mercoledì 7 giugno 2017

Mantova, le azioni di intimidazione contro i sinti e i rom

Era l'alba di un giovedì di fine primavera di dieci anni fa quando 120 uomini dei Carabinieri, coadiuvati dai cani e da un elicottero, circondano tutte le abitazioni nei Comuni di Mantova e Marmirolo abitate dalle famiglie sinte e senza mandato di perquiszione irrompono nelle case di trecento -300- persone armi in pugno. La motivazione? Consegnare otto -8- avvisi di garanzia. Oggi a distanza di dieci anni e dopo che la Magistratura non ha indagato sull'azione, pubblichiamo alcune testimonianze delle vittime


Sonia. Alle 5.00 i Carabinieri ci hanno svegliato tutti quanti, anche i miei cinque bambini. Hanno chiesto i documenti miei e di mio marito. Sono saliti a controllare. Ci hanno costretti a stare in roulotte e i bambini più piccoli piangevano, dopo non volevano andare a scuola. Anche dopo quando i carabinieri sono andati via, sopra di noi volava un elicottero per controllare il campo, i bambini impauriti ritornavano sulle roulottes a nascondersi e non volevano scendere.

Davide. Sono arrivati i Carabinieri alle ore 5.00, mi hanno chiesto i documenti, io li ho dati, ho chiesto di andare in bagno, loro mi hanno detto di non muovermi da li, mi hanno tenuto li 30 minuti, non volevano farci uscire. Le mie due figlie più piccole vedendo tutti quei Carabinieri con le armi in mano hanno cominciato a piangere.
Tiziana. Sono venuti i Carabinieri e hanno bussato forte la porta, mi hanno svegliato i bambini, ci hanno chiesto tutti i documenti e non volevano che uscivo dalla roulotte. Non mi hanno neanche fatto andare in bagno anche se sono incinta. Volevano entrare in casa di mia suocera che ha 90 anni. Sono entrati nella sua casa disturbandola, e la mattina stessa abbiamo dovuto chiamare la Croce Rossa per farla ricoverare.

Samuel. Giovedì mattina alle ore 5:30 sono venuti i Carabinieri, mi hanno svegliato tutti i bambini per avere i documenti. I bambini si sono molto spaventati e non volevano andare a scuola.

Adelaide. La mattina del 7 giugno ho guardato dalla finestra e quando ho visto tutti quei Carabinieri e quei cani ho pensato che fosse successo qualche cosa di grave. Io ho 73 anni e queste cose le ho vissute da piccola quando mi hanno messa in campo di concentramento. Ho avuto molta paura, non potevo muovermi dalla mia roulotte neanche per andare in bagno o nella roulotte vicina. Mi hanno chiesto i documenti e anche ai miei figli. Mi chiedo cosa pensa di me e di noi la gente in città che ci conosce, quando andiamo a fare la spesa dopo quello che è successo e quello che hanno letto sui giornali. È una vergogna che veniamo trattati così, non siamo delinquenti.

Benito. Alle ore 5.00 della mattina del 7 giugno sono venuti i Carabinieri in forze e hanno svegliato tutti, uomini donne e bambini. Anche da me è venuto un Maresciallo a chiedermi i documenti, sono saliti sulla mia roulotte. Io ho 68 anni e mia moglie 64.

Samuela. Alla mia roulotte il giorno 7 giugno alle 5.00 di mattina sono venuti i Carabinieri che chiedevano i documenti di tutti. Sono saliti sulla mia roulotte con i cani cercando dappertutto senza trovare niente e senza esibire nessun mandato o altro. Mio figlio di 2 anni è stato svegliato e continuava a piangere per la paura e lo spavento.

Eros. Il giorno 7 giugno alle ore 5.00 di mattina sono venuti a bussare alla porta della roulotte. Ho aperto subito la porta prima di vestirmi, e mi sono trovato davanti 5 o 6 Carabinieri. Mi hanno chiesto subito i documenti, il mio e quello di mia moglie e mi hanno chiesto il nome dei bambini. Uno è poi salito per controllare dappertutto anche sotto il letto. Poi io ho fatto salire anche gli altri per fare vedere che non nascondevo niente, aprendo tutti gli armadi e i mobiletti. Mio figlio più grande era impaurito e dopo non voleva andare a scuola. Non c’era bisogno di tutto questo spiegamento di forze e di tutto quello che è uscito sui giornali per fermare delle persone conosciute e che sapevano dove trovare.

Angelica. Il giorno 7 giugno 2007 alle ore 5.00 mattutine sono venuti i Carabinieri. Hanno bussato alla mia porta più volte in maniera volgare, dopo di che hanno svegliato il bambino neonato sono saliti in roulotte e mi hanno chiesto i documenti.

