In questi giorni molti discutono a Mantova per l’intervento dell’Amministrazione Comunale a sanare un pregresso di consumo di energia elettrica, relativo al cosiddetto “campo nomadi”. Devo anche dire che sono rimasto stupito dalla modalità con cui la Gazzetta di Mantova ha dato la notizia: “i nomadi del campo di via Guerra fanno festa”.
Nessuna famiglia sinta, domiciliata in viale Learco Guerra, balla o canta, anzi le famiglie sono assediate dal circuito internazionale di motocross (motori senza silenziatore che sgasano ad ogni ora del giorno a pochi metri dalle roulotte) e dal depuratore (un “profumo” che ti accompagna per ventiquattro ore al giorno). E non credo che nessuno dei tanti cittadini che oggi discutono mai vivrebbe in una tale situazione di disagio.
La Lega Nord nostrana è naturalmente subito intervenuta ma per fortuna a Mantova è all’opposizione anche perché quando governa, come a CastelGoffredo, è capace solo di emettere ordinanze razziste (“divieto di sosta ai nomadi”) per poi litigare e cadere…
Nessuno propone soluzioni e quindi il sottoscritto ripropone a tutta la Città ciò che ha votato il Consiglio Comunale nelle Linee Programmatiche di inizio mandato: la chiusura del “campo nomadi”.
L’Italia è stata condannata formalmente dal Consiglio d’Europa perché la pratica abitativa del “campo nomadi” è segregante e di fatto ripropone una forma di apartheid, dove le famiglie sinte sono per lo più tollerate (pensiero quello della tolleranza molto amato purtroppo anche da alcuni politici del centro-sinistra nostrano).
In questi anni l’Associazione Sucar Drom (caro Fava, non è un nome fantasioso. “Sucar drom” nella lingua sinta, che deriva dal sanscrito, significa “bella strada”) ha sostenuto l’uscita dalla logica assistenziale e segregante, propria del “campo nomadi”, di una quindicina di famiglie sinte. Queste famiglie con le proprie risorse hanno acquistato dei piccoli terreni dove si sono stabilite in molti comuni della nostra provincia.
Nessuna famiglia sinta vede nel suo futuro e in quello dei propri figli il “campo nomadi” ed è per questo che dovremmo unire tutte le forze per sostenere con ancora più determinazione queste famiglie a costruire un percorso di autonomia abitativa.
Questo porterebbe a non spendere più soldi per mantenere una struttura ghettizzante e consentire ai nostri concittadini sinti di godere dei diritti che ogni mantovano gode da quando nasce.
Siamo al termine dell’Anno Europeo delle Pari opportunità per Tutti, anno drammatico per le minoranze sinte e rom italiane e Mantova non ha certo brillato, ma sarebbe di buon auspicio per il futuro che tutte le forze politiche mantovane controfirmassero oggi la Raccomandazione 1557/2002 del Consiglio d’Europa con l’obiettivo di attuare politiche di interazione, anche attraverso le metodologie della mediazione culturale, considerando le comunità sinte e rom protagoniste sociali pensanti. di Carlo Berini (in foto primo da destra, insieme agli altri tre membri della segreteria tecnica del comitato Rom e Sinti Insieme: Radames Gabrielli, Yuri Del Bar e Nazzareno Guarnieri)
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