domenica 3 febbraio 2008

Eu, i Rom e i Sinti sono discriminati

Viste le discriminazioni subite dai circa dieci milioni di Rom e Sinti nell'UE, il Parlamento chiede una strategia europea e finanziamenti per promuovere la loro inclusione sociale. Occorre porre fine alla loro segregazione nell'istruzione, sostenerne l'integrazione nel mercato del lavoro e, con microcrediti, aiutarli ad avviare attività imprenditoriali. E' anche necessario migliorare le loro condizioni nelle baraccopoli e garantire loro l'assistenza sanitaria. Va poi riconosciuto il Porrajmos, la persecuzione su base razziale subita da queste popolazioni nel periodo compreso tra il 1936 e il 1945.
Con 510 voti favorevoli, 36 contrari e 67 astensioni, il Parlamento ha approvato una risoluzione sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL che sottolinea anzitutto come i circa 10 milioni di Rom e Sinti che vivono nell'Unione europea siano vittime di discriminazioni razziali, nonostante gran parte di essi siano diventati cittadini dell'UE a seguito degli ampliamenti del 2004 e del 2007, «beneficiando del diritto ... di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri». Osserva inoltre che "l'antizingarismo" o fobia dei rom «è ancora diffuso in Europa», ma anche «promosso e utilizzato dagli estremisti», culminando talvolta «in attacchi razzisti, discorsi improntati all'odio, attacchi fisici, espulsioni illegali e vessazioni da parte della polizia».
Nel condannare «senza eccezioni e senza ambiguità possibili» tutte le forme di razzismo e di discriminazione cui sono soggetti i Rom e i Sinti e altre comunità considerate "zingari", il Parlamento considera che la situazione dei Rom e dei Sinti europei sia «diversa» da quella delle altre minoranze e, pertanto, è giustificata «l'adozione di misure specifiche a livello europeo».
Sollecita quindi la Commissione a sviluppare una strategia quadro europea per l'inserimento dei rom, che miri a dare coerenza alle politiche dell'UE a favore della loro inclusione sociale e ad elaborare un piano d'azione comunitario dettagliato che fornisca un sostegno finanziario per la realizzazione di questo obiettivo. A un commissario dovrebbe essere attribuita la competenze di coordinare la politica per i rom.
Osservando che la segregazione nell'istruzione «continua ad essere tollerata negli Stati membri dell'Unione europea», condizionando in modo permanente «la capacità dei bambini rom di sviluppare e di sfruttare il loro diritto ad uno sviluppo educativo», il Parlamento sollecita la Commissione a rafforzare, in via prioritaria, la legislazione antidiscriminazione in questo campo. A suo parere, inoltre, occorre intensificare gli sforzi per finanziare e sostenere, negli Stati membri, azioni intese ad integrare i bambini rom e sinti, sin dalla più tenera età, nei sistemi di istruzione ordinari.
Le comunità rom e sinti, per i deputati, «presentano in media livelli inammissibilmente elevati di disoccupazione». La Commissione dovrebbe pertanto sostenere l'integrazione dei Rom e dei Sinti nel mercato del lavoro mediante un sostegno finanziario alla formazione e alla riconversione professionale, azioni positive, un'applicazione rigorosa delle leggi antidiscriminazione nel settore dell'occupazione e misure atte a promuovere presso i rom il lavoro autonomo e le piccole imprese. A quest'ultimo proposito, invitano la Commissione a considerare la possibilità di un sistema di microcredito per promuovere l'avvio di piccole imprese e «sostituire la prassi dell'usura».
Sottolineano poi l'importanza di promuovere la presenza dei Rom e dei Sinti a tutti i livelli dell'amministrazione pubblica, comprese le istituzioni europee.
Il Parlamento sottolinea poi che «condizioni di vita deplorevoli e insalubri e una ghettizzazione evidente» sono fenomeni ampiamente diffusi tra i Rom e i Sinti, i quali sono regolarmente «vittime di espulsioni forzate o viene loro impedito di abbandonare tali aree». Sollecita quindi la Commissione a sostenere programmi volti a porre fine al fenomeno delle baraccopoli rom – «che generano gravi rischi sociali, ambientali e sanitari» – e a sostenere altri programmi che offrano modelli positivi e riusciti di alloggio per i rom. Facendo proprio un altro emendamento della deputata italiana, il Parlamento sollecita inoltre gli Stati membri a risolvere il problema dei campi, «dove manca ogni norma igienica e di sicurezza e nei quali un gran numero di bambini rom muoiono in incidenti domestici, in particolare incendi, causati dalla mancanza di norme di sicurezza adeguate».
Consiglio, Commissione e Stati membri sono poi invitati a sostenere programmi nazionali volti a migliorare la situazione sanitaria delle comunità rom e sinte, in particolare introducendo un adeguato programma di vaccinazioni per i bambini. In proposito, il Parlamento sollecita la fine dell'esclusione sistematica di talune comunità rom e sinte dall'assistenza sanitaria, come anche delle «violazioni estreme dei diritti dell'uomo» nell'ambito del sistema sanitario, «comprese la segregazione razziale nelle strutture sanitarie e la sterilizzazione forzata delle donne rom». La maggior parte di queste ultime, osservano peraltro i deputati, subisce una doppia discriminazione, «in quanto rom e in quanto donne». Se i deputati sono d'accordo nell'invitare gli Stati membri a combattere i maltrattamenti delle donne rom, hanno però respinto un altro emendamento proposto dalla deputata italiana Roberta Angelilli (Alleanza Nazionale) che chiedeva agli stessi Rom di rispettare i diritti umani, in particolare per quanto riguarda donne e bambini, «evitando matrimoni forzati».
Il Parlamento esorta la Commissione a creare una mappa paneuropea delle crisi, sulla cui base sono individuate e monitorate quelle aree dell'UE le cui comunità rom e sinte «risultano essere le più minacciate dalla povertà e dall'esclusione sociale». D'altro canto, riconosce che le competenze fondamentali e il principale investimento in termini di volontà politica, tempo e risorse «devono essere a carico degli Stati membri». Sottolinea poi l'importanza che riveste il fatto di coinvolgere le autorità locali per garantire un'esplicazione efficace degli sforzi volti a promuovere l'inserimento dei Rom e dei Sinti e a combattere la discriminazione.
Secondo i deputati infine, il Porrajmos «merita un pieno riconoscimento commisurato alla gravità dei crimini nazisti volti ad eliminare fisicamente i rom d'Europa, così come gli ebrei e altri gruppi mirati».

