venerdì 28 dicembre 2018

Gallarate (VA), violata la dignità delle persone

La manifestazione nell'imminenza dello sgombero
A Gallarate viene violata da mesi la dignità delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta. Fra pochi giorni l'Amministrazione comunale ha intenzione di lasciare senza alloggio sessantanove persone, di cui trentotto minori e cinque persone anziane, dopo che sono state sgomberate dall'area che lo stesso Comune di Gallarate aveva predisposto undici anni fa. Dopo le diffide al Prefetto di Varese e al Sindaco di Gallarate, Sucar Drom e Upre Roma inviano una diffida formale al Dirigente dei Servizi sociali del comune.

Le famiglie, appartenenti alla minoranza linguistica sinta, risiedono a Gallarate dalla fine dell'Ottocento. Sono famiglie che fino alla crisi economica degli Anni Settanta del secolo scorso lavoravano nello spettacolo viaggiante, prima con il circo e dopo con le giostre. La crisi li ha portati a fermarsi nel Comune di residenza abbandonando lo spettacolo viaggiante e vivendo di commercio di materiali ferrosi e di piccola merceria.

A Gallarate hanno sempre abitato con roulotte e carovane di proprietà in via de Magri, in pieno centro cittadino, fino al 2007 quando l'Amministrazione comunale ingiunge lo sgombero dall'area per destinarla ad un'opera pubblica. Le famiglie presentano ricorso al TAR e vincono, per tale ragione il Comune allestisce un area provvisoria in via Promessi Sposi nell'estrema periferia della città, a ridosso dell'autostrada, dando la concessione per un solo anno.

L'area ha spazi non adatti alle esigenze delle famiglie che posizionano sulle piazzole le loro case mobili: é tanto stretta che se scoppiasse un incendio distruggerebbe tutte le case. Nel settembre 2008, al momento del rinnovo della concessione, sia le famiglie che l'Amministrazione comunale esprimono sulla stampa locale una valutazione positiva del primo anno ma arbitrariamente non viene rinnovata formalmente la concessione. La situazione abitativa viene lasciata proseguire in modo tacito.


Nel 2010 l'Amministrazione comunale attiva le procedure di sfratto contro le famiglie che ricorrono in tribunale, dove vengono sospese. Nel 2012 sono ritirate le procedure di sfratto e viene rivista la concessione con l'istituzione della figure del custode sociale. In realtà la situazione è lasciata proseguire come nulla fosse successo. Lo stesso anno prende avvio il servizio di doposcuola attivato da volontari con un accordo con l'Amministrazione comunale che autorizza nell'area la posa di mono blocco ad uso aula per i compiti. Attività svolta fino a giugno 2018, quando l'Amministrazione intima l'abbattimento del manufatto.

Nel mese di aprile di quest'anno l'Amministrazione comunale, guidata da Andrea Cassani, ingiunge con un'ordinanza ad hoc per ogni famiglia residente l'abbattimento di tutti i manufatti presenti sulle piazzole, contestando l'abuso edilizio. Le famiglie presentano ricorso al Presidente della Repubblica che non può disporre la sospensiva all'ordinanza come invece può disporre il TAR. Solidali alle famiglie si riuniscono circa una ventina di associazioni di Gallarate, tra cui le ACLI, l'ANPI, la CGIL e la CISL, insieme a Sucar Drom di Mantova e Upre Roma di Milano.

Alla fine di luglio il Sindaco Cassani annuncia per il 2 agosto lo sgombero dell'area di via Promessi Sposi, mandando nella disperazione adulti e bambini che confidavano in un ripensamento da parte dello stesso Sindaco. Lo sgombero viene rimandato anche perché i rappresentanti della Comunità sinta gallaratese, insieme alle associazioni, incontrano il Prefetto di Varese chiedendo di sospendere lo sgombero senza soluzioni abitative alternative e di promuovere un tavolo di mediazione con l'Amministrazione comunale. Dopo poche settimane la Prefettura fa intendere l'impossibilità di convocazione di un tavolo. Il Prefetto ad un incontro successivo non lascia speranze, si procederà con l'abbattimento di tutti i manufatti presenti in via Promessi Sposi n. 50.

