giovedì 3 gennaio 2019

Gallarate (VA), la città incivile lascia in strada intere famiglie

Siamo ad un mese dallo “sgombero” dell’area comunale attrezzata di via Lazzaretto e dall’allontanamento dalle proprie dimore delle numerose famiglie di cultura sinta che vi risiedevano. Siamo in presenza di un’azione volta a discriminare e negare l’esistenza di una minoranza linguistica, di un’azione volta a rifiutare l’inclusione sociale di questa comunità.

L’amministrazione appellandosi in modo strumentale ad un “legalismo” astratto, crede di potere risolvere i “problemi della città” negandoli o spostandoli altrove. Abdicando così al proprio ruolo, non rispettando né la Costituzione, né le leggi italiane ed europee. L’oneroso costo dello sgombero è ormai stato di svelato, e siamo solo all’inizio. Al di là della cifra esatta, tanti soldi potevano essere utilizzati diversamente, per aiutare i concittadini in difficoltà, per le sempre urgenti manutenzioni delle scuole, per progetti culturali, per la promozione della nostra città e in parte forse anche per il superamento in positivo delle condizioni di regolarizzazione ed integrazione riferite al campo.

Ci sono anche i costi sociali: l’incremento della marginalità, la difficoltà creata alla frequenza dei minori alle scuole (che è un obbligo ma pure un diritto), l’ulteriore aumento del numero dei cittadini che non hanno una casa in una città dove l’emergenza abitativa è altissima e le risorse che il comune può mettere a disposizione ridottissime rispetto alle reali necessità. Di fronte a 69 cittadini gallaratesi, l’amministrazione tutta non può fare come Ponzio Pilato e lavarsene le mani dopo avere creato il problema. Oggi l’amministrazione deve dimostrare di avere coraggio, di essere capace di affrontare i problemi e di cercare una soluzione. Di dare risposta a chi tra breve non avrà più dove andare in conseguenza delle scelte attuate dal Comune.


Occorre attivare azioni concrete che diano alloggi dignitosi a chi ha diritto a rimanere a Gallarate, perché qui residente proprio come a tutti gli altri cittadini gallaratesi in difficoltà, che ugualmente non trovano risposte adeguate da parte dell’amministrazione. Diverse famiglie sinte hanno richiesto da oltre un mese un alloggio di emergenza, senza ricevere neppure una risposta. Non si è trattato di rivolgersi semplicemente al comune, perché in questi mesi si sono attivate per ricercare soluzioni alternative, quelle soluzioni che avrebbero dovuto esserci prima dello sgombero, che siano rispettose delle norme e anche della propria volontà di vivere in una comunità. Come sanno tutti quelli che vivono di lavoro precario, non è facile trovare case in affitto con buste paga che oggi ci sono e domani chissà.

L’amministrazione comunale, i servizi sociali, gli enti preposti, senza qui entrare nel merito degli obblighi di legge, di fronte a questa situazione, hanno l’obbligo, per lo meno morale, di verificare ed attivare ogni percorso utile ad individuare e rendere praticabile una soluzione dignitosa. Nel contempo sarebbe auspicabile, a tutela di propri cittadini, che vengano ricercati e richiesti attivamente dalla amministrazione comunale, fondi europei, nazionali e regionali per sostenere una progettualità condivisa. Oggi occorre affrontare l’emergenza, creata dalla decisione dell’amministrazione comunale, con attenzione alla tutela dei diritti delle categorie deboli, nella salvaguardia della unità dei nuclei familiari. Una città che lascia per strada dei bambini e degli anziani, qualunque sia la loro cultura, o provenienza, che rompe legami familiari e relazioni, non può dirsi civile.

A perdere saremmo tutti non solo le famiglie sinte. Per questo le associazioni continueranno ad operare per contribuire a trovare le possibili soluzioni, per favorire la convivenza e il rispetto reciproco nella nostra città, per tutelare i diritti delle minoranze e dei cittadini in difficoltà.

Rete delle associazioni gallaratesi

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