32 commenti:

Unknown ha detto...

Ci vorrebbero più parlamentari così, con senso pratico e buona volontà
http://www.europarl.europa.eu/meps/it/96760/TIZIANO_MOTTI_home.html

u velto ha detto...

ciao Arianna, noi Tiziano non lo conosciamo. Potresti metterci in contatto?

Baucho ha detto...

Saluti a tutti, vorrei dire un caso concreto di un giovane che si trova in carcere e sua moglie deve badare ai figli piccoli. Questa giovane donna l'hanno mandata via dal terreno dei parenti perché è agricolo e così i due bambini in età scolare perdono la scuola. Lei non ha residenza e credo sia apolide. C'è troppo casino nel luogo in cui adesso si è trasferita con il camper, perché la notte ci sono schiamazzi e così lei vorrebbe andare in un appartamento al costo di duecento euro al mese. Nessuno pare disposto ad aiutarla, e anch'io sono in difficoltà, così le ho consigliato di cercare una casa-famiglia o un altro posto dove potessero occuparsi di lei e dei suoi bambini di età dai due ai sette anni. Lei però mi dice che in questi posti devono informare gli assistenti sociali e questi poi le portano via i figli fino alla maggiore età. Chiedo a voi se c'è per cortesia una opportunità migliore per questa ragazza e i suoi figli. E' vero che gli assistenti sociali fanno questo? E poi, come fa una persona senza residenza a trovare lavoro? Questa giovane mamma mi aveva detto che andando i figli a scuola lei avrebbe ottenuto residenza, ma ora sono quasi sicuro che non vanno a scuola, oltretutto, da quel che so, sono stati i viglili a dirle di andare via dal terreno agricolo, creando questa situazione di disagio.
Vi ringrazio in anticipo per ogni cosa che mi potrete suggere. Ciao e grazie.

u velto ha detto...

