In tutta l'Europa le persone
appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom parteciparono
alla Resistenza per la Liberazione dal fascismo e dal nazismo. In
Francia un battaglione partigiano formato da sinti combatté i
nazisti supportando lo sbarco in Normandia degli Alleati mentre in Slovacchia sempre un battaglione partigiano formato da
appartenenti alla minoranza fermò il contrattacco tedesco a Banska
Bystrica durante l'insurrezione dell'estate del 1944.
In Italia, dopo l'8 settembre del 1943,
sinti e rom fuggirono dai campi di concentramento dove erano
rinchiusi dal settembre 1940. Molti vennero rastrellati dai fascisti
e dai nazisti ed inviati nei campi di sterminio, ma alcuni riuscirono
a nascondersi e a partecipare alla lotta partigiana anche a costo
della propria vita. Altri aiutano da patrioti le formazioni
partigiane. Oggi la ricerca è ancora lontana dall'offrire un quadro
completo sul ruolo svolto dalle persone appartenenti alla minoranza
per la sconfitta del fascismo e del nazismo.
In questi anni per conto dell'Istituto di cultura sinta ho pubblicato un elenco di persone che parteciparono alla Resistenza, aggiornandolo con i dati raccolti da
storici e ricercatori. Luca Bravi ha svolto un lavoro importante
all'interno del progetto Memors con la raccolta delle fonti orali dei
sopravvissuti al Porrajmos. Mentre Irene Rui ed Erasma Vincenzina
Pevarello hanno ricostruito l'estremo sacrificio dei Martiri di Vicenza.
Straordinaria è la storia di Amilcare
“Taro” Debar (in foto), forse l'unica persona appartenente alla minoranza
che ricevette un riconoscimento ufficiale per aver partecipato alla
lotta di Liberazione dal nazi-fascismo. Nato a Frossasco (Torino), il
16 giugno 1927, rimane orfano a tre anni e insieme alla sorella
Elvira viene accolto prima in un istituto di suore e successivamente
nell'orfanotrofio di Racconigi nel cuneese. Nell'orfanotrofio arriva
a frequentare la scuola di avviamento professionale e successivamente
viene accolto dalla famiglia Bergia che gli offre un lavoro nella
propria cascina.
A diciassette anni, nei primi mesi del
1944, diventa staffetta partigiana nelle Formazioni Garibaldi
portando ordini nelle valli cuneesi. Sfugge alla fucilazione e
divenne Partigiano combattente con il nome di “Corsaro” nella 48°
Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, partecipando alla Liberazione di
Torino. Finita la guerra viene impiegato presso il comando di polizia
di Racconigi dove aveva vissuto gli anni in orfanotrofio. Durante il
servizio da poliziotto incontra per caso un fratello, decide di
lasciare la divisa e di riunirsi a tutta la sua famiglia con cui ha
vissuto fino alla sua scomparsa ottantatreenne il 12 dicembre 2010.
Finita la guerra di Liberazione Taro
non ricevette il Certificato al Patriota (Brevetto Alexander )
rilasciato dagli Alleati ne altro riconoscimento per il suo impegno
durante la Resistenza. Dovette aspettare che un partigiano, Sandro
Pertini, diventasse Presidente della Repubblica per ricevere il
riconoscimento ufficiale, probabilmente il Diploma d'Onore attestante
la Qualifica di Combattente per la Libertà d'Italia 1943-1945.
L'Istituto piemontese per la Storia
della Resistenza conserva una scheda sull'operato di Taro in cui si
legge: «Figura molto valida. Un uomo naturalmente capo. Notevole la
sua capacità di risolvere i problemi, da quelli quotidiani della
sopravvivenza alimentare, alle decisioni operative di guerra».
Il mancato riconoscimento di tanti
partigiani appartenenti alla minoranza che combatterono e morirono
per la libertà, aiuta a comprendere le difficoltà di oggi nel
costruire politiche scevre da discriminazioni nei confronti delle
persone povere che vivono nei cosiddetti “campi nomadi”. Stessa
sorte l'hanno subita i sopravvissuti dai campi di concentramento
italiani, ad oggi nessuna di queste persone ha ricevuto ne
risarcimenti ne riconoscimenti dalla Repubblica Italiana, al
contrario di quanto successo in Germania.
Di seguito l'ultimo elenco che ho
stilato delle persone appartenenti alla minoranza che parteciparono
alla Liberazione del loro Paese, l'Italia.
Giuseppe “Tarzan” Catter
Partigiano combattente
Nato in Provincia di Cuneo nel 1923,
Giuseppe di mestiere faceva l'orologiaio. Si unì ai partigiani con
il nome di battaglia di “Tarzan”. A 21 anni, nel 1944, è stato
catturato dai fascisti sul Colle San Bartolomeo, nelle Alpi Liguri.
Fu portato ad Aurigo (IM) e torturato affinché parlasse. Tarzan non
parlò e venne ammazzato. A lui, eroe partigiano e Medaglia al
Valore, fu intitolata la sua Brigata combattente.
