lunedì 6 aprile 2009

Roma, alle cooperative che assumono svantaggiati il 5% degli appalti comunali

“Abbiamo ottenuto un ottimo risultato, sono molto orgoglioso di poter valorizzare questo progetto che è un'impresa sociale che incentiva la solidarietà e la sussidiarietà”.
Con queste parole il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha commentato la delibera che per la prima volta dota il comune di Roma di un elenco speciale di cooperative di categoria B alle quali saranno destinati ogni anno almeno il 5% dei totale degli affidamenti a terzi effettuati dal comune per la fornitura di beni e servizi.
Tali cooperative potranno accedere a convenzioni con l'amministrazione capitolina per l'erogazione di determinate attività e servizi. La delibera, che è stata concertata ieri mattina al Campidoglio dal Alemanno con l'assessore alle Politiche sociali Sveva Belviso (in foto) e i rappresentanti delle sezioni romane di Confcooperative, Agci, Unci, Legacoop, Unicoop “segna un momento importante” per la vita dell'amministrazione capitolina, spiega ancora Alemanno: “Grazie all'operato di Belviso -conclude il sindaco - abbiamo ottenuto un risultato che creerà una reale inclusione di categorie svantaggiate come le madri ultra 40enni che vogliono reinserirsi nel mondo del lavoro o i nomadi”.
Ma chi sono nel terzo millennio le persone "svantaggiate"? Nel 1991 la prima legge in materia, la 381, inseriva in questa categoria i disabili, gli ex degenti di istituti psichiatrici e le persone con dipendenze. Oggi però la categoria è molto più vasta: secondo il regolamento della Commissione europea del 2002 il "lavoratore svantaggiato" è definito come "qualsiasi persona appartenente ad una categoria che abbia difficoltà ad entrare, senza assistenza, nel mercato del lavoro".
Gli esempi sono diversi: qualsiasi giovane che abbiamo meno di 25 anni o che abbia completato la formazione a tempo pieno da non più di due anni e che non abbia ancora ottenuto il primo impiego retribuito regolarmente o qualsiasi persona priva di un titolo di studio di livello secondario superiore o equivalente priva un posto di lavoro o in procinto di perderlo. Giovani dunque, ma non solo.

Il regolamento Ue individua come soggetto fragile anche le donne che vivono in un"area geografica nella quale il tasso medio di disoccupazione superi il 100% della media comunitaria di almeno due anni civili e nella quale la disoccupazione femminile abbia superato il 150% del tasso di disoccupazione maschile dell'area considerata per almeno due dei tre anni civili precedenti.
Aiuto poi anche a chi desideri intraprendere o riprendere un'attività lavorativa e che on abbia lavorato né seguito corsi di formazione per almeno due anni, in particolare qualsiasi persona che abbia lasciato il lavoro per la difficoltà di conciliare vita lavorativa e vita familiare.
"Fragili" quindi sono anche le cosiddette "ragazze madri" o color che vivono soli e che hanno a carico uno o più figli. Apertura poi, da parte dell'Ue, anche i migranti: lavoratore svantaggiato e quindi interessato dagli aiuti nazionali (e comunali in questo caso) dovrebbe essere colui che "come lavoratore migrante si sposti o si sia spostato all'interno della Comunità o che diventa residente della Comunità per assumervi un lavoro e qualsiasi persona appartenente ad una minoranza etnica di uno stato membro che debba migliorare le sue conoscenze linguistiche, la sua formazione professionale o la sua esperienza lavorativa per incrementare le possibilità di ottenere un'occupazione stabile".
Le cooperative B saranno inserite, secondo la norma concertata oggi, in un elenco speciale con un punteggio, poi di anno in anno "il Comune stesso si riserverà di stabilire - anticipa Belviso - quali saranno le categorie maggiormente svantaggiate: maggiori incentivi quindi saranno dati a quelle cooperative che, oltre ad avere un 30% di soci definiti 'persone svantaggiate' avranno accolto e inserito in progetti concreti anche altri soggetti fragili". Un esempio per tutti potrebbe essere quello di una cooperativa che si occupa del reinserimento lavorativo di ex detenuti e che però ha come soci anche dei rom. "In quel caso - sottolinea l'assessore capitolino - premieremo le realtà che includeranno nel lavoro anche quei rom". Ma in che modo funzionerà concretamente il supporto capitolino? "Sarà compito del consiglio comunale quello di dare indicazioni sulle norme relative all'accesso all'elenco - spiega ancora Belviso - ma ogni anno l'elenco sarà aggiornato e saranno assegnati punteggi a crescere per le cooperative aderenti".
Per tutti la delibera capitolina prevede, oltre al 5% annuale dei bandi del comune anche l'individuazione, da parte della Giunta, di ulteriori categorie di persone con disagio rispetto a quelle già previste dalla legge nazionale in modo che, si legge nella nota del Comune: "L'amministrazione capitolina avrà più facilità di individuare le cooperative più idonee all'affidamento di determinate attività o servizi. Inoltre - conclude la nota - con l'ampliamento della platea dei lavoratori considerati svantaggiati, sarà possibile assicurare l'inserimento lavorativo ad un più ampio e diversificato numero di persone in condizioni di fragilità o disagio".

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