Quella da te descritta è una delle tante situazioni che seguiamo. Il nostro consiglio è che la ragazza trovi riparo da un suo parente o da un parente del ragazzo, qualsiasi altra soluzione in questo momento (come la comunità) la sconsigliamo perchè ha ragione la ragazza ad aver paura delle assistenti sociali. Comunque per un approfondimento scrivi a carlo.berini@sucardrom.eu

Baucho ha detto...

Grazie. Proverò a darle il numero della Consulta di Milano di cui ho letto ora l'articolo. Certo che riflettendo su questa cosa mi sono reso conto che senza residenza una persona non può fare niente, né lavoro, né asilo, perciò cosa aspettano a dare una residenza o una cittadinaza a queste persone in difficoltà?
Scusate eh! Anch'io però, certe volte, non ci penso e dico che va tutto bene, ma altre volte, se ci penso, mi sembra che alcune persone hanno la vita che è complicata da un sacco di burocrazie, negligenze e chissà cosa. E ogni volta bisogna ricominciare, in salita! Scusate di nuovo ma non si può più continuare così; persone che si impegnano per migliorare non si può farle ritornare indietro al punto di partenza! Ci vuole che si lava con un colpo di spugna tutte queste complicazioni e si dà a queste persone un modo per ripartire con un aiuto. Chi ha la buona volonta poi prende la sua strada e va avanti con le sue forze. Non si può lasciare così le persone a risoversi tutte queste difficoltà. Io mi sono reso conto che senza permessi, senza residenza o senza cittadinanza ogni giorno c'è da affrontare un problema. Ma cosa aspetta questo Stato italiano?
OK, grazie di nuovo. Speriamo bene davvero. Ciao.

Baucho ha detto...

Domando scusa se ritorno su questo argomento, ma la situazione è cambiata in peggio. Negli ultimi tempi parecchi esercenti hanno avuto furti con scasso (non d'importi elevati, ma non vuol dire). Uno dei responsabili, che sono ragazzi minorenni trovati con la refurtiva, è il fratello di questa giovane mamma. E' toccata anche a me la stessa sorte. Questa ragazza, quando le ho detto che non l'avrei aiutata più, mi ha chiesto: cosa c'entrano i bambini? Io le ho risposto che non c'entrano niente, ma non voglio più aiutarla. Non è stata lei, non si può dare la colpa a lei per un reato commesso da suo fratello. Però, quando ho chiesto di sapere alcune cose da sua nipote riguardo al luogo in cui la zia si trovasse domiciliata con il camper, lei ha cercato di consigliare a sua nipote ciò che mi doveva dire per farlo quadrare con ciò che mi aveva detto lei (in pratica lei era già tornata dai parenti ma non voleva che io lo sapessi). Ne sono sicuro, perché una cosa è fare la cresta sulla spesa (e lo posso immaginare - non sono nato ieri) ma altra cosa è insegnare a mentire ad una giovane. Una persona deve essere libera di dire ciò che vuole e una persona più grande non le deve consigliare di mentire per il proprio tornaconto.
Scusate.

u velto ha detto...

Tutte le situazioni di marginalità hanno chiaro-scuri, per questo è sempre meglio che gli aiuti siano dati dalle strutture preposte che dovrebbero avere gli strumenti per farsi un quadro realistico della situazione. non è semplice, bisogna avere tanbta comprensione

Baucho ha detto...