Amilcare “Taro” Debar
Partigiano combattente
Nato a Frossasco nel 1927, aveva sedici
anni quando entrò come staffetta, nelle Formazioni Garibaldi.
Sfuggito alla fucilazione, raggiunse le Langhe, dove divenne
Partigiano combattente con il nome di “Corsaro” nella 48° Bgt.
Garibaldi “Dante Di Nanni”, partecipando alla Liberazione di
Torino. Taro ricevette il diploma di partigiano dalle mani del
Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Renato “Zulin” Mastini
Martire di Vicenza
Nato a Copparo (FE) nel 1924, svolge
l'attività di spettacolo viaggiante. Nell'agosto del 1944 con il
nome di battaglia “Zulin” entra a far parte nella seconda brigata
“Damiano Chiesa” e partecipa ad azioni della "F. Sabatucci".
Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.
Walter “Vampa” Catter
Martire di Vicenza
Nato a Francolino di Ferrara nel 1914,
di professione circense, entra a far parte della seconda brigata
“Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Vampa”. Il 22
ottobre 1944 la Brigata Nera di Camposampiero irrompe nella sua
campina e lo arresta insieme a Renato “Zulin” Mastini, Lino
“Ercole” Festini e Silvio Paina. Viene fucilato a Vicenza
l'undici novembre 1944.
Lino “Ercole” Festini
Martire di Vicenza
Nato a Milano nel 1916, di professione
musicista-teatrante, entra a far parte della seconda brigata “Damiano
Chiesa” con il nome di battaglia “Ercole”. Arrestato il 22
ottobre 1944, insieme agli altri tre Martiri sinti, viene incarcerato
a Camposampiero (PD) e torturato dal famigerato fascista Nello
Allegro. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.
Silvio Paina
Martire di Vicenza
Nato a Mossano (VI) nel 1902, di
professione circense entra a far parte della seconda brigata “Damiano
Chiesa” grazie al Zulin. Arrestato il 22 ottobre 1944. Insieme agli
altri tre Martiri sinti dopo Camposampiero, fu trasferito a Piazzola
sul Brenta, nei sotterranei di Villa Camerini trasformati in carcere,
dove le SS proseguirono a torturarli. Torture alle quali prese parte
anche il federale Vivarelli. Viene fucilato a Vicenza l'undici
novembre 1944.
Giuseppe “Tzigari” Levakovich
Partigiano combattente
Nato a Bue in Istria nel 1902,
partecipa alla Guerra in Etiopia. Ritorna in Italia, ma la sua
famiglia, in quanto rom, è internata a Mangone (CS). Nell'estate del
1944 sua moglie Vilma viene arrestata e inviata nel campo di
concentramento a Dachau. Lui riesce a fuggire ed entra a far parte
della brigata “Osoppo” con il nome di battaglia Tzigari. History
Channel ha realizzato un documentario.
Vittorio “Spatzo” Mayer Pasquale
Partigiano combattente
Nato a Appiano sulla Strada del Vino
(BZ) nel 1927, poeta e musicista. La sua famiglia viene braccata dai
fascisti perché sinti, la madre Giovanna con la sorella Edvige
vengono arrestate e uccise nel campo di concentramento di Bolzano.
Riesce a salvarsi nascondendo la sua appartenenza alla Comunità
sinta estrekárja bolzanina e si unisce, diciassettenne, ai
partigiani in Val di Non con il nome di battaglia di Spatzo, passero
in lingua sinta.
Giacomo Sacco
Partigiano combattente
Racconta Giacomo: “Mi catturarono con
altre 17 persone mentre andavo a manghel. Al passo del Turchino ci
liberarono i partigiani. Decisi di rimanere con i partigiani, per
partecipare alla liberazione di Genova e lottare contro i fascisti e
nazisti, condividendo gli ideali dei partigiani. Fui l’unico sinto
della brigata e fui usato come staffetta. Venni a conoscenza di un
altro sinto combattente che era un capo, visto che guidava gli
attacchi.”
Rubino Bonora
Partigiano combattente. Ha combattuto
nella Divisione “Nannetti” in Friuli Venezia Giulia
Mirko Levak
Patriota. Scappato dal campo di
concentramento si unisce ai partigiani in Istria e in Friuli Venezia
Giulia
Fioravante Lucchesi
Partigiano combattente. Ha combattuto
tra Modena e Bologna nella Divisione “Modena Armando”
Osiride Pevarello
Patriota. Operò tra Padova e Vicenza.
Archilio Pietro “Balino” Gabrielli
Patriota. Operò tra Vicenza e Belluno
con il nome di “Piero”.
I Leoni di Breda Solini
Gruppo combattente formato unicamente
da sinti italiani, fuggiti dal campo di concentramento di Prignano
sul Secchia (MO), operò nel mantovano.
Spero che questo elenco possa aiutare
l'ANPI a riconoscere in maniera adeguata l'apporto dato dalle persone
appartenenti alla minoranza alla Resistenza e possa essere di stimolo
alle Istituzione che devono finanziare la ricerca storica e alle
Comunità sinte e rom a raccogliere i racconti custoditi dalle
persone più anziane. di Carlo Berini
Nessun commento:
Posta un commento