Il Sindaco Cassani dal mese di agosto rilascia dichiarazioni alla stampa in maniera tambureggiante affermando falsità, quale la presenza di una villa (tre container uniti) e di una piscina (in plastica) in via Promessi Sposi. Le associazioni si mobilitano con presidi e organizzando eventi pubblici con l'obbiettivo di sensibilizzare l'oppinione pubblica, fortemente suggestionata dagli annunci anche su Facebook da parte del Sindaco. La voce della comunità è spesso oscurata sui media, in particolare Malpensa24 offre notizie a senso unico negando ripetutamente di concedere spazio ai rappresentanti della Comunità sinta gallaratese, in violazione al codice di deontologia dei giornalisti.

In un incontro drammatico il Sindaco Cassani annuncia ai rappresentanti della Comunità sinta gallaratese che a fine novembre vi sarebbe stato lo sgombero. Sucar Drom e Upre Roma inviano immediatamente una diffida prima al Sindaco e successivamente al Prefetto, intimando la predisposizione di un piano abitativo alternativo per tutti i nuclei famigliari come prescritto dalla legislazione vigente e in accordo con le stesse famiglie.

Nelle ore precedenti lo sgombero l'Amministrazione comunale allestisce una tendopoli e offre alle famiglie mille euro per ogni figlio se accettano di abbandonare il territorio di Gallarate. Le famiglie giustamente rifiutano questa proposta razzista e organizzano una manifestazione che sfila per le vie della città.

Nell'imminenza dello sgombero i rappresentanti di comunità scelgono di essere rappresentate legalmente dall'avvocato Pietro Romano che sostituisce l'avvocatessa Pia Cirillo. Il 27 novembre inizia lo sgombero, un dramma che durerà tre giorni. Ancora oggi intere famiglie si recano in via Promessi Sposi n. 50, incredule di quanto accaduto. Un trauma che ha segnato in maniera indelebile tutta la Comunità sinta italiana.

Il 30 novembre l'Amministrazione comunale di Gallarate invita le sessantanove persone, di cui 38 minori e cinque anziani, ad alloggiare presso il Grand Hotel Milano Malpensa nel comune di Somma Lombardo, limitrofo a Gallarate. Il Sindaco di questo piccolo comune incontra immediatamente il Prefetto e dichiara alla stampa "Ho sentito Cassani e ho ribadito il concetto che, essendo loro cittadini gallaratesi, è la città di Gallarate che deve trovare la soluzione nel lungo periodo" e ancora "Ci aspettiamo che la situazione sia risolta entro i trenta giorni indicati dall’amministrazione di Gallarate: noi siamo pronti a collaborare, ma la responsabilità, ripeto, resta in carico al Comune di Gallarate".

Oggi sta scadendo l'impegno dell'Amministrazione comunale di Gallarate per alloggiare le famiglie presso la struttura alberghiera a Somma Lombardo. In queste ore l'avvocato e le associazioni si sono attivate per chiedere una sistemazione alternativa per le famiglie.

Ad oggi non risulta un'attivazione dei servizi preposti con azioni atte a rispettare quanto prescritto dalla legislazione vigente in fatto di protezione sociale. Infatti in caso di allontanamento delle famiglie dalla struttura ricettiva a Somma Lombardo si creerebbe una situazione di forte allarme sociale e sanitario per sessantanove cittadine e cittadini italiani che sarebbero di fatto discriminate su base etnico razziale, vedendosi negati i livelli essenziali di assistenza così come prescritto dagli artt. 1, 2 e 22 della Legge 328/2000.

Per tali ragioni Sucar Drom e Upre Roma invieranno nelle prossime ore una diffida formale al Dirigente dei Servizi sociali del Comune di Gallarate affinché sia prolungata la permanenza presso la struttura alberghiera o sia predisposta un'alternativa abitativa. Nel contempo si è chiesta l'attivazione di un tavolo di confronto settimanale tra i servizi sociali del Comune di Gallarate, le famiglie e le rappresentanza del terzo settore per predisporre soluzioni abitative sul medio e lungo periodo.

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