Vi ringrazio per questa risposta. Capisco che gli aiuti sono dati dalle strutture preposte, ma queste strutture sono davvero in grado? Sono in grado di comprendere? I giovani che hanno in famiglia gli esempi di prigione, come fanno a essere diversi, se i loro genitori non vogliono? Se i suoi genitori gli dicono: bravo! Come posso io dire a un giovane che così non si fa? Ho visto giovani cambiare mentre i loro genitori si trovavano in carcere e non ho saputo comprenderli, e dopo ho detto a uno di questi giovani che doveva rispettare e onorare sua padre. Ho aggiunto che non doveva però fare cose sbagliate. Cosa sia giusto o sbagliato però chi lo può dire? I genitori amano i figli: questo è giusto. Li approvano quando sono furbi o quando rubano: questo non so se è giusto. Gli dicono che valgono quando riescono a portare a casa qualcosa. Lo avranno detto anche a me, lo direbbero credo a tutti i giovani. Devo ammettere che io non ho gli strumenti giusti per farmi un quadro realistico e che in fondo i furbi sono spesso anche simpatici, però questi chiaro-scuri va a finire che diventano tutti scuri! Queste cose le comprende meglio la minoranza. Queste situazioni sono comprese nelle minoranza, nel senso che fanno parte di essa. Buttarle fuori o buttarle via non è possibile. La minoranza le comprende sia nel senso che le capisce, sia nel senso che sono comprese nella minoranza.
Riguardo allo specifico dei chiaro-scuri, può essere che gli stessi chiaro-scuri rendano possibile la marginalità e l'emarginazione. Chiaro che nelle acque torbide la malavita può pescare meglio. Chiaro che chi va in giro sfaccendato senza un lavoro, qualcosa da fare lo trova sempre. Questa è una storia vecchia come il mondo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre. Lasciatemi sottolineare però che gli uomini hanno preferito le tenebre, i giovani no. I giovani non hanno potuto scegliere. Loro no!
OK, vi ringrazio per questa riflessione e speriamo bene.

Giove Broccoli ha detto...

Baucho non c'è niente da capire: hai voluto bene e pensi d'aver perduto. Ma non è così, perché in amore non si perde mai. Però se l'aiuto che dici d'aver dato non lo hai dato per loro ma per te stesso e sentirti migliore, allora fai bene a dispiacerti.

Baucho ha detto...

Non lo so. Non ho il diritto di giudicare. Lei mi aveva detto che suo fratello insieme con altri due ragazzi era stato arrestato e ho pensato che fosse per i furti avvenuti nei paesi della zona. Sarebbe però per uno solo di questi furti, perché gli altri furti non si sa chi può averli compiuti.
La situazione in particolare in questo paese da molto tempo era difficile. L'ostilità della gente del posto l'ho percepita in modo chiaro in più occasioni e in modo esplicito. Ho notato che questa ostilità non produceva niente di buono e faceva peggiorare le difficoltà di relazione. Dire che queste complicazioni erano previste non so se è giusto. C'è anche gente comprensiva e di buon cuore. Riguardo a me, io come persona mi metto in relazione con le persone che incontro, e se abbiamo opposte vedute non posso dire: OK va bene.
Riguardo ai genitori, io penso che vogliono che i figli si comportino come gli insegnano loro.
Ciao Giove, grazie.

Giove Broccoli ha detto...

Ma perché te la prendi tanto Baucho?

Baucho ha detto...

Perché mi hanno dato tanta gioia.

Giove Broccoli ha detto...

Vedi Bau, il cuore ti dice che tu sei giusto e loro sono giusti, la pancia ti dice che tu sei giusto perché li hai aiutatati e loro non sono giusti perché ti hanno ingannato, ma la testa cosa ti dice?

Baucho ha detto...

Dimmelo tu, Giove!

Giove Broccoli ha detto...

La testa ti dice che tu sei giusto, non sei sbagliato, ma puoi sbagliare e loro sono giusti, non sono sbagliati, ma possono sbagliare.
Ciao Bau!

Baucho ha detto...

