Sinti e rom in tutta l'Europa occupata
furono martiri e partigiani. In Italia i sinti e i rom, dopo l'8
settembre del 1943, fuggirono dai campi di concentramento dove erano
reclusi dal settembre 1940. Molti vennero rastrellati dai fascisti e
dai nazisti ed inviati nei campi di sterminio, ma alcuni riuscirono a
nascondersi e a partecipare alla lotta partigiana anche a costo della
propria vita. Questo pezzo di storia italiana è misconosciuta anche
per il disinteresse dimostrato in questi anni dall'ANPI e dagli
Istituti di Storia.
Nel mantovano si formò il battaglione
“I Leoni di Breda Solini” formato unicamente da sinti italiani,
fuggiti dal campo di concentramento di Prignano sul Secchia (MO),
dove erano stati rinchiusi nel settembre 1940. Lo racconta Giacomo
“Gnugo” De Bar (scomparso pochi mesi fa) nel suo libro “Strada, Patria Sinta”:
“Molti sinti facevano i partigiani.
Per esempio mio cugino Lucchesi Fioravante stava con la divisione
Armando, ma anche molti di noi che facevano gli spettacoli durante il
giorno, di notte andavano a portare via le armi ai tedeschi. Mio
padre e lo zio Rus tornarono a casa nel 1945 e anche loro di notte si
univano ad altri sinti per fare le azioni contro i tedeschi nella
zona del mantovano fra Breda Solini e Rivarolo del Re (oggi Rivarolo
Mantovano), dove giravamo con il postone che il nonno aveva
attrezzato. Erano quasi una leggenda e la gente dei paesi li aveva
soprannominati «I Leoni di Breda Solini», forse anche per quella
volta che avevano disarmato una pattuglia dell'avanguardia tedesca.”
Racconta ancora Gnugo:
“Erano entrati nel cuore della gente
come eroi, anche per il fatto che usavano la violenza il minimo
necessario, perché fra noi sinti non è mai esistita la volontà
della guerra, l'istinto di uccidere un uomo solo perché è un
nemico. Questo lo sapeva anche un fascista di Breda Solini che
durante la Liberazione si era barricato in casa con un arsenale di
armi, minacciando di fare fuoco a chiunque si avvicinasse o di
uccidersi a sua volta facendo saltare tutta la casa: «Io mi arrendo
solo ai Leoni di Breda Salini». Così andarono i miei, ai quali si
arrese, ma venne poi preso in consegna lo stesso da altri partigiani,
che lo rinchiusero in una cantina e lo picchiarono.”
Quella di Gnugo De Bar è una
testimonianza per stimolare le stesse Istituzioni ad attivarsi per
far conoscere e offrire spazi ai sinti anche nelle cerimonie
ufficiali, perchè troppo spesso viene oscurato più o meno
volontariamente l'apporto dato dai sinti e dai rom alla formazione
dell'Italia.
Poche le notizie storiche, ad oggi si
conoscono frammenti della storia di:
Giuseppe “Tarzan” Catter, eroe
partigiano sinto, ucciso dai fascisti nell’Imperiese, il suo
distaccamento ne prese il nome, decorato al valore
Walter “Vampa” Catter, eroe
partigiano sinto, Martire di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944
Lino “Ercole” Festini, eroe
partigiano sinto, Martire di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944
Silvio Paina, eroe partigiano sinto,
Martire di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944
Renato Mastini, eroe partigiano sinto,
Martire di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944
Giacomo Sacco, partigiano sinto,
partecipa alla liberazione di Genova
Giuseppe “Tzigari” Levakovich,
partigiano sinto nella Brigata “Osoppo” in Friuli Venezia Giulia
Rubino Bonora, partigiano sinto nella
Divisione “Nannetti” in Friuli Venezia Giulia
Amilcare “Corsaro” Debar,
partigiano sinto, staffetta e poi partigiano combattente nella 48°
Brigata Garibaldi “Dante Di Nanni”
Vittorio “Spatzo” Mayer, partigiano
sinto in Val di Non
Mirko Levak, partigiano rom, scappato
dal campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau si unisce ai partigiani
Fioravante Lucchesi, partigiano sinto
nella Divisione Modena Armando
Battaglione “I Leoni di Breda
Solini”, formato unicamente da sinti italiani, fuggiti dal campo di
concentramento di Prignano sul Secchia (MO), operò nel mantovano
2 commenti:
Mio nonno era mastini renato,padre di mia mamma e bonora rubino padre di mio papà.mentre nonno renato è stato riconosciuto come partigiano,con monumento situato a Vicenza.nonno rubino non non ha avuto nessun riconoscimento, che io sappia.peccato perché rubini a fatto davvero molto come partigiano!
Ciao Luca, mi dispiace che tuo nonno Rubino Bonora non abbia avuto nessun riconoscimento.
Noi in questi ultimi anni ci siamo impegnati per raccogliere tutte le testimonianze sul Porrajmos che puoi trovare nel sito www.porrajmos.it.
L'elenco dei partigiani sinti e rom in questo post è per ricordarli e stimolare il loro riconoscimento. Ma in effetti non è stata fatta finora nessuna ricerca e quindi non abbiamo tutte le storie delle persone nell'elenco e non sappiamo se altri sinti hanno combattuto nella Guerra di Liberazione.
Se vuoi metterti in contatto con noi e darci una mano per raccogliere la storia di tuo nonno Rubino, puoi inviare una mail a carlo.berini@sucardrom.eu o telefonare al 3456123932.
Ciao, Yuri
Posta un commento