giovedì 17 novembre 2011

“La persecuzione nazista degli zingari”: chi scrive la storia svolge un'azione politica

Una sintesi della posizione di Guenter Lewy, sulla persecuzione nazista subita dai sinti e dai rom, l'ho già espressa nel primo post ma l'analizzerò puntualmente nei prossimi post. Le posizioni di Mantelli e di Luzzato che introducono il lettore al libro di Lewy le analizzo brevemente adesso perchè sono divergenti da quanto affermato da Guenter Lewy.

Lewy afferma nelle sue conclusioni che la persecuzione subita da sinti e da rom non può essere definita un genocidio e quindi non può essere comparata alla persecuzione subita dagli ebrei, sopratutto perchè non è presente nella legislazione della Germania nazista un corpus legislativo coerente e cogente che espliciti la volontà dei nazisti a sterminare i sinti e i rom.

Sergio Luzzato nelle note di copertina del libro di Lewy afferma l'esatto contrario. E afferma che è difficile accettare che un giorno del calendario, appunto Il Giorno della Memoria, sia stato istitutito in Occidente solo per commemorare la Shoah anziché il genocidio in generale. Secondo Luzzato i sinti e rom meriterebbero di condividere un posto accanto agli ebrei. Condividere un posto nella memoria collettiva dell'umana vergogna.

Più accurata l'analisi di Bruno Mantelli che introduce il libro di Lewy ma rimane lo stesso giudizio già espresso da Sergio Luzzato. La sua analisi di nove pagine precede la prefazione scritta da Lewy su cui scriverò nel prossimo post.

Secondo Mantelli esistono delle divergenze tra la persecuzione degli ebrei e quella dei sinti e dei rom. Un percorso parallelo che ha però dei punti di divergenza. Uno di questi punti è la mancanza di un dispositivo come le Leggi di Norimberga che però, ci ricorda Mantelli, sono state utilizzate in maniera estensiva e che hanno colpito anche i sinti e rom.

Inoltre era differente l'impianto razziale. Per gli ebrei era cogente la fede mosaica, ovvero la cosiddetta ebraicità e quindi era perseguitato chi era considerato puro ebreo con una scala razziale che considerava l'albero genealogico. Per i sinti e rom il male assoluto erano invece i “misti”, in quanto i "puri" erano il prototipo della razza ariana, essendo i sinti e rom l'ultima popolazione che era migrata in Europa dalla Valle dell'Indo, culla della razza ariana. Gli studi razziali del Centro di ricerche di igiene razziale e biologia della popolazione, diretto da Robert Ritter, si sono appunto concentrati, a partire dal 1936, esclusivamente sui sinti e sui rom tedeschi (in particolare i sinti che erano maggioritari in Germania), decretando che «meno del 10% dei sinti e dei rom erano “puri” mentre il restante 90% erano da considerare incroci indesiderabili, nei cui confronti era opportuno prendere misure atte a ghettizzarli, impedirne la riproduzione, deportarli e infine eliminarli». Questo tipo modo di argomentare, secondo Mantelli, è tipico del nazifascismo e di ogni fascismo in quanto portatore di un nucleo ideologico razzista. E che Mantelli definisce “la razzizzazione delle differenze, dei comportamenti e dei pregiudizi”. Non risultano quindi, secondo Mantelli, particolarmente convincenti le letture (come quella fatta da Guenter Lewy) che separano drasticamente le persecuzioni subite da sinti, rom ed ebrei. «In entrambi i casi [ebrei / sinti e rom], comunque, il risultato sarebbe stato il genocidio». Tesi assolutamente opposta a quella espressa nel libro che Mantelli sta presentando.

La differenza tra Luzzato e Mantelli, oltre all'analisi più accurata del secondo, sono alcune sfumature verbali. Per esempio Mantelli a pagina 17 (gli esempi sono innumerevoli ma lascio a voi lettori il compito di individuarli) per gli ebrei parla di “persecuzione antiebraica” mentre per i sinti e rom parla di “campagna antizingara”. Anche le parole hanno un loro significato e Mantelli sembra andare a punta di fioretto contro la tesi di Lewy, mentre Luzzato è molto più esplicito. Differenze che a qualcuno potranno sembrare insignificanti, ma che hanno un loro peso nella lettura di un fatto storico.

Una nota a margine di cui parlerò più ampiamente nel prossimo post. Sergio Luzzato nelle note di copertina utilizza, per definire i sinti e rom, la seguente terminologia: “zingari”, sinti e rom, “cultura nomade”, “tsigani”. Matteli utilizza in maniera preminente il termine eteronimo “zingari” ma utilizza anche il termine “gitani”, presenti solo nella penisola iberica e quindi non soggetti alla persecuzione da parte dei nazisti.

Il libro “La persecuzione degli zingari” è scritta da uno storico, Guenter Lewy. La pubblicazione è presentata in copertina da Sergio Luzzato (storico) e ha un'introduzione scritta da Bruno Mantelli (storico). Penso sia bene porsi la domanda: chi è lo storico?

E' uno studioso che raccoglie tutte le fonti (orali, scritte, documentari, fotografiche, filmiche...) su un determinato periodo o un singolo fatto, le interpreta (cioè le legge e assegna importanza in rapporto a ciò che intende affermare) e costruisce un racconto. La storia è un'interpretazione di ciò che è successo.

La storia, come ha scritto Marc Bloch, è la scienza degli uomini nel tempo, comprensione del presente mediante il passato, e del passato mediante il presente.

Solitamente più fonti sono disponibili su un determinato periodo o su un singolo fatto e più l'interpretazione sarà vincolata. Al contrario con poche fonti (poco materiale) l'interpretazione sarà molto meno vincolata e più legata all'intuizione dello stesso storico. L'interpretazione e il racconto che viene scritto è soggettivo e quasi sempre, come anche in questo caso, ha una valenza politica.

Tant'è che sulla storia di un determinato periodo o di un singolo fatto ci sono dibattiti anche molto accesi tra gli stessi storici sulle diverse interpretazioni dei fatti. Questi dibattiti durano anche decenni come appunto quello sulle persecuzioni subite da sinti e da rom, durante il periodo nazifascista.

Qual'è la valenza politica della storia sulla persecuzione dei sinti e dei rom da parte dei nazisti?
Non è una sola, sono molteplici e possono avere una ricaduta diretta sulla vita delle persone oggi. Anche di chi non ha vissuto in quel determinato periodo storico. Le persone che hanno subito la persecuzione e che oggi sono ancora vive possono pretendere un risarcimento, come lo potrebbero pretendere i figli e i nipoti delle vittime. Potrebbero anche pretendere la restituzione dei beni sottratti. Ma non solo perchè ad esempio oggi tutti i sinti e rom chiedono legittimamente, ad esempio in Italia, che sia modificata la legge che istituisce il Giorno della Memoria e sia riconosciuta dal Parlamento italiano la persecuzione subita durante il nazifascismo. di Carlo Berini

Il primo post su “La persecuzione nazista degli zingari” è: note critiche al libro di Guenter Lewy

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