foto del settembre 2012 al Festival Letteratura di Mantova

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