Il 2020 è l'ultimo anno di attuazione
della Strategia nazionale d'inclusione dei rom, dei sinti e dei
camminanti 2012 – 2020 comunicazione della Commissione europea n.
173/2011, approvata dal Governo italiano nel febbraio 2012. Sucar Drom, Istituto di cultura sinta e Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni e Nevo Drom hanno raccolto l'invito dell'UNAR di indicare le
criticità rilevate in questi anni e offrire proposte per la
scrittura della nuova Strategia nazionale. La prima parte del
documento, inviato alcune settimane fa al Governo, è stata
pubblicata qui. Nelle prossime settimane il documento sarà inviato
alla Commissione europea con alcune modifiche. Per chi volesse
ricevere il documento completo in formato pdf può scrivere a
osservatorio@articolo3.org.
La nostra proposta progettuale su cui
costruire la nuova strategia nazionale si misura su due concetti:
l'antidiscriminazione e l'interazione. L'antidiscriminazione quale motore di
cambiamento dalle politiche e dalle pratiche istituzionali fino ad
ora attuate. L'interazione quale assioma per
costruire un nuovo modo per stare insieme, ridefinendo istituzioni e
comunità sinte e rom e le regole della convivenza.
Scrive Zagrebelsky: «il postulato
dell'interazione è la necessità delle culture di entrare in
rapporto per definire se stesse rispetto alle altre e quindi
difendersi dalla mera assimilazione. Ma al contempo è la
disponibilità a costruire insieme e a imparare l'una dall'altra. In
questa disponibilità a rinnovarsi apprendendo gli uni dagli altri
c'è il contrario del separatismo e dell'integrazionismo. L'ethos
dell'interazione è anti-fondamentalista ma non relativista. Per
avere interazione non basta la tolleranza: occorre che nessuno assuma
il monopolio di verità possedute una volta per sempre. Una
concezione non cristallizzata della cultura comporta soprattutto che
diverse comunità, all'esterno siano aperte al confronto e al
mutamento per reciproca confluenza, all'interno rispettino la
soggettività dei propri membri e il diritto di decidere
autonomamente di restarvi o di uscirne. Così l'interazione è
l'unica risposta alla sfida del multiculturalismo conforme ai due
pilastri della cultura occidentale: universalismo e individualismo».
L'antidiscriminazione deve confrontarsi
con il concetto di uguaglianza che oggi ne limita l'azione. Essere uguali davanti alla legge e nello stesso tempo tutelare
la diversità è una sfida ancora oggi da affrontare, perché vedere
riconosciuti i propri diritti porta ancora a doversi omologare: la
donna ad omologarsi all'uomo, la persona di fede mussulmana di
omologarsi al cristiano, la persona appartenente alla minoranza
linguistica sinta a doversi omologare alla cultura maggioritaria. Il
secondo comma dell'articolo 3 affronta la questione del pieno
sviluppo della persona ma l'uguaglianza sostanziale rimane ancora
lontana per chi vive nei cosiddetti “campi nomadi” e per la
maggioranza delle persone che ancora oggi devono nascondere la
propria appartenenza alla minoranza per paura di essere discriminati
ed esclusi dalla vita sociale, politica ed economica nei luoghi dove
vivono.
In questo contesto il legislatore non
sembra più declinare la propria azione dalla Costituzione ma al
contrario si preoccupa di legiferare e lasciare alla società civile
di porre dubbi sulla sua costituzionalità. Il Governo italiano anche
nel 2019 ha ordinato ai Prefetti un censimento su base etnica nei
confronti delle persone appartenenti alla minoranza e sono state le
associazioni a diffidare i Prefetti nell'attuare un'azione
chiaramente discriminatoria nei confronti delle comunità sinte e rom
italiane. Ed è per queste ragioni che in Italia e probabilmente in
tutta l'Unione, è fondamentale che l'antidiscriminazione sia il
motore pulsante della nuova strategia nazionale.
