martedì 21 aprile 2009

Ferdi nel Paese degli Orrori

C’era una volta il Paese degli Orrori, un mondo fitto di insidie e orchi terrificanti, un mondo senza luci.
Ferdi viveva lì, abbandonato da una madre snaturata nelle grinfie di un padre sfruttatore e violento. Fin da bambino, nonostante il destino sembrasse deciso ad accanirglisi contro, Ferdi sognava un futuro migliore, e pregava il Cielo di dargli la forza per costruirselo.
Oggi, che il Paese degli Orrori non è più la sua patria, Ferdi immagina cosa sarebbe diventato, se il destino non gli avesse aperto una porta dorata: “Sarei stato uno spacciatore, sarei stato un drogato, uno che smercia le macchine… Sarei stato un magnaccia, sarei stato un raccoglitore di ferro, sarei potuto essere tante cose. Invece ringrazio Dio che mi trovo qui, nella casa del Grande Fratello…”
Sfuggito al Paese degli Orrori, infatti, Ferdi ha adesso una nuova Casa.
Ferdi ce l’ha fatta.
Ferdi ha vinto l’uscita da un mondo e l’entrata in pompa magna in un altro universo.
Il pubblico ha premiato la sua forza d’animo, la concretezza delle sue speranze, la sua determinazione a cambiare mondo, compensando il suo passato difficile. L’Italia che vota ha dimostrato che questo è un mondo di pari opportunità, in cui a tutti è concessa la possibilità di riscattarsi. Persino ad un Rom.
Perché, dopotutto, siamo gente di cuore. E, quando c’è in ballo una favola, sappiamo accantonare pregiudizi, odi razziali, slogan da bassa politica e antiche paure: per un lieto fine ci faremmo spennare.
Durante il gran finale della trasmissione, Alessia Marcuzzi – commossa ed orgogliosa ambasciatrice della buona azione nazionale – ripete all’incredulo Ferdi che le pare di stare in un film.
E in effetti…

Quale film ci ricorda, questa meravigliosa epifania?
Ma il successo globale di Boyle! Proprio lui: The Millionaire.
E infatti non manca lo stacchetto stile Bollywood, in cui concorrenti e conduttrice ballano sulle note di “Jai ho jai ho”, la canzone del film.
Ferdi e Jamal hanno tanto (troppo) in comune. Sono figli di un mondo crudele, e di un destino che pare segnato; sopravvivono ad angherie e bastonate della vita, perché hanno un sogno che li guida. Vivono nel contesto di Paesi degli Orrori – ciascuno il suo – descritti proprio come ce li immaginiamo.
Jamal viene dal più terribile slum asiatico, Dharavi, a Bombay, fatto di padrini mafiosi, odio interreligioso, cumuli d’immondizia, baracche fatiscenti, violenza e sfruttamento; un’India da Lonely Planet, un affresco perfetto.
Ferdi è Rom, è originario del Montenegro, arriva a bordo di canotto, in un paese che di quelli come lui farebbe volentieri a meno; viene abbandonato dalla madre e sfruttato orrendamente dal padre, che lo picchia e lo costringe a rubare, vive per anni in un istituto. Un Rom da cronaca nera. E un altro affresco perfetto.
Ma Jamal non è un pezzente vero: è più colorato, più forte, più simpatico, più politicamente corretto, più pulito e meno imbarazzante dei veri abitanti di Dharavi.
Proprio come Ferdi: che è più colorato, più forte, più simpatico, più politicamente corretto, più pulito e meno imbarazzante dei suoi connazionali accampati ai margini delle nostre città, arrampicati ai semafori, accucciati alle porte delle chiese.
È così, nell’euforia collettiva di sentirsi – una volta tanto – “buoni”, che trasformiamo situazioni di povertà e di ingiustizia ben reali nello sfondo colorato di una favola commovente da prima serata.
Deleghiamo ad uno show televisivo l’epopea del riscatto.
Un voto e, puff!, sparisce ogni responsabilità; tutti assolti e tutti amici, perché il volemose bene nazionale ancora una volta trionfi, almeno nel mondo della finzione televisiva.
Placata la coscienza con la retorica della storia penosa dalla conclusione felice, possiamo tornare a chiudere gli occhi sulla realtà.
Un programma televisivo, un po’ di suspense e il trionfo finale.
Una valanga di soldi e abbiamo accontentato tutti: nessuno ha più nulla di cui lamentarsi, e nessuno ha più nulla su cui interrogarsi.
Se la facciano bastare, i poveri veri, questa illusione. E che diventi la droga con cui dimenticare la realtà. di Elena Borghi


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