I supremi giudici hanno confermato la condanna per concorso in tentata violenza privata nei confronti di un 25enne sardo: insieme ad altri aveva minacciato di dar fuoco alle case di un gruppo di Rom.
«I cittadini non possono farsi giustizia da soli per allontanare i “nomadi” dalle proprie città: se li minacciano, rischiano una condanna per violenza privata». E' quanto affermato dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza 13526 del 31 marzo 2008, ha confermato la condanna per concorso in tentata violenza privata nei confronti di un 25enne sardo che, insieme ad altre persone, aveva fatto parte di un commando che aveva minacciato alcune famiglie Rom dimoranti a Macomer, li aveva minacciati di dare fuoco alle loro case se non avessero abbandonato quel centro abitato.
E gli era andata anche bene: la Corte d'Appello di Cagliari, infatti, aveva convertito la condanna avuta in primo grado da minacce a violenza privata. Contro la decisione d'appello il ragazzo ha fatto ricorso in Cassazione ma la quinta sezione penale lo ha dichiarato inammissibile.
“La Corte sarda non omette di motivare sul punto - spiega il Collegio di legittimità aderendo alla decisione dei colleghi sardi - a porre in rilievo gli elementi idonei a supportare la condanna del prevenuto: elementi indicati nell'essere stato, il ragazzo, riconosciuto dal denunciante come uno dei giovani facenti parte del gruppo dal quale era partito il lancio di sassi e bastoni contro la propria casa, proferendo le minacce dette”.
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