L'Italia non proceda alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, e all'uso di quelle già raccolte, "in attesa della prossima valutazione annunciata dalla Commissione Ue delle misure previste perché questo costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione basato sulla razza e sull'origine etnica". Si presenta con questa nuova formulazione il testo della risoluzione messa a punto da socialisti, liberaldemocratici, verdi e Sinistra europea e che sarà votata a Strasburgo giovedì mattina.
L'aggiunta al testo è stata fatta ieri mattina durante una riunione dei rappresentanti dei gruppi parlamentari, il cui scopo era anche di tastare il terreno su una possibile convergenza da parte dei gruppi di centrodestra. Così non è stato.
Il gruppo di destra dell'Uen presenterà un suo testo, il Ppe nessuno. Ma la speranza circola fra i firmatari della risoluzione che, al momento del voto, il documento possa avere i consensi di europarlamentari del centrodestra, anche alla luce dell'aggiunta decisa oggi, che tiene contro delle indicazioni date ieri all'assemblea dalla Commissione Ue e da quanto riferito dal capogruppo socialista Martin Schulz del suo colloquio col ministro degli esteri Franco Frattini. Secondo la verde Monica Frassoni, gli interventi di alcuni europarlamentari di centrodestra europei nel dibattito di ieri fanno capire che "Berlusconi non ha tutta la destra con se".
Roberto Musacchio del Prc si dice certo che "questo testo raccoglierà anche il consenso di numerosi parlamentari conservatori che non condividono le scelte liberticide di Berlusconi". La risoluzione condivide la preoccupazione manifestata dall'Unicef ritenendo "inammissbile che per proteggere i bambini, ne vengano violati i diritti fondamentali e siano criminalizzati" e condanna "con forza e senza equivoci tutte le forme di razzismo e di discriminazione nei confronti dei rom".
In particolare i firmatari manifestano preoccupazione alla considerazione contenuta nei decreti italiani che la presenza dei “campi nomadi” vicino a grandi città determini "in sé una situazione di serio allarme sociale" che "giustifica uno stato d'emergenza di dodici mesi".
A preoccupare i deputati è che in virtù dello stato di emergenza "misure straordinarie in deroga alle leggi possono essere assunte dai prefetti", inclusa la raccolta delle impronte digitali, in base ad una legge sulla protezione civile, "in caso di disastri naturali o di catastrofi", che non è "né adeguata né proporzionata al caso specifico".
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