Perbacco, Giove! Tu mi fai pensare che posso avere almeno quattro modi per mettermi in relazione con gli altri!
Vediamo se dico bene; adesso elenco quattro modi in cui mi approccio con gli altri:
1) io valgo e tu vali;
2) io valgo e tu NON vali;
3) io NON valgo e tu vali;
4) io NON valgo e tu NON vali.
E' giusto?

Giove Broccoli ha detto...

Perbraccobaldo Bau! Penso che sia giusto. E qual è secondo te il modo costruttivo per mettersi in relazione con gli altri e qual è invece il modo distruttivo?

Baucho ha detto...

OK Giove. Mi pare che il quarto tipo, cioè io NON valgo e tu NON vali, sia un modo che porta alla rovina. Mi pare invece che il primo tipo, cioè io valgo e tu vali, sia un modo per costruire buone relazioni.

Giove Broccoli ha detto...

OK Bau. Sono concorde. Mi fa piacere che tu sia riuscito a esprimere quello che sentivi; questa è la capacità che ha una persona adulta. E mi sei piaciuto in particolare quando hai detto che quelle persone ti avevano ingannato ma ti hanno dato tanta gioia. Mi compiaccio con te che hai provato ad usare un linguaggio nuovo. Bravo!

Doc.Spe. ha detto...

"Oh Baucho, Baucho! Prezioso Baucho! Ho bisogno del tuo aiuto! (Sì, sì! Vieni qui bell'allocco che ti spenno come un pollo!)".

Signor Baucho, l'episodio che ci ha raccontato è un film visto migliaia di volte, un vecchio gioco che si ripete da secoli sempre uguale, ad ogni latitudine, longitudine e altezza, QUALSIASI sia la cultura di appartenenza. Signor Baucho, NON C'ENTRA che la persona da cui lei si è sentito ingannato appartenga alla comunità rom. Lei, signor Baucho, DEVE fare le sue scuse.

Giove Broccoli ha detto...

Ha ragione Doc.Spe. Baucho devi fare le tue scuse.

Baucho ha detto...

Faccio le mie scuse. Il modo di comportarsi di una persona non è l'abitudine di un gruppo o di una comunità particolari ma si trova tale e quale in ogni latitudine, longitudine e altezza in tutto il mondo, senza distinzione tra una cultura e un'altra. Un modo di comportarsi non contraddistingue una cultura; dico che non può contraddistinguere una cultura perché lei mi ha fatto notare che il modo da lei descritto come esempio è comune in ogni parte del mondo, e ne posso dedurre che un modo non può essere bagaglio collettivo ma individuale e inconscio.
Quanto ho appena detto lo deduco dalla sua osservazione, Doc.Spe., un'osservazione che m'illumina sul film della mia vita. Le dico grazie per questo.

Doc.Spe. ha detto...

Fa bene a parlare del film della sua vita, signor Baucho, perché è questo che intendevo mettere in evidenza. Signor Baucho, il film della sua vita, che interpreta nella parte del cavaliere alla ricerca di dame in pericolo da salvare, non è il film che interpreta quell'altra persona. Diciamo per ipotesi che l'altra persona interpreti un film diverso dal suo, per esempio, in via del tutto teorica, il film della donna scaltra che cerca un pollo da spennare. In apparenza entrambi pensate di essere nello film, ma nella realtà sono due film diversi. Signor Baucho, lei è un cavaliere e vede nell'altra persona una dama in pericolo (ma si sbaglia, perché come avrà modo di capire non si tratta di una dama in pericolo). L'altra persona vede in lei un pollo da spennare (ma anche l'altra persona - probabilmente - si sbaglia, perché quello che credeva un pollo le scappa via). Immagino a questo punto che entrambi vi siate accorti di non prendere parte allo stesso film.
Dunque, signor Baucho, è stato illuminato dalle mie osservazioni e dice di aver capito il film della sua vita, ma mi dica una cosa: è davvero convinto che le dame da salvare si trovino nella foresta?

Doc.Spe. ha detto...