L'UNARETE dovrebbe essere rilanciata
aggregando tutte le realtà presenti, implementando le antenne
territoriali e superando i blocchi posti oggi da circa la metà delle
regioni italiane che di fatto impediscono la possibilità che le
singole realtà territoriali si possano attivare all'interno della
rete nazionale. Le reti sono però inutili se sono sprovviste di
risorse: non serve ad una donna sinta di Rimini sapere che ci sono
antenne territoriali della rete regionale nella propria città se poi
queste non sono in grado di offrire un servizio appropriato e professionale alle vittime di discriminazione. Proponiamo che venga
istituto un fondo ad hoc per supportare le reti regionali e locali
direttamente. Inoltre, riteniamo indispensabile che una/due persone
siano assunte per ogni regione quali facilitatori/implementatori
delle reti.
Il riconoscimento dello status di
minoranza rimane una priorità, ovvero il riconoscimento dovrebbe
essere a fondamento dell'agire dello Stato italiano. Tutte le
associazioni rimangono unite sul bisogno che la Repubblica riconosca
alle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom lo
status di minoranza. Il Governo attuale si dovrebbe impegnare per
attivare un percorso parlamentare in ascolto delle comunità sulle
modalità di riconoscimento così come è stato attuato per altre
minoranze. L'Istituto di Cultura Sinta sta lavorando per predisporre
una nuova proposta di legge semplificando la proposta
“Palermo/Federazione rom e sinti insieme” che ha raccolto la
quasi unanimità di tutte le realtà associative.
A vent'anni dall'approvazione della
Legge 211/2000 che ha istituito Il Giorno della Memoria, rimane una
ferita aperta il mancato riconoscimento del Porrajmos, il tentativo
di genocidio subito dalle persone appartenenti alla minoranza
linguistica sinta e rom durante il fascismo e il nazismo. La
Strategia deve prevedere azioni e strumenti per completare il lavoro
di ricerca che ad oggi rimane essenzialmente fermo al settembre 1943.
Sono necessarie risorse per implementare il lavoro già svolto sul
periodo 1920 – 1943, in particolare nella raccolta delle fonti
orali ancora presenti e nell'individuazione dei luoghi di
internamento sul territorio nazionale non ancora rivelati seppure
raccontati in questi anni dalle e dai sopravvissuti. Inoltre, rimane
indispensabile la diffusione della memoria nei libri di testo e nella
popolazione in generale. Il sostegno alla ricerca storica non deve
fermarsi al Porrajmos ma deve offrire risorse per entrare negli
archivi e ricostruire la storia della Comunità sinta e rom italiana
dal 1400 ad oggi.
L'accesso al lavoro è un tema
importante. Le persone appartenenti alla minoranza subiscono
discriminazioni nell'accesso alle misure predisposte dalle regioni,
province e comuni. Il Nord Italia ha visto pochissime azioni dirette
all'accesso al lavoro a favore delle persone appartenenti alla
minoranza che in molte realtà vivono ben al di sotto della soglia di
povertà: senza servizi igienici, acqua corrente e allaccio a energia
elettrica e gas anche in aree comunali. In Veneto, Lombardia e Friuli
Venezia Giulia si trovano le situazioni più gravi. L'assenza dello
Stato nella tutela dello spettacolo viaggiante e nel dare respiro
alla Legge 337/1968 in particolare per le micro aziende famigliari
sta compromettendo un patrimonio storico culturale irripetibile. Il
mondo cooperativo è completamente assente nelle azioni a favore
degli adulti e dei giovani. La condizione femminile è doppiamente
esposta ad esclusioni e discriminazioni. Azioni essenziali sono il
coinvolgimento del mondo cooperativo nazionale e il sostegno a
progettualità ad hoc che sappiano offrire in un primo momento anche
solo un primo approccio al lavoro dipendente. È però necessario
dare continuità alle azioni messe in campo perché gli interventi
una tantum portano spesso frustrazione sia negli utenti che negli
operatori. Deve trovare una soluzione la regolarizzazione delle tante
attività di piccolo commercio di materiali ferrosi che rimane a
fondamento dell'economia di tante famiglie in tutto il Paese.
La diffusione della cultura prodotta
dalle persone appartenenti alla minoranza dovrebbe essere una
priorità. Dovrebbe essere istituito un comitato di intellettuali
sinti e rom in seno al Ministero della Cultura per predisporre
ricerche sull'apporto offerto alla cultura europea dalle persone
appartenenti alla minoranza e sulle azioni da attuare per diffondere
le espressioni culturali. È poi necessario creare un fondo apposito
per implementare le attività di tramandare alle nuove generazioni le
arti e i mestieri tradizionali come ad esempio la musica sinta
manouche (Django Reinhardt) o la liuteria sinta estrekarija. La
proposta che abbiamo condiviso con la Nevo Drom di una carovana di
sinti che possa toccare le principali città italiane per diffondere
le espressioni culturali rimane una proposta valida.
