venerdì 24 agosto 2007

Reggio Calabria, la delocation Rom

Le scorse settimane si è accesa una forte polemica tra il Comune di Reggio Calabria e la locale sezione dell'Ente Morale Opera Nomadi. Pubblichiamo l’intervento di Antonino Giacomo Marino, Presidente dell’Opera Nomadi calabrese. Segnaliamo lo spazio web dell’Opera Nomadi calabrese, in allestimento ma già ricco di informazioni e fotografie.

Nel mese di luglio il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha accusato per mezzo stampa l’Opera Nomadi di aver impedito “la delocation rom”, l’operazione di sgombero dell’insediamento rom dell’ex Caserma Cantaffio (208), iniziata nell’aprile 2006. La demolizione di sgombero infatti, secondo i piani dell’amministrazione comunale, doveva concludersi a dicembre scorso ma attualmente nell’insediamento vivono ancora circa 16 nuclei familiari.
L’Opera Nomadi non ha mai ostacolato il piano di dislocazione delle famiglie rom ancora residenti nell’insediamento del “208”, ghetto nato nel 1972 per decreto prefettizio. L’associazione ha però fortemente contrastato i metodi usati dall’amministrazione comunale per lo sgombero. Secondo la delibera del consiglio comunale del luglio 2005, la dislocazione delle famiglie rom dell’ex Caserma Cantaffio non avrebbe dovuto alimentare un altro ghetto cittadino, quello di Arghillà. Infatti non più di 12 famiglie rom dovevano essere trasferite nel quartiere. Nell’ultimo anno invece ne sono state trasferite 40, contro le 27 effettivamente dislocate su tutto il territorio comunale. La discontinuità delle fasi della “delocation rom”, non è del resto imputabile all’Opera Nomadi. L’inesistenza di alloggi disponibili per tutte le famiglie residenti al “208” ha comportato la discontinuità delle operazioni di sgombero e il peggioramento delle condizioni di vivibilità delle famiglie. L’amministrazione ha infatti scelto la demolizione immediata delle abitazioni sgomberate, provocando la rottura della rete fognaria e notevoli rischi di crollo per le macerie lasciate pericolanti. A complicare le operazioni di sgombero, lo scarso coinvolgimento delle famiglie rom interessate dal piano di delocalizzazione e l’assenza di un programma di dislocazione e d’inclusione sociale anche per i nuclei familiari residenti negli altri insediamenti rom della città. Dopo la protesta dei rom del “208”, a causa della rottura di un tubo fognario, avvenuto lo scorso 31 luglio, l’Opera Nomadi, insieme a rappresentanti delle famiglie rom, ha ottenuto un incontro con l’amministrazione comunale. Durante la riunione, il sindaco Scopelliti ha dimostrato maggiore disponibilità e ha invitato l’Opera Nomadi a reperire alloggi per il trasferimento dei nuclei familiari, per alcuni dei quali è previsto il trasferimento momentaneo in albergo. L’associazione interessata a favorire il piano di dislocazione abitativa in tempi celeri, si è impegnata da subito, pur non riconoscendo una sua competenza in merito, a contattare le agenzie immobiliari della città e a visionare alloggi insieme alle famiglie, nonostante le difficoltà dovute al periodo di ferie e al tempo concesso (dall’ 1 al 10 agosto). Venerdì 10 agosto l’Opera Nomadi ha presentato all’amministrazione comunale le proposte delle agenzie immobiliari relative agli alloggi da acquistare e destinare alle famiglie rom dell’ex Caserma Cantaffio. Rimaniamo in attesa di un riscontro da parte dell’amministrazione comunale. Nel frattempo la VI circoscrizione, nel cui territorio si colloca l’ex Caserma Cantaffio, durante un consiglio permanente, concluso sabato scorso (11 agosto), ha votato all’unanimità un documento nel quale si invita l’amministrazione comunale a procedere allo sgombero del “208” evitando la collaborazione con “soggetti terzi”, privi di «alcuna valida rappresentanza giuridica».

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