Fa bene a parlare del film della sua vita, signor Baucho, perché è questo che intendevo mettere in evidenza. Signor Baucho, il film della sua vita, che interpreta nella parte del cavaliere alla ricerca di dame in pericolo da salvare, non è il film che interpreta quell'altra persona. Diciamo per ipotesi che l'altra persona interpreti un film diverso dal suo, per esempio, in via del tutto teorica, il film della donna scaltra che cerca un pollo da spennare. In apparenza entrambi pensate di essere nello stesso film, ma nella realtà sono due film diversi. Signor Baucho, lei è un cavaliere e vede nell'altra persona una dama in pericolo (ma si sbaglia, perché come avrà modo di capire non si tratta di una dama in pericolo). L'altra persona vede in lei un pollo da spennare (ma anche l'altra persona - probabilmente - si sbaglia, perché quello che credeva un pollo le scappa via). Immagino a questo punto che entrambi vi siate accorti di non prendere parte allo stesso film.
Dunque, signor Baucho, è stato illuminato dalle mie osservazioni e dice di aver capito il film della sua vita, ma mi dica una cosa: è davvero convinto che le dame da salvare si trovino nella foresta?

Baucho ha detto...

Ha ragione, Doc.Spe. Preferirei però parlare di due persone qualsiasi in astratto, esulando dagli esempi fino a ora menzionati. Ci siamo soffermati a considerare due film: "Il cavaliere e la dama" e "La donna scaltra e il pollo". E abbiamo convenuto che impostare la propria vita seguendo il copione di questi film è un atto inconscio, oltre che individuale. Presupponendo che ci sia una grande varietà di film che ciascuna persona interpreta come un motivo principale della propria vita, tanti film equivalgono a tanti motivi inconsci, perciò tanti motivi di cui ciascuna persona non è a conoscenza. Bisogna ammettere che può capitare per un semplice calcolo delle probabilità che uno o due, ovvero alcuni di questi motivi inconsci si trovino con più facilità in un contesto o in un gruppo sociale. Veniamo ora al punto. Presupponendolo in base all'esperienza e desumendolo da opere letterarie e teatrali, posso dire che il film della donna scaltra e il pollo può essere agito con piccole differenze sia da chi è segretaria di un presidente o moglie di un capitano d'industria, sia da chi è in una condizione di estrema povertà. Il film del cavaliere e la dama può essere interpretato dal rampollo di una famiglia di Quaccheri come dal poeta pop nazionale o da una persona immigrata clandestina.
Il fatto che all'interno di un gruppo o di un contesto sociale si trovino con maggior frequenza pochi (o pochissimi) copioni del film della vita, con poche varianti, è presumibile sia dovuto alle rigidità e volontarie chiusure del gruppo o all'aggregazione volontaria per affinità in un contesto sociale. Un altro discorso meriterebbe d'essere considerato quando la chiusura del gruppo nei confronti del mondo esterno è imposta o l'aggregazione non è volontaria.

Doc.Spe. ha detto...

La sua sagacia è disarmante! Ha anticipato per la seconda volta quello che le volevo dire. Signor Baucho, visto che ha detto quasi tutto lei, ho deciso di abbuonarle il mio compenso professionale. Mi lasci aggiungere una cosa che penso vada rimarcata. Prendiamo ad esempio il film "Il ladro di galline e il contadino". Facciamo l'ipotesi che nella minoranza rom ci siano delle persone che impostano la loro vita con questo simpatico copione (simpatico tra virgolette). Dire questo è possibile perché anche in televisione si è potuto ascoltare persone di questa minoranza affermare candidamente di rubare (è proprio come se si leggesse nelle loro parole la soddisfazione di stare realizzando il film della loro vita; una compiutezza quasi invidiabile, oserei dire). Dunque, caro signor Baucho, questo copione del "Ladro di galline e il contadino", è un copione individuale oltre che inconscio. Non si può pertanto dire che il film del ladro di galline e il contadino sia il film di un'intera minoranza. La possibilità che in una minoranza ci siano più persone che interpretano il film del ladro di galline e il contadino, è una possibilità puramente statistica, probabilistica, che dipende, come anche lei ha evidenziato, anche dalla chiusura e la mancata apertura a nuovi copioni (ricordando che un copione come qui abbiamo inteso è inconscio), dunque è per questo che si possono trovare in un gruppo così chiuso copioni molto simili o derivanti da uno stesso copione, con piccole varianti.
Adesso la saluto e le auguro buone cose per il suo lavoro; per ciò che riguarda il mio, invece, qualora lei, signor Baucho, volesse ricambiare il mio interesse nelle sue questioni, la prego di inviare un generoso contributo al seguente indirizzo:
Vittorio Dott. Prof. Spennnacchione, via dell'Allocco senza numero civico nel Paese dei Balocchi.
Ossequi carissimi.