Adriano. La mattina del 7 Giugno alle ore 5.30 circa i Carabinieri mi hanno svegliato per controllare i documenti. Quella mattina pioveva e guardando fuori ho visto tanti Carabinieri al riparo vicino ai bagni che ci sorvegliavano e tanti altri che controllavano anche tutte le altre roulottes. Mi chiedo quando vado in città, al bar o a fare la spesa cosa pensa la gente che mi vede. Se mi chiede qualcosa cosa potrei rispondere? Ora mi sento a disagio quando vado da qualche parte.

Nada. Giovedì mattina alle ore 5.00 sono venuti i carabinieri. Ci hanno svegliato tutti, i bambini si sono spaventati. Sono entrati in casa per vedere chi c’era che dormiva, hanno parlato con mia figlia che è minorenne, hanno voluto sapere chi c’era in camera.

Bernardino. Verso le 4.30-5.00 del 7 giugno ho sentito picchiare forte con i pugni alla porta della mia roulotte. Hanno aperto di colpo la porta, sono saliti e mi hanno puntato in faccia le torce elettriche mentre io ero ancora a letto. Mi sono spaventato moltissimo, pensavo fosse scoppiata la guerra. In 3 carabinieri mi hanno bloccato in casa senza permettermi di fare niente: non potevo andare in bagno, preparare un caffè, lavarmi, niente. Per un’ora io e mio figlio di 16 anni, che per lo spavento si è messo a piangere, non potevamo muoverci. Ai Carabinieri io ho detto che questo era sequestro di persona, ma loro non mi hanno neanche risposto. Vicino c’era la roulotte di mia figlia di 21 anni, incensurata, che aspetta un bambino e anche lei ha avuto lo stesso trattamento. Ha preso molta paura e si è messa a piangere disperata. Io sono stato molto deciso e li ho fatti uscire di casa perché non avevano nessun mandato e nessuna possibilità di comportarsi così. Non capisco tutto questo accanimento verso di noi, siamo tutti cittadini mantovani conosciuti e non pericolosi criminali.

Barbara. Hanno bussato i Carabinieri alla finestra della camera e mio marito aveva la febbre alta. Sono scesa a consegnare i documenti. Dopo mi hanno chiesto di salire, sono saliti, mi hanno svegliato i bambini e volevano i documenti di mio figlio che ha 13 anni.

Morena. Verso le 5.00 del mattino sono venuti i Carabinieri, hanno bussato con forza sulla porta della mia roulotte che è fatta di vetro. Mi hanno chiesto i documenti. Sono entrati nella roulotte due volte e ci hanno obbligati a rimanere fermi davanti alla roulotte.

Elvis. I Carbinieri sono venuti da me alle 5.00 di mattina e con forza hanno picchiato alla porta svegliandoci tutti, io, mia moglie, i miei figli di 6 e 8 anni e il più piccolo che ha un mese di vita. Sono saliti e volevano salire anche con i cani ma quando gli ho chiesto il mandato hanno lasciato giù i cani. Hanno controllato dappertutto e noi non potevamo neanche scendere. Io sentivo mio padre che nell’altra roulotte gridava ma non mi permettevano di andare a vedere. Nessuno si poteva muovere per due ore e mezza. Sembrava di essere in guerra. Poi hanno detto che se non trovavano le due persone che cercavano avrebbero portato via qualcun altro.

Tatiana. Sono venuti i Carabinieri a bussare sulle finestre in maniera forte, mi hanno svegliato tutti i bambini e sono saliti. Ci hanno ordinato di non scendere e di consegnare i documenti.

Candida. Tre le 5.00 e le 5.30 del 7 giugno sono venuti i Carabinieri e hanno picchiato alla porta. Ci hanno fatto scendere, io e mio figlio. In settembre faccio 71 anni e ho avuto molta paura. C’erano anche dei cani lupo e non mi permettevano neanche di andare in bagno. Ci hanno chiesto i documenti e ci hanno tenuto fermi un bel po’, fino a che hanno controllato tutto il campo. Quando ho visto tutti quei carabinieri e quei cani mi sembrava come nei campi di concentramento. Mancava solo che ci portavano alla stazione, caricarci sui vagoni per mandarci ai campi di concentramento. I miei tre nipotini sono ancora impauriti per quelli che è successo. Non si fanno queste cose e non si trattano così le persone. È una vergogna quello che hanno scritto sui giornali, siamo cittadini mantovani. Se uno sbaglia deve pagare lui e non tutti gli altri che non c’entrano. È un abuso quello che fanno.

Queste azioni succedono ancora oggi in ogni parte d'Italia. In Veneto nel 2009 tutte le persone, minori compresi, appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom furono oggetto di una schedatura etnica. A Milano l'ultima "azione" è del 31 marzo scorso con l'Assessora comunale Rozza compiacente. A Palermo del 17 febbraio scorso. Queste azioni intimidiscono e schedano su base etnica le persone. Due cose vietate dalla legge. Sarebbe auspicabile che la Commissione per i diritti umani del Senato investighi su questa ignobile consuetudine che colpisce molte comunità una o due volte l'anno.

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