«Noi tutti vorremmo che non si parlasse più del campo Rom di Scordovillo, perché vorremmo che non esistesse una realtà del genere: non vogliamo essere chiamati “zingari” ma col nostro nome e cognome». Questi i desideri di Massimo Berlingeri, giovane di etnia Rom, da qualche anno operaio della cooperativa Ciarapanì che insieme ad altri operatori dell'azienda guidata da Marina Galati ha realizzato il libro "Rom cittadinanza di carta".
Una ricerca condotta fra i Rom che vivono ormai in forma stanziale sul territorio, sia all'interno del campo sia nei diversi quartieri della città alloggiati nelle case popolari.
Massimo Bevilacqua , anche lui Rom ed operaio della Ciarapanì, ha spiegato che la popolazione rom è costituita da 83 famiglie, in tutto 631 persone di cui 390 abitano a Scordovillo, i restanti sono sparsi negli alloggi assegnati dal Comune. L'80% dei bambini frequenta la scuola, mentre il 30% di tutta la popolazione di etnia Rom ha avuto problemi con la giustizia. Una recente indagine ha accertato pure che le famiglie non sono più numerose come prima, soprattutto le coppie giovani si limitano ormai ad aver uno o due figli.
Marina Galati, presidente della cooperativa, ha rimarcato che quello compiuto con i Rom è un cammino in pieno svolgimento, col libro si è voluto lanciare l'ennesimo messaggio alla città su una questione scottante ed irrisolta da anni. L'auspicio è che i Rom possano essere veri cittadini a pari dignità degli altri, non espressione di una cittadinanza fittizia, solo sulla carta.
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