Baucho ha detto...

Invece del paese dei balocchi, Doc.Spe. ha mai pensato di andare alle galline pettinare?

Giove Bro. ha detto...

Dopo qualche giorno hai risposto a Doc.Spe. e lo hai mandato a quel paese, Bau. Lui sbaglia perché nessuno gradisce il sarcasmo. Prova a ragionare. Doc.Spe. dice che lui vale e tu non vali (si sbaglia Doc.Spe.).

Baucho ha detto...

Quello che dici mi fa riflettere sulla situazione, Giove. Stando alla ricostruzione degli storici, che penso sia fatta attraverso la verifica e l'incrocio delle fonti, io pur ammettendo che ci possa essere un margine di errore, ma considerando buona la tesi di una migrazione dall'India, non posso non ricordare come era formata la società del periodo: era divisa in caste. Quelli della casta superiore erano migliori di quelli delle caste inferiori, fino all'ultima casta, detta, mi pare, degli intoccabili. Mi pare allora che nel pensiero comune dell'epoca le persone delle caste più alte valevano più di quelle delle caste più basse. Chi apparteneva alla casta media, per esempio, valeva meno di uno che apparteneva alla casta superiore e valeva di più di chi apparteneva a quella considerata inferiore. Diventa conseguenza di questo modo di ragionare che l'ultima casta vale meno di tutte le altre e non può essere superiore a nessuna, dunque diventa un dogma e perciò è da tutti accettato che le persone dell'ultima casta non valgono niente. Ti faccio notare che nella nostra discussione abbiamo già parlato di un modo di relazionarsi con gli altri pensando io NON valgo. C'è ancora oggi purtroppo in India la mentalità per cui alcune persone valgono meno di altre, e sperando di sbagliare posso dire che resiste questo tipo di credenza; è sufficiente pensare a Madre Teresa di Calcutta e a quanto si è prodigata per le persone che venivano abbandonate perché la loro vita non valeva niente.
Quello che vorrei sottolineare è che migrando verso gli altri paesi le persone avranno portato con sé la probabile convinzione di non valere. Lo dico perché questo modo di pensare è radicato ancora oggi in India, o comunque è stato radicato fino a pochi anni fa nel pensiero comune degli indiani (a conferma di ciò devo dire che oggi in India e in Pakistan ci siano ancora molte discriminazioni e ci sono classi di persone cui non è dato lo stesso valore).
Il pensiero comune poteva essere che le persone dell'ultima casta non valevano niente. Il pensiero poteva essere così radicato che le stesse persone si convincevano di non valere niente, e scappando o migrando dal paese d'origine portavano con loro questa credenza. Io allora penso probabile che si presentavano alle popolazioni che incontravano lungo la migrazione con questa convinzione di non valere (abbiamo già parlato di questo e abbiamo classificato i quattro modi di relazionarsi con gli altri). Potevano, in alternativa, fingere di essere altri, magari dei re, o dei principi egiziani, per sentirsi più appagati (e magari qualcuno è riuscito a diventare re o principe, per esempio, avendo inanellato una serie di successi che gli abbiano dato sicurezza e cambiato il pensiero radicato di non valere. - Un esempio dei successi ottenuti nei tempi più recenti, il Circo). Ecco, questa mi sembra una buona soluzione: fare una cosa per cui si ottiene successo, e il successo rinforza la fiducia in sé stessi.
Quando però nelle migrazioni queste persone venivano scacciate, si rinforzava la già radicata mentalità di non valere.
Mi pare di capire che da una parte più intraprendente o più sostenuta dagli aiuti ci sono stati buoni tentativi di successo che hanno dato sicurezza e fatto capire di valere, ma da una parte meno sostenuta, per non dire in tutti i modi osteggiata, o meno intraprendente ci sono state soluzioni come il campo nomadi o le misure che hanno di più isolato le persone e io immagino abbiano fatto loro pensare di non valere niente. Quindi in un caso come nell'altro, c'è stato un rinforzo del pensiero io valgo o io NON valgo.

