Stamattina,
alle 8, ho preso la mia Clio per andare al lavoro. Il mio paese a
quest’ora brulica di vita: ragazzini alla fermata del bus, mamme
che accompagnano i bambini a scuola, lavoratori di ogni categoria che
sorseggiano un caffè nei bar, traffico di automobilisti.
Arrivo al
semaforo di Legnano con la radio in sottofondo e vedo avanzare tra le
auto una signora rom con un bambino piccolo in braccio. La signora
chiede l’elemosina ai guidatori, bussando ai finestrini delle loro
vetture e contando sulla loro pietà (soprattutto per l’innocente
pargoletto!). Inarco le mie sopracciglia con disappunto e quando la
signora si avvicina alla mia Clio, le faccio un segno deciso di no,
con l’indice. Sono già abbastanza infastidito dalla mia routine
quotidiana per permettermi pure di dar retta a una questuante, con i
suoi neanche tanto sottili “mezzucci”! Ma scherziamo? Il semaforo
diventa verde, le auto partono e io, con un’accelerata, lascio
indietro il mio diniego.
Dopo aver
lavorato le mie otto ore, decido di fare una tappa al supermercato
nei pressi di San Giorgio su Legnano, per prendere un po’ di
prodotti. Nel parcheggio stazionano due ragazzine rom, che si offrono
di riportare il carrello vuoto dei clienti del supermarket al
gabbiotto, intascando così i 50 centesimi del deposito. Una sorta di
elemosina camuffata da servizio utile, insomma. Uno stupido modo di
mostrarsi gentili! Tra l’altro, le ragazzine eseguono questo
“favore” con aria sfacciata, ridendo e ammiccando furbescamente,
quasi a voler rendere esplicito il potenziale di presa in giro insito
in questa pratica. Non ho provato alcun senso di gratitudine verso di
loro per aver riportato il mio carrello al gabbiotto e ho accettato
malvolentieri l’idea di regalare 50 centesimi a persone così poco
meritevoli di aiuto!
Torno, quindi, alla mia abitazione con
due esperienze molto negative con individui di etnia rom e mi faccio
un’idea astiosa dei loro usi e costumi, carica di sdegno per un
modo d’essere che non riesco proprio a capire.
Preso nelle mie riflessioni, consumo una cenetta veloce e riparto
alla volta di Legnano per trascorrere una serata in compagnia di
amici. Fermo al semaforo, lo stesso in cui, di mattina, una signora
con un bimbo in braccio chiede l’elemosina, vedo una scena
bellissima. Tre bambini rom, presumibilmente di 10 anni, figli degli
“zingari” che dimorano da quelle parti, giocano in mezzo a un
campo, facendo rotolare un vecchio copertone, spensierati come solo
lo si può essere a quell’età! Che fossero italiani, francesi,
argentini o appunto rom, non cambierebbe alcunché. Un bambino che
gioca in un campo, in una sera fresca d’inizio maggio, è
un’immagine universale e stupenda! Quei bambini rom stanno gustando
il bene dell’amicizia e della fratellanza, sotto il manto
protettivo di una dolce primavera, mentre i loro genitori parlottano
di cose più serie. Chissà quanti bambini, intrappolati in tristi
sedili posteriori di auto lussuose, passando per quella strada,
avrebbero invidiato la libertà di quei loro coetanei rom, con la
bocca aperta e una voglia irrefrenabile di correre insieme a loro,
senza catene né barriere!
Sarebbe, dunque, bello che, d’ora in
avanti, quando mi capiterà di pensare ai rom, la prima immagine che
mi si affaccerà alla mente fosse quella di quei bambini, sospesi tra
il verde dell’erba e l’azzurro del cielo, e impegnati a correr
dietro a un copertone, per estensione una ruota, che rappresenta
simbolicamente il viaggio che ha portato la loro gente dall’India
fino a noi. di Stefano Aroldi
2 commenti:
INfatti bisogna cercare di "lavorare" sui lati positivi di tutti i Popoli, che siano Rom Sinti Cinesi Svedesi..per cercare di battere i vari lati negativi..di cui l'accattonaggio è il minore...
Aboliamo le scuole (comuniste, che vogliono omologare tutto e tutti) e mandiamo tutti i bimbi alla scuola dei rom!
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