Siamo arrivati a 11 mila euro grazie
alle sottoscrizioni di molti. Dal 26 marzo scorso, quando ancora né
il governo, né le regioni né i comuni avevano preso atto che molte
persone stavano cominciando a non avere più neppure il necessario
per sfamarsi, la associazione di cui faccio parte, Cittadinanza e
Minoranze, ha lanciato una richiesta di aiuto. Una artigianale
sottoscrizione che in dodici giorni ha raccolto una cifra che,
francamente, noi stessi non ci aspettavamo ma, soprattutto, ha
immediatamente trasformato quella stessa cifra in aiuti a qualche
centinaia di famiglie.
Poca cosa, direte. In effetti, si
tratta di piccoli aiuti, al massimo cento euro, oppure, grazie a
Nonna Roma, una associazione di volontari amica e sodale, pacchi
alimentari portati a oltre cento famiglie rom che vivono in stabili
occupati, dopo essere stati scacciati dalla cartiera della Salaria e
da Camping River.
Poca cosa. Ma pur sempre qualcosa per
tirare avanti mentre i buoni spesa al momento sono ancora solo una
sterminata piramide di fogli di carta di domande protocollate sulle
scrivanie dei municipi.
La vicenda dei buoni spesa va però
raccontata.
Il 31 marzo il governo, con tutte le
sue propaggini territoriali, si accorge che le persone cominciano a
non avere più i soldi neppure per fare la spesa e stanzia una cifra
congrua (rimpolpata in seguito anche da ulteriori integrazioni
regionali) a chi farà richiesta compilando un certo modulo.
Il modulo, ben tre fogli, è piuttosto
complesso e inoltre bisogna inviarlo online. Naturalmente, così come
a scuola non tutti hanno il computer per poter seguire le lezioni
(quindi i bambini rom dei campi che andavano a scuola sono stati di
punto in bianco privati del loro diritto garantito dalla
costituzione) nemmeno tra gli adulti rom le nuove tecnologie
spopolano.
Così, la mia associazione assieme ad
altre, inizia a compilare quel gran mucchio di carte. Non solo: per
ciascuna domanda occorre allegare il documento di identità e poi
firmarle. Un lavoro pazzesco cominciato di buona lena.
Noi, nel nostro piccolo, ne abbiamo
smaltite un centinaio o forse più ma ora sta arrivando il
contraccolpo. I rom che abbiamo aiutato a fare la domanda ora
domandano a noi perché a loro ancora non è arrivato un bel niente e
se possiamo sollecitare. Ma chi dobbiamo sollecitare? Cosa possiamo
fare?
Allora, come muli, andiamo avanti sul
ciglio di una strada tutta in salita e Marco riesce a ottenere dal
comune un certo numero di mascherine da distribuire nei campi e,
udite udite, ben cento colombe pasquali.
Cristina scopre che al campo di Candoni
il Municipio 14 ha inviato dei volontari che hanno fatto compilare a
tutti un modulo molto semplificato per i buoni spesa, che non implica
neanche il controllo dei documenti, dicendo che saranno loro a
recapitare i buoni.
Anna continua a riempire moduli, a
sollecitare donazioni, e a rispondere impotente ai rom che la
chiamano per sapere quando potranno avere il loro buono, che Pasqua
si avvicina e non c’è né festa né pranzo per nessuno.
Nino compila bonifici dalla mattina
alla sera e il nostro conto è sempre a saldo zero.
Per chi vuole aiutarci a riempirlo di
nuovo, almeno un po’, ecco le coordinate:
IT50V0538703241000035100781, inserendo nella causale “donazione per
i rom” e il proprio indirizzo di posta elettronica per potervi
inviare il resoconto di quanto raccoglieremo e di come impiegheremo
il danaro raccolto. L’importo dei versamenti potrà essere portato
in detrazione nella dichiarazione dei redditi allegando copia
dell’attestazione del bonifico.
1 commento:
Non essendo credente, nessuna benedizione.
Un grande abbraccio sì, per la solidarietà.
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