Stampa e media veicolano un'immagine
stereotipata delle persone appartenenti alla minoranza. Le Comunità
sinte e rom chiedono: un'informazione corretta e scevra di stereotipi
e pregiudizi, una gestione diretta di strumenti d'informazione, una
ricerca storica corretta, la diffusione e la salvaguardia degli
elementi culturali sia all'interno che all'esterno delle loro
comunità, la divulgazione degli elementi culturali propri che hanno
contribuito alla costruzione della cultura italiana ed europea in
tutte le arti. Proponiamo che venga istituito un osservatorio con
persone appartenenti alla minoranza per iniziare un dialogo
costruttivo con giornaliste, giornalisti, editori e con i gestori dei
social media.
Una priorità rimane la scolarizzazione
dei minori. La situazione negli ultimi anni è peggiorata in maniera
severa, la dispersione e la mortalità scolastica ha raggiunto i
livelli dei primi Anni Ottanta. Una situazione dovuta a molte ragioni
ma rimangono indelebili la colpevole inerzia del MIUR e la debolezza
degli strumenti indicati nella Strategia nazionale 2012-2020. La
metodologia della mediazione culturale che negli Anni Novanta era
riuscita ad innalzare il livello di scolarizzazione nelle comunità è
stata completamente abbandonata. Le poche progettualità presenti nel
Paese rimangono legate alle sensibilità personali presenti in un
luogo in un dato momento. In sintesi, le azioni da attuare sono
indicate in maniera esaustiva nella Raccomandazione 1557 adottata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa il 25 aprile 2002.
In particolare è necessario assumere insegnanti appartenenti alla
minoranza, formare le/gli insegnati, introdurre la didattica interculturale, assumere mediatrici/mediatori linguistici/culturali,
implementare la partecipazione delle famiglie, assicurare l'acceso ai
fondi per il diritto allo studio (testi, dopo-scuola, eccetera),
prevedere lezioni in lingua sinta e romanés, valorizzare i percorsi
scolastici nell'accesso al lavoro.
La mediazione culturale è vincente non
solo nelle progettualità scolastiche. Questa metodologia si è
dimostrata efficace nella promozione delle capacità di convivenza
costruttiva in un tessuto culturale e sociale multiforme. Comportando
non solo l'accettazione ed il rispetto dell’alterità, ma anche il
riconoscimento delle diverse identità culturali e sociali, nella
quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione e di collaborazione,
in una prospettiva di reciproco arricchimento. La mediazione
culturale svolge tre funzioni: pratica, comunicativa/formativa e
psico-sociale. Favorisce i processi di interazione cercando di
eliminare gli elementi di attrito e soprattutto di scontro,
ricercando e valorizzando i momenti di condivisione che la società
maggioritaria e le società sinte e rom hanno trovato o stanno
contrattando insieme, lasciando i momenti di diversità al loro
posto. Inoltre, la mediazione culturale tende a non far prevalere una
società sull'altra. Considerando che esistono forti squilibri nei
rapporti di forza tra società maggioritaria e Comunità sinte e rom.
Uno di questi squilibri di potere, forse il più evidente, è il
costringere le persone nei cosiddetti "campi nomadi".
L'aspettativa di vita di una persona
appartenente alla minoranza è molto più bassa di quella della
restante popolazione italiana in primis per chi vive nei cosiddetti
campi nomadi. Tale aspettativa si abbassa in maniera più evidente
per le persone appartenenti ai Paesi terzi. Ad oggi non vi sono studi
su tale questione ma sarebbe utile uno studio che faccia emergere
questo dato che è abbastanza evidente nel Nord Italia. La questione
non riguarda solo la questione abitativa ma anche l'accesso ad una
sufficiente alimentazione e alla possibilità di accedere alle cure
sanitarie. Se una donna rimane quasi senza denti a trent'anni è
evidente che la sua possibilità di alimentarsi in maniera corretta è
compromessa. Molte famiglie possono acquistare carne solo una volta
ogni quindici giorni. Tale situazione ha avuto una svolta positiva
con il reddito di cittadinanza perché è una misura universalistica
e non è quindi ostaggio di un atteggiamento caritativo
paternalistico presente nei servizi sociosanitari che inficia
l'accesso ai servizi stessi per le persone appartenenti alla
minoranza in stato di povertà. Tale atteggiamento dei servizi è una discriminazione che soffre sia di under-reporting da parte
delle vittime che di under-recording da parte degli operatori di
polizia e in generale dell'antidiscriminazione. Proponiamo un piano
formativo per gli operatori e le operatrici della pubblica
amministrazione e delle associazioni e un inserimento nei piani di
studio per chi frequenta l'università.
