sabato 7 marzo 2009

Rom e Sinti nella letteratura/3 - IL LIBRO DEI VAGABONDI

Riporta il Camporesi ne Il libro dei vagabondi:
A rendere più complicata la scena del vagabondaggio e a portare maggiore turbamento e confusione erano le bande nomadi probabilmente zingaresche, talvolta confuse con altre forme di pitoccheria, che l’urbinate Poliodoro Virgilio supponeva discendenti dai sacerdoti questuanti della dea Siria […]
Secondo Poliodoro l’infezione fraudolenta aveva avuto origine dai sacerdoti della dea Siria , poi si era ramificata ai gradi più bassi del livello sociale e si era diffusa per tutte le terre abitate in tutte le direzioni.
E’ evidente che lo storico delle invenzioni umane nell’attribuire una origine remota, quasi una primogenitura nell’arte dell’inganno, a popolazioni lontane e quasi mitiche, cerca di spiegare, allontanandolo nel tempo e nello spazio, un fenomeno delittuoso che aveva radici storiche e sociali ben altrimenti diverse, scaricando sui cosiddetti Cilici o Assiri (cioè sugli zingari) responsabilità che soltanto in piccola parte toccavano quei nomadi: “…vanno attorno peregrinando senza mai por fine al peregrinar loro e a porta a porta limosine domandando.
Le donne fanno professione dell’arte chiromantica […] e sono in tutto per eccellenza ammaestrate a trarre furtivamente delle borse di coloro, a’ quali le future cose predicono, danari, se eglino non stanno bene avvertiti […] Non usano di fermarsi più di tre giorni in luogo veruno […] Da questi sacerdoti della dea Siria questa infezione di fraudi è per fino a noi trapassata”.

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