«Abbiamo voluto questa manifestazione
per dire no al razzismo e chiedere diritti uguali. A coloro che si
presentano come “buoni” chiediamo: parlate tanto di inclusione
sociale ma perché non ci rendete partecipi? Il popolo rom ha bisogno
di riconoscimento e di rispetto. Non siamo oggetti da spostare ma
vogliamo essere cittadini, dato che anche noi siamo parte
dell’umanità. Perché non ci ascoltate?». Leggi tutto il reportage...
«Dosta» in romanè vuol dire basta.
E’ il nome dell’associazione rom nata in Sardegna circa 6 mesi
fa. Sabato 8 giugno la scritta Dosta e il disegno della ruota che, da
sempre, caratterizza “il popolo rom” campeggiavano sullo
striscione che apriva a Cagliari il corteo per il diritto allo
studio. La prima manifestazione organizzata dai rom in Sardegna: un
passaggio importante. Ma anche la risposta a una grave provocazione
di Forza Nuova.
Il primo anello della catena di eventi
risale a fine maggio quando con finti sigilli e nastro rosso vengono
chiusi i cancelli di tre scuole di Cagliari. Nei volantini di Lotta
studentesca – cioè Forza Nuova – si legge: «Stop ai rom. Prima
gli studenti cagliaritani». Un cumulo di sciocchezze e di falsità.
Non bisognerebbe, secondo il gruppo neonazista, spendere soldi (che
fra l’altro sono stati dati dall’Unione europea proprio per
questo) per i corsi di licenza media destinati ad adulti
rom.
Immediata risposta dell’associazione Dosta: «Forza Nuova dimostra ancora una volta di appartenere al Medioevo, quando solo i ricchi potevano studiare». Si chiede un’indagine dell’Unar cioè l’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali.
Dosta, che si definisce «associazione
di autodeterminazione dei rom», considera le azioni di Forza Nuova a
Cagliari non solo come un gravissimo atto di razzismo anti-rom ma
anche un invito a violare i diritti fondamentali degli esseri umani,
in definitiva un attacco alla Costituzione Italiana.
Sabato pomeriggio in piazza dunque a
Cagliari. Il volantino di Dosta che invita alla manifestazione
ribadisce: «Il diritto allo studio è stato una conquista sociale,
frutto di lunghe lotte, e deve essere considerato patrimonio di
tutti. L’istruzione è un mezzo imprescindibile per il
conseguimento e l’esercizio dei diritti di cittadinanza, e
presupposto basilare dell’integrazione sociale. La contestazione
nel volantino di “Lotta studentesca” è pretestuosa e fuorviante
perché vuole mettere il diritto allo studio degli studenti
cagliaritani in conflitto con il diritto allo studio di altri
cittadini che a Cagliari vivono e risiedono da lungo tempo. E’
evidente che i contenuti hanno un fondamento razzista e
discriminatorio, usano inesattezze e falsità anche ai fini di un
attacco politico contro la giunta comunale».
E ancora: «Il razzismo è un male
strisciante, vigliacco nel profondo e attacca per primi sempre i più
deboli. Ha bisogno dell’indifferenza per crescere e diventare un
mostro, pertanto ogni episodio di razzismo deve essere considerato
come un problema che riguarda tutti. Provocazioni come queste
impongono una presa di posizione e non devono lasciare nessuno né
nessuna istituzione nel silenzio. Se qualcuno sente o legge
espressioni di razzismo si ribelli, confuti, racconti, scriva un
commento, e non lasci la notizia parlare da sola, non faccia passare
sotto silenzio questa forma di degrado della vita democratica e
civile».
Così sabato pomeriggio sfilano 250 o
forse 300 persone: un buon numero per una giornata estiva, che dunque
ha svuotato Cagliari a favore delle spiagge, e comunque per una
manifestazione organizzata in pochi giorni. Molte le adesioni (dai
partigiani dell’Anpi ai giovani del Social Forum) ma spicca
un’assenza; quella della Caritas, sulla quale nel corteo ci si
interroga.
«Il problema della Caritas di
Cagliari» sostiene Antonello Pabis dell’Asce «è che la sua idea
di carità è pelosa, clientelare e ricattatoria. E’ noto che in
questi giorni mediatori della Caritas sono andati in giro a
scoraggiare i rom da venire a questo corteo. Motivazioni?
Incomprensibili, ma qualcuno dice che la licenza media renderebbe
troppo autonomi i rom». La tesi di Pabis è avallata anche da un
paio di insegnanti e da altre persone nel corteo. Forse anche per
questo “scoraggiamento” i rom in piazza sono pochi, 40-45 forse.
Qualcuno di loro spiega: «non siamo abituati a una manifestazione,
per noi questa parola, come sciopero, significa conflitto dunque
rischio di repressione».
La maglietta indossata da Pabis sabato
merita una citazione: «Cervelli nel mondo» è una sorta di titolo e
più in piccolo si leggono in successione «europeo», «africano» e
«asiatico» ognuno con sotto il classico disegno di un cervello ma
ad accompagnare la quarta scritta – «razzista» – un desolante
(ma eloquente) vuoto. di Daniele Barbieri
Nessun commento:
Posta un commento