Il superamento dei cosiddetti “campi
nomadi” rimane una questione aperta. Riteniamo però un errore
impostare in via prioritaria le azioni solo o prevalentemente sulla
questione abitativa sia a livello nazionale, regionale e locale. Le
ricadute avute sui territori a causa della scelta fatta per esempio
dalla Regione Emilia Romagna deve far riflettere: a Rimini il
progetto di chiusura dell'area di viale Islanda e la realizzazione di
tre/quattro micro-aree è arenato dopo quasi cinque anni dalla
progettazione perché non si è lavorato preventivamente per
abbassare il livello di pregiudizio e di odio presente nella comunità
maggioritaria in senso numerico. Le soluzioni abitative indicate
sulla Strategia 2012-2020 sono valide e giustamente varie ma devono
essere accompagnate da azioni culturali, sociali e politiche con
l'obiettivo di costruire un fronte del noi tra Comunità sinta,
Istituzioni, Terzo settore, Comitati, ecc. È da evidenziare che sono
necessari nella nuova Strategia strumenti e sostegni per i Comuni
dove la Regione non ha messo a disposizione risorse per il
superamento dei “campi nomadi”. Sarebbe utile costituire un
gruppo di studio per capire gli effetti della azione regionale in
Emilia per la regolarizzazione delle aree agricole di proprietà di
persone appartenenti alla minoranza. È un tema importante e
trasversale in tutto il Nord e parte del Centro Italia.
Proponiamo per la nuova Strategia la
creazione di una task-force di quarantadue persone – due per ogni
regione – che sappia supportare gli Enti Locali e le Istituzioni
territoriali a costruire e implementare azioni e progettualità su
ogni singolo territorio provinciale. L'esperienza fatta in meno di
due anni per l'implementazione dell'UNARETE ha offerto risultati
importanti che hanno visto crescere in solo dodici mesi in maniera
esponenziale i casi di discriminazione intercettati. La task-force
deve comprendere persone appartenenti alla minoranza*.
Infine, proponiamo per la nuova
Strategia di superare il blocco posto da tante Regioni italiane come
già proposto per l'implementazione delle reti antidiscriminazione.
Proponiamo che i fondi europei non siano vincolati alle linee di
indirizzo regionali e che si possano “spacchettare” tra le
diverse realtà locali, comuni e/o unioni di comuni, che vogliano
costruire progettualità per le persone presenti sui diversi
territori. Sarebbe utile una regia snella da parte dell'UNAR che
sappia intercettare i bisogni espressi dalle singole realtà
territoriali, supportandole nella progettazione e realizzazione degli
interventi. Come già proposto alla Commissione europea diventa
difficile per una singola amministrazione comunale cimentarsi in
grandi progetti. Sarebbe più utile avere risorse per micro progetti
anche su base famigliare che sostengano l'impegno dei singoli enti
locali.
L'idea di fondo, valoriale ed
epistemologica, da cui muovono le proposte che avanziamo è,
innanzitutto, il riconoscimento del diritto alla differenza e quindi
al riconoscimento dell'alterità come occasione di incontro tra le
persone e le culture capace di generare un migliore modo d'essere.
La Presidente di Sucar Drom, Barbara
Nardi
Il Presidente di Nevo Drom, Radames Gabrielli
Il Presidente dell'Istituto di cultura
sinta, Yuri Del Bar
Il Presidente di Articolo 3
Osservatorio sulle discriminazioni, Carlo Berini
* Questo punto è fondante per tutte le nostre proposte. Proponiamo criteri di selezione del personale incentrate sulla conoscenza della lingua sinta o romanés.
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