lunedì 24 maggio 2010

L'occhio della Ardant sui Rom

"I Rom, è una fortuna averli. Noi vogliamo mettere il mondo in una scatola, loro ci offrono la fantasia e la liberta'". Risplende Fanny Ardant (in foto), dal tavolino appartato incorniciata dal decor art nouveau del bar dell'Hotel Locarno, mentre presenta il suo ultimo lavoro: un cortometraggio che ha appena finito di girare vicino a Roma che narra le vicende di una bambina Rom. Bellissima e chic, vestita di nero, una gonna di tafta', una camicia sobria, una cascata di capelli castani e gli occhi sfavillanti. Ma soprattutto è appassionata, questa famosa interprete che si ripropone come regista dopo aver esordito due anni fa con "Cenere e Sangue", presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
Nato da un progetto delle Nazioni Unite per promuovere i diritti umani attraverso l'arte, "Chimere assenti", un film di 6 minuti che denuncia l'intolleranza e l'esclusione scolastica dei bambini Rom, è stato commissionato dal Consiglio d'Europa in collaborazione con l'ONG Art for the World. Il film verrà presentato oggi in anteprima al Cinesesc di San Paolo in Brazile per poi partecipare il 27, assieme ad altri 14 cortometraggi realizzati da registi internazionali, al Forum delle Nazioni Unite sull'Alleanza delle Civiltà a Rio de Janeiro.
"E' un vero mistero perché lo abbiano chiesto a me", si schernisce l'icona del cinema francese. In realtà la Ardant ha recentemente accettato di patrocinare la campagna Dosta! (Basta! In lingua romanesque) promossa dal Consiglio d'Europa per combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti delle comunità Rom e Sinte. "Sono sempre stata molto interessata al problema dei Rom e Sinti che vivono nell'Europa occidentale. Io amo profondamente i Rom da sempre e l'ingiustizia mi ha sempre scandalizzato soprattutto quando è istituzionalizzata", spiega la Ardant che si è recata a più riprese nel campo Rom di Via della Cesarina, alla periferia della capitale, per scegliere i protagonisti del film. "Non frequento Rom, né mi sono formata una conoscenza tramite documentari o film, ma mi affascinano" e aggiunge, "è un grande onore per me rappresentare i Rom, ed è anche la prova che si può avere delle radici diverse."

Il cortometraggio è stato girato nella zona di Formello, a nord di Roma, con attori professionisti tra i quali Francesco Montanari e Paolo Triestino e attori Rom. "Le nostre comunità occidentali, in Italia e in Francia, ma in generale tutta l'Europa sono conformiste e parlano di tolleranza". precisa la Ardant. "Io detesto il termine "tolleranza", in fondo è un termine dispregiativo se ci pensa: 'ci sta bene che tu stia qua a condizione però che stai zitto'. Questo termine non ha lo stesso significato per tutti", s'infervora l'artista. "Ecco questo mio film cerca di descrivere questi due mondi paralleli che potrebbero incontrarsi. E' la storia di una bambina rom alla quale viene negata la mensa perché è troppo povera. Queste cose sono successe davvero e non solo in Italia". Il mio non è un discorso strutturato, faccio parlare la mia immaginazione...".
La Ardant interpreta Malvina, un'insegnante di musica che tiene una lezione ad una scolaresca svogliata mentre, nel suo ufficio, il preside rimprovera un'anziana rom che non è in grado di pagare la mensa alla sua nipotina, Sonietchka. Finita la scuola, sulla via di casa, l'insegnante viene attratta dal suono della musica zigana proveniente dal campo Rom. Il giorno successivo, la bambina, esclusa dalla scuola, ascolta a sua volta le melodie che escono dalla classe. Ad un tratto, si presenta nella scuola un Rom infuriato che prende a sassate le finestre della classe. Il preside chiama la polizia e i Rom fuggono. Ma fugge anche l'insegnante. La ritroveremo circondata da bambini Rom seduti intorno ad un fuoco che studiano Eschilo mentre le musiche di Gluck si mischiano a motivi zigani.
"Le nostre civiltà sono ricche di certezze, di dogmi, sono appiattite, politicamente corrette. Questo modo di vedere le cose crea molti danni perché eliminano le differenze, i punti di vista diversi, sull'arte, sulla scuola, l'educazione", commenta con passione la Ardant. "In tutte le forme di razzismo sono la stupidità e la paura che dettano i comportamenti e questo non vale solo per la nostra generazione ma è vero anche del passato. La paura comunque è la cosa peggiore".
Magdalena, una Rom rumena del campo di via della Cesarina ha fatto la comparsa nel film. "Avevano ricostruito un campo Rom in un bosco", racconta, "era bellissimo, proprio come era una volta, c'era tutto, le roulotte, i tappeti, le pentole, i vestiti appesi ad asciugare. Dovevamo dare l'impressione di essere poveri ma felici". Per Magdalena tuttavia il film dà "un'immagine un po' fantasiosa dei Rom". "Io comunque, preferirei vivere in un appartamento".
Diva anticonformista, la Ardant due anni fa venne duramente criticata per aver dichiarato al settimanale 'A' di ritenere Renato Curcio "un eroe" e di "aver sempre considerato il fenomeno delle Brigate Rosse come appassionante e accattivante". Dovette poi scusarsi pubblicamente con le vittime del terrorismo. "I guai non mi fanno paura, ai giornalisti piace fare andare i loro tamburi" spiega sorridendo la diva: "Ho sempre detto quello che pensavo a mio rischio. Io non cerco niente, non ho degli interessi nascosti, interessi politici, elettorali, nulla di tutto questo". di Gabriella Bianchi

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