"L'indagine che abbiamo svolto
parte dal presupposto che anche attraverso la stampa si costruisce
un'immagine sociale negativa dei rom e sinti. Abbiamo analizzato gli
articoli per descrivere alcuni dei meccanismi attraverso i quali
questo processo avviene e per capire quale sia il nesso tra
rappresentazione negativa e discriminazione." Afferma Natascia
Curto, una delle volontarie che ha curato la ricerca. "Ci
aspettavamo di riscontrare una visibilità marcata per episodi
negativi di cui qualche rom si è reso protagonista, ma non abbiamo
trovato solo questo. Dall'analisi svolta emerge anche l'associazione
sistematica dei rom con fatti negativi che non li vedono direttamente
coinvolti. Si può affermare che inserire i rom in articoli che
parlano di fatti negativi è un'abitudine molto diffusa, in tutti i
giornali, e relativamente a differenti tipologie di fatti"
prosegue la volontaria, "Spesso queste associazioni raggiungono
livelli discriminatori e vengono fatte ricorrendo a dichiarazioni
riportate tra virgolette. Inoltre, un'altra modalità riscontrata nel
trattamento dei rom nella stampa è quella di creare una separazione,
un noi e un loro, i 'cittadini' e i rom: due gruppi divisi, diversi
ontologicamente, che non si intersecano e il cui benessere è
alternativo".
"Dalla nostra analisi emerge che
nel 30% degli articoli sono presenti dichiarazioni che si possono
considerare discriminatorie." Commentano Cristina Ferloni e
Fanny Gerli, le volontarie che hanno svolto l'analisi quantitativa
della ricerca. "La maggiore frequenza di articoli che parlano di
rom è riconducibile alle testate nazionali, con una significativa
prevalenza per il Corriere della Sera e La Repubblica, seguiti da
Libero nella sua edizione milanese. Le dichiarazioni discriminatorie
analizzate rimandano in prevalenza a racconti di intolleranza sociale
e discriminazione (37,2%), seguiti da quelli che fanno emergere una
differenziazione tra un "noi" e un "loro"
(32,3%)."
"Leggendo i giornali ci siamo rese
conto che le affermazioni discriminatorie nei confronti dei rom
vengono lasciate scorrere senza che suscitino alcuna reazione né
personale né collettiva. Evidentemente il pregiudizio verso i rom è
talmente radicato nella cultura nella quale viviamo da non essere
neanche più riconosciuto e da aver raggiunto il livello ontologico:
è sufficiente essere rom per essere qualcosa di negativo, non serve
compiere nessuna azione." Concludono le tre volontarie.
"L'indagine ha messo in luce il
ruolo che la stampa ha nel costruire e confermare l'immagine sociale
dei rom e come, a prescindere dalle intenzioni, il trattamento che
essa fa dei rom possa contribuire a creare nell'opinione pubblica
un'idea negativa di queste persone, rinforzando così le barriere che
impediscono la piena fruizione dei diritti civili e sociali da parte
dei rom. Questo è l'effetto, ed è un effetto discriminatorio. Ma la
stampa può essere non solo strumento di esclusione, ma anche di
conoscenza e avvicinamento" afferma il presidente del Naga
Cinzia Colombo, "Per questo motivo il Naga propone ai singoli
giornalisti, all'Ordine dei giornalisti, ai titolisti, alla
Federazione Nazionale della Stampa e agli editori di: rispettare e
applicare le Linee guida per l'applicazione della Carta di Roma;
firmare l'appello 'I media rispettino il popolo Rom', lanciato da
Giornalisti contro il razzismo; dare voce ai cittadini rom e sinti,
raccogliere le loro voci, interpellarli e ascoltarli come fonti."
Prosegue il Presidente. "Il Naga chiede anche ai singoli
cittadini di farsi portatori di una rappresentazione diversa dei
cittadini rom e sinti. Ciascuno di noi, infatti, nel suo quotidiano,
nelle conversazioni con gli amici, negli scambi di battute sul
lavoro, nei discorsi in famiglia, ha l'occasione di confermare o
contrastare tanti piccoli stereotipi che circolano su rom e sinti. E'
un lavoro culturale che non può essere compiuto da un singolo,
cittadino o associazione, ma che ha bisogno di un impegno capillare e
costante di ciascuno." conclude il presidente.
Info: naga@naga.it - 349 160 33 05 -
349 160 23 91
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