mercoledì 7 maggio 2014

I rom agli occhi di un gagè

Stamattina, alle 8, ho preso la mia Clio per andare al lavoro. Il mio paese a quest’ora brulica di vita: ragazzini alla fermata del bus, mamme che accompagnano i bambini a scuola, lavoratori di ogni categoria che sorseggiano un caffè nei bar, traffico di automobilisti.

Arrivo al semaforo di Legnano con la radio in sottofondo e vedo avanzare tra le auto una signora rom con un bambino piccolo in braccio. La signora chiede l’elemosina ai guidatori, bussando ai finestrini delle loro vetture e contando sulla loro pietà (soprattutto per l’innocente pargoletto!). Inarco le mie sopracciglia con disappunto e quando la signora si avvicina alla mia Clio, le faccio un segno deciso di no, con l’indice. Sono già abbastanza infastidito dalla mia routine quotidiana per permettermi pure di dar retta a una questuante, con i suoi neanche tanto sottili “mezzucci”! Ma scherziamo? Il semaforo diventa verde, le auto partono e io, con un’accelerata, lascio indietro il mio diniego.


Dopo aver lavorato le mie otto ore, decido di fare una tappa al supermercato nei pressi di San Giorgio su Legnano, per prendere un po’ di prodotti. Nel parcheggio stazionano due ragazzine rom, che si offrono di riportare il carrello vuoto dei clienti del supermarket al gabbiotto, intascando così i 50 centesimi del deposito. Una sorta di elemosina camuffata da servizio utile, insomma. Uno stupido modo di mostrarsi gentili! Tra l’altro, le ragazzine eseguono questo “favore” con aria sfacciata, ridendo e ammiccando furbescamente, quasi a voler rendere esplicito il potenziale di presa in giro insito in questa pratica. Non ho provato alcun senso di gratitudine verso di loro per aver riportato il mio carrello al gabbiotto e ho accettato malvolentieri l’idea di regalare 50 centesimi a persone così poco meritevoli di aiuto!

Torno, quindi, alla mia abitazione con due esperienze molto negative con individui di etnia rom e mi faccio un’idea astiosa dei loro usi e costumi, carica di sdegno per un modo d’essere che non riesco proprio a capire.

Preso nelle mie riflessioni, consumo una cenetta veloce e riparto alla volta di Legnano per trascorrere una serata in compagnia di amici. Fermo al semaforo, lo stesso in cui, di mattina, una signora con un bimbo in braccio chiede l’elemosina, vedo una scena bellissima. Tre bambini rom, presumibilmente di 10 anni, figli degli “zingari” che dimorano da quelle parti, giocano in mezzo a un campo, facendo rotolare un vecchio copertone, spensierati come solo lo si può essere a quell’età! Che fossero italiani, francesi, argentini o appunto rom, non cambierebbe alcunché. Un bambino che gioca in un campo, in una sera fresca d’inizio maggio, è un’immagine universale e stupenda! Quei bambini rom stanno gustando il bene dell’amicizia e della fratellanza, sotto il manto protettivo di una dolce primavera, mentre i loro genitori parlottano di cose più serie. Chissà quanti bambini, intrappolati in tristi sedili posteriori di auto lussuose, passando per quella strada, avrebbero invidiato la libertà di quei loro coetanei rom, con la bocca aperta e una voglia irrefrenabile di correre insieme a loro, senza catene né barriere!


Sarebbe, dunque, bello che, d’ora in avanti, quando mi capiterà di pensare ai rom, la prima immagine che mi si affaccerà alla mente fosse quella di quei bambini, sospesi tra il verde dell’erba e l’azzurro del cielo, e impegnati a correr dietro a un copertone, per estensione una ruota, che rappresenta simbolicamente il viaggio che ha portato la loro gente dall’India fino a noi. di Stefano Aroldi

2 commenti:

CelsoDanieleCapucciati ha detto...

INfatti bisogna cercare di "lavorare" sui lati positivi di tutti i Popoli, che siano Rom Sinti Cinesi Svedesi..per cercare di battere i vari lati negativi..di cui l'accattonaggio è il minore...

Calogero ha detto...

Aboliamo le scuole (comuniste, che vogliono omologare tutto e tutti) e mandiamo tutti i bimbi alla scuola dei rom!