venerdì 23 novembre 2007

Biennale, nel "paradiso perduto" oltre ventimila persone

Ha chiuso ieri "Paradise Lost", il primo Padiglione Rom presente alla Biennale di Venezia, realizzato grazie alla collaborazione dell'Osi - Open Society Institute di Budapest, del Comune di Venezia, della Biennale e di altri enti finanziatori internazionali. Il padiglione è stato visitato da oltre ventimila persone in cinque mesi.
L'idea di allestire un Padiglione Rom alla Biennale di Venezia nasce dalla duplice volontà di mostrare l'arte contemporanea Rom ad un ampio pubblico internazionale e di stimolare il dibattito sul ruolo della cultura rom e sulla loro stessa identità nella società europea, proprio nel momento in cui si allargano ad est i confini dell'Unione Europea.
"Il Comune di Venezia" ha spiegato l'assessore comunale alla Produzione culturale Luana Zanella, intervenuta il 20 novembre alla cerimonia di chiusura del Padiglione "ha sostenuto il progetto del Padiglione, arricchendolo con la manifestazione collaterale "Si Rom!": una serie di feste, incontri e concerti iniziata il 16 settembre e conclusasi ieri, 15 novembre, con la festa-concerto "Electric Gipsy Night" a Parco San Giuliano, "a cui hanno partecipato davvero tantissimi giovani", come ha testimoniato l'assessore stessa, presente all'evento.
Venezia, ha affermato Zanella, porta avanti la sua lunga tradizione di apertura e dialogo con popolazioni provenienti da luoghi più o meno lontani, tra cui anche Rom e Sinti, come testimonia un documento del 1378, rinvenuto a Nauplia, in Grecia, in cui la Repubblica Serenissima conferma ai Rom i privilegi già garantiti loro dall'Impero bizantino.
Nel ricordare l'impegno decennale dell'Amministrazione comunale nel cercare modalità di coesistenza con i Rom e i Sinti italiani presenti nel territorio, l'assessore ha espresso rammarico per la campagna negativa di cui sono fatti oggetto i Rom ultimamente, sottolineando come essa crei abissi laddove c'è bisogno di dialogo e vicinanza tra le persone. Proprio per questo Zanella ha concluso il suo intervento auspicando che al primo Padiglione Rom ne seguano altri in futuro, citando la disponibilità del Casinò di Venezia a collaborare in tal senso e, più in generale, a sostenere iniziative legate ai nuovi paesi dell'Unione Europea.
La cerimonia di chiusura del Padiglione è stata accompagnata da un breve concerto eseguito da due violinisti, Andrea Boni e Lazos Sarközi, e da un suonatore di fisarmonica, Zoltan Ökrös, studenti dell'Accademia musicale "Ferenc Lizst" di Budapest, vincitori di una borsa di studio dell'Osi per la migliore iniziativa di musica rom. In foto gli artisti rom e sinti che hanno esposto le loro opere a Venezia.

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