“Rukeli”
Trollmann, sinto tedesco cresciuto nella città vecchia di Hannover, è il pugile
danzante, beniamino del pubblico
maschile e femminile della Repubblica di Weimar. Nei primi anni
Trenta all’apice della forma diventa un pretendente per il titolo
di campione nazionale nei pesi mediomassimi, ma ha un difetto: è uno
“zingaro” e inoltre il suo stile non è “ariano”.
Ciononostante non si può impedirgli di competere e nel giugno del
1933 combatte e vince il suo match per il titolo. I nazisti, preso il
potere hanno già iniziato le epurazioni razziali e controllano anche
la federazione dei pugili tedesca, dopo una settimana gli tolgono il
titolo.
Ma la cosa è troppo
grossa, devono concedergli un’altra opportunità, ma lo fanno a
condizione che rinunci al suo stile e combatta da “ariano”, fermo
in mezzo al ring a scambiarsi pugni. Il suo avversario è il più
forte picchiatore europeo. Rukeli sa che a quelle condizioni perderà
e allora risponde a suo modo: vogliono un ariano, farò l’ariano.
Si presenta sul ring con i capelli tinti di biondo e il corpo coperto
di borotalco, si mette in mezzo al ring e per 5 round si scambia
pugni fino a cadere sul tappeto in una nuvola bianca. Con questo
gesto straordinario di sfida al razzismo del regime la sua carriera è
finita, così come è finita la convivenza di rom e sinti nella
Germania nazista che dal 1942 saranno perseguitati perché “razza”
da sterminare come la “razza” ebraica.
Espulso dall’esercito
perché sinto, Rukeli finisce nel campo di concentramento di
Neuengamme dove incrocia Tull Harder, il grande centravanti
dell’Amburgo e della nazionale tedesca. L’eroe del calcio è
l’opposto di Rukeli: di famiglia borghese, aderisce subito al
nazionalsocialismo, entra nelle SS, impiegato nei Lager partecipa al
Porrajmos, lo sterminio di massa di rom e sinti.
La fine di Rukeli sarà
l’ultima espressione dell’orgoglio e della dignità sinta.
Costretto a sfidare uno dei kapò più feroci in un match davanti a
tutti prigionieri e alle SS del Lager, Rukeli sa che se perde si
salva, ma ciononostante mette ko l’aguzzino, ridicolizzandolo, così
come aveva ridicolizzato il razzismo nazista. La vendetta del kapò
sarà la stessa, annientare: pochi giorni dopo lo smacco, ucciderà
Rukeli. Ma sarà il sinto a vincere 70 anni dopo, quando la Germania
restituirà ai famigliari di Rukeli, scampati al Porrajmos, la corona
di campione e con essa onore e dignità a lui e a tutti i rom e sinti
discriminati e perseguitati.
Per richiedere una copia
del libro scrivere a ics@sucardrom.eu
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