Giove Bro. ha detto...

E' ben argomentato quello che dici, Bau. Posso aggiungere che le maestre e i maestri delle elementari sono capaci di dire agli scolari "Voi valete".

Baucho ha detto...

Lo penso anch'io, Giove. I bambini delle elementari sono tutti uguali. I ragazzi delle medie vivono l'età critica in cui cambia il loro modo di vedere sé stessi e il mondo che li circonda. Gli stimoli rispetto ai tempi passati sono di più e più pesanti, come per esempio i social network come Facebook, e i ragazzi "crescono" più in fretta. Non so se sia giusto anticipare i tempi perché penso che ogni tempo della crescita ha la sua importanza per formare persone che sappiano essere adulte. Questo vale per tutti i ragazzi e le ragazze (le ragazze però si dice che "maturino" un paio d'anni prima dei ragazzi). Una difficoltà pratica mi pare ci sia nell'urgenza che hanno certi giovani di crescere, stimolati in particolare dagli esempi dei loro parenti più grandi (ma non tanto più grandi, essendo l'abitudine di mettere su famiglia molto presto). L'educazione sentimentale delle ragazze, nell'età delle scuole medie inferiori, per alcune è data dalle cugine e zie di poco più grandi già sposate. I ragazzi guardano zii e cugini più grandi e prendono esempio da loro (anche se fin da quando sono piccoli ripetono i gesti che vedono fare dai grandi). Molti ragazzi e molte ragazze abbandonano la scuola media. Si ritrovano ad affrontare la vita senza aver imparato un mestiere. Si sposano e mettono su famiglia. Devono provvedere ai bisogni loro e dei figli. Alcuni mandano in giro le giovani mogli a chiedere, magari le ragazze portano in giro i loro bambini. Mi chiedo, allora, se non sia più utile che la scuola media inferiore insegni loro un mestiere, come l'idraulico, l'elettricista, l'imbianchino, il tappezziere, il piastrellista, il cuoco; la sarta, la cuoca, la restauratrice, la stiratrice e tanti altri mestieri. Non dico che la scuola media debba insegnare un mestiere dalla a alla zeta; dico che la scuola media deve insegnare le prime rudimentali conoscenze che permettono ai ragazzi e alle ragazze di avere un principio di autonomia lavorativa, una primaria autonomia lavorativa che potrà essere approfondita da quelli che vorranno progredire in un mestiere. Questo è utile anche per quei ragazzi e ragazze che invece di lavorare continuano gli studi, perché imparano qualcosa di pratico.
Mi ricordo che alle medie si facevano dei lavori con il traforo, ma era poco. Un po' di pratica è meglio per tutti i ragazzi e le ragazze e in particolare per quelli che abbandonano presto la scuola. Imparare a fare qualcosa, a costruire un oggetto di legno, riparare, fare qualcosa con le proprie mani, è una grandissima soddisfazione. Essere soddisfatti di un lavoro che si è fatto, è una cosa che fortifica la conoscenza e la percezione di sé come persona di valore.

Giove. Bro. ha detto...

Il Battesimo per i bambini rom è molto importante.