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Luigi, un uomo di 46 anni padre di
sette figli, lunedì scorso si è tolto la vita.
Era una persona dal carattere mite che
ha sempre lavorato . Da ragazzo ha imparato il mestiere del
carpentiere edile e del muratore e d’allora ha lavorato in questo
settore. Le ditte che l’hanno conosciuto sapevano che si trattava
di un lavoratore serio e capace.
Molto giovane si sposa e forma la sua
famiglia dalla quale nascono tre figli. Dopo qualche anno arriva la
separazione, ma i rapporti restano sempre buoni. Luigi continua a
lavorare e a prendersi cura dei suoi figli anche a distanza. Si rifà
una famiglia con una nuova compagna dalla quale avrà quattro figli.
Luigi dà il massimo per la nuova
famiglia, ma anche per i figli del primo matrimonio. Non perde una
giornata di lavoro. Durante i giorni di festa o quando ha qualche
giorno libero fa piccole riparazioni per proprio conto per integrare
il salario.
Con il sacrificio del suo lavoro riesce
a far fronte alle esigenze di tutti i figli, ristruttura, un po’
alla volta, la sua abitazione e compra qualche mobile per renderla
ancora più bella . Con il suo lavoro non fa mancare nulla a casa.
Ma da qualche mese, con l’acuirsi
della crisi economica, comincia a lavorare di meno. Quello che
guadagna non è più sufficiente per provvedere ai bisogni della sua
famiglia, come ha sempre fatto. La crisi è veramente molto dura e
nell’edilizia ha colpito molto forte.
Il fatto di abitare nel ghetto di
Ciccarello palazzine, dove gli svantaggi sociali si sommano e non si
riesce ad ottenere alcun aiuto economico, ha sicuramente peggiorato
la situazione.
Negli ultimi giorni era molto triste.
Il suo dolore silenzioso lo ha portato alla tragica decisione di
porre fine alla sua esistenza. Lo ha fatto con una corda al collo e
lasciando un biglietto con il quale si è scusato con i suoi
familiari .
Luigi era un uomo onesto e laborioso
della nostra città e un membro della comunità rom. Era uno dei
tanti rom che lavorano duramente per portare il pane a casa con il
sudore della propria fronte. Apparteneva a quella maggioranza onesta
di cittadini rom di cui nessun parla.
Quella maggioranza costituita da uomini
e donne che lavorano e che, come tutti gli altri cittadini, soffrono
per la crisi attuale. La loro sofferenza è però più forte, perché
sono costretti, come altre persone escluse, ad affrontare la crisi
dallo stato di emarginazione in cui sono stati “relegati” .
Il gesto drammatico di Luigi va letto,
anche, come una richiesta di aiuto, alla quale è necessario dare una
risposta. Prima di tutto bisogna pensare alla sua famiglia , la
moglie e i figli, soprattutto i più piccoli. Non devono essere
lasciati soli di fronte a questo dramma umano.
Va fatta, poi, una seria riflessione
sulla necessità di togliere dai ghetti questi nostri cittadini.
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