Se fossimo un paese civile, ma non è il caso di formulare ipotesi fantascientifiche, potremmo ragionare su cosa ci stia succedendo e sul perché siamo incapaci di reagire, partendo da tre piccoli fatti che sono più sconvolgenti di tutte le leggi «ad personam» del premier e delle banali pratiche sessuali che allietano la vita, anche parlamentare.
Fatti di cronaca, si direbbe nelle redazioni dei giornali per bene che ancora non si sono ripresi per le «cose inaudite» sentite l'altro giorno in piazza Navona. Allora, sentite queste. A Padova, dove la raccolta differenziata funziona a meraviglia, ci sono marocchine - ma pur sempre donne! - piegate sotto il sole e nascoste in un capannone industriale che infilano le mani nude nel nostro schifo quotidiano per separare il secco (pannolini, assorbenti) dall'umido (avanzi putrescenti). Come schiave, e speriamo che almeno non siano sprovviste di permesso di soggiorno, perché in questo caso meriterebbero di essere rinchiuse al più presto in un Cpt per combattere la piaga della clandestinità - alzi la mano il parlamentare che non è d'accordo ad applicare la legge italiana. Inciviltà? Beh, abbassiamo i toni.
E allora spostiamoci nella città «più vivibile d'Italia», Mantova. Vijai Kumar, 44 anni, l'indiano «clandestino» che lavorava in nero in un campo di Viadana, non corre più lo stesso rischio delle donne marocchine: è morto, è stato lasciato morire come un cane, ma siamo sicuri che il «mondo del lavoro», o magari il Colle, sapranno lanciare un monito per sensibilizzare gli italiani.
Vijai Kumar si è sentito male e il padrone lo ha nascosto lungo un filare di alberi invece che chiedere soccorsi. Omicidio razzista? Beh, non facciamoci prendere la mano dal «populismo d'opposizione», altrimenti rischiamo di non governare mai più.
La terza notizia, se possibile, è ancora più vergognosa, ma dobbiamo mantenere la calma perché certe cose ai bambini, a quelli degli altri, noi italiani le stiamo facendo a fin di bene (come dicono il leghista Maroni e il piddino Penati). Le impronte digitali a parole scandalizzano l'Europa, ed è positivo che nelle piazze italiane molti antirazzisti si stiano mettendo in fila per inchiostrarsi i polpastrelli in segno di solidarietà con gli “zingari”.
Però bisogna stare molto attenti, perché il nemico - pardon, l'avversario politico - si sta portando avanti. A Firenze, per esempio, una bambina zingara di 12 anni è stata sottratta ai genitori in un autogrill, e sequestrata per sei giorni in una «struttura protetta», perché somigliava alla piccola Angela Celentano, scomparsa nel 1996. Non era lei, ma non c'è problema: nella «struttura protetta» c'erano psicologi esperti. Quindi, continuiamo pure a parlare d'altro. di Luca Fazio
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