Benché cittadini dell'Unione Europea, i Rom subiscono sgomberi, espulsioni e schedature. Indesiderabili, in Francia come altrove in Europa, i Rom, sballottati da una bidonville all'altra, sono regolarmente oggetto di sgomberi. Il che permette di schedare progressivamente l'insieme della comunità.
A Lilla, 70 persone sono state espulse dal loro campo martedì 29 luglio; altre 55 sono state allontanate da Saint-Etienne verso la Romania il 17 luglio. Ed entro la fine di agosto, 633 rom saranno evacuati dal più vasto campo della Francia, situato a Saint-Ouen (Seine-Saint-Denis) su di un terreno dove devono essere costruite delle case popolari.
Mercoledì 30 luglio era l'ultimo giorno offerto ai rom di Saint-Ouen per chiedere di partecipare ad un progetto di reinserimento. Lo stato e le collettività locali creeranno nel comune un “villaggio di inserimento”. Benché più di 300 abbiano fatto domanda, solo un centinaio potranno stabilirvisi. I servizi sociali spiegano che un “villaggio di inserimento” può accogliere solo una ventina di famiglie. Le altre dovranno andarsene. Il viceprefetto di Saint-Denis, Olivier Dubaut, avverte: “Non tollereremo campi abusivi.”
In progetti simili, solo 21 famiglie sono state selezionate a Saint-Denis e 18 a Aubervilliers. “Manca la volontà politica. Solo un sostegno finanziario europeo permetterebbe di realizzare dei progetti di maggiore ampiezza” ritiene Marie-Louise Mouket, responsabile di Pact Arim 93. Questa associazione per l'inserimento tramite l'alloggio è stata incaricata dal comune di Saint-Ouen di effettuare un'inchiesta sociale. Permetterà al prefetto di giudicare, su criteri lasciati alla sua discrezione, le famiglie che hanno “la volontà di integrarsi nella società francese” , sul piano professionale, scolastico e linguistico. “Coloro che non rispondono ai criteri avranno l'obbligo di lasciare il territorio francese”, assicura il Signor Debaut.
Così, 400 rom di Saint-Ouen sono minacciati di espulsione e 94 si sono iscritti ai servizi dell'immigrazione (Anaem) per il ritorno volontario in Romania. Secondo il ministero dell'immigrazione, l'ammontare dell'aiuto per il ritorno è mantenuto a 300 euro per adulto. Ma a Saint-Etienne e a Saint-Ouen, i rom affermano che sono stati promessi loro solo 150 euro.
Prelievo di saliva Comunque sia, la maggior parte non vuol tornare in Romania. “Vogliamo restare in Francia. Dopo la chiusura del campo, andremo altrove, non vogliamo tornare in Romania, mai. Cosa vogliamo? Avere il diritto di lavorare, qui”, esclama Sorin Boti, 34 anni, piastrellista, del campo di Saint-Ouen. Ripartiti, volontariamente o no, nulla impedisce a coloro che lo desiderano di riprendere un pullman per la Francia.
Da quando sono entrati nell'Unione Europea il 1° gennaio 2007, rumeni e bulgari sono sottoposti a delle disposizioni particolari in materia di lavoro. Ma sono cittadini europei a tutti gli effetti, beneficiando della libertà di circolazione, come ha ricordato il Consiglio di Stato il 19 maggio. Come gli altri europei, devono, oltre i tre mesi di soggiorno, “o disporre di un lavoro o possedere sufficienti mezzi di sussistenza”, secondo la circolare del 22 dicembre 2006, pubblicata espressamente dal ministero dell'interno, il giorno prima della loro entrata nell'Unione. Se non soddisfano queste condizioni di soggiorno, rumeni e bulgari possono essere espulsi.
Sui 23