mercoledì 11 marzo 2009

Ddl sicurezza, appello alle istituzioni molisane

In qualità di ex-dirigente dell’Ufficio Anagrafe di un Comune capoluogo, mi rivolgo alla S.V. per segnalare lo spaventoso rischio che sia approvata una norma del “pacchetto sicurezza” che rappresenta un autentico terremoto nel funzionamento dei Registri di Nascita. L’art.45, comma 1, lett. f del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, attualmente all’esame della Camera, stabilisce che se un cittadino straniero vuole registrare la nascita di un figlio è obbligato a esibire il permesso di soggiorno. L’Ufficiale di Stato Civile si troverà a dover rifiutare di registrare un neonato se i suoi genitori non hanno il permesso di soggiorno.
Da due secoli i registri di Stato Civile sono la fotografia della situazione demografica “vera”. Gli uffici comunali si occupano semplicemente di verificare (attraverso l’attestato di assistenza al parto) se effettivamente sia nato un bambino. Tutte le circostanze giuridico-politico che riguardano i genitori sono irrilevanti. Ora si vorrebbe trasformare gli Ufficiali di Stato Civile in inquisitori che verificano i permessi di soggiorno.
E’ evidente che una norma di questo genere, se fosse approvata, violerebbe gli obblighi internazionali, stabiliti con il Patto di New York del 1966 (ratificato nel 1977) che riconosce ad ogni minore il diritto ad essere registrato immediatamente dopo la nascita. Sarebbe violata anche la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (ratificata in Italia nel 1991) che obbliga gli Stati a preservare l’identità e il nome dei bambini.
Un eventuale divieto di registrare i figli di chi non ha permesso di soggiorno configurerebbe una incostituzionalità manifesta. Infatti l’art.31 della Costituzione protegge l’infanzia, e l’art. 22 della Costituzione vieta di togliere a una persona la capacità giuridica. Rifiutare la registrazione è anche incompatibile con l’art.1 del codice civile “la capacità giuridica si acquista dal momento della nascita”.
Se entrasse in vigore la predetta norma, questi neonati scomparirebbero dalle statistiche: può un Paese civile non avere un quadro certo della propria situazione demografica? Avremmo in Italia dei bambini “invisibili” ed apolidi, e dunque esposti a ogni rischio, privi delle garanzie di salute e di istruzione. Addirittura c’è il rischio che questi bambini, se nati in ospedale, vengano etichettati come “in stato di abbandono” e vengano sottratti ai loro genitori per andare in adozione. E’ probabile che molte donne prive di permesso di soggiorno, temendo di perdere il bambino, rinuncino a recarsi in ospedale per il parto: con tutti i rischi che ciò comporta.
Dire a un bambino che si affaccia alla vita “Tu per me non esisti” è un salto indietro di secoli. E’ un ritorno ai tempi oscuri nei quali le colpe dei padri ricadevano sui figli. E’ un passo verso la barbarie. Pertanto è in atto una forte mobilitazione di tutte le associazioni che hanno a cuore gli interessi dell’infanzia, affinché non venga approvato l’art.45, comma 1 f, del disegno di legge 2180 “disposizioni in materia di sicurezza”. di Fiora Luzzatto, Isernia, 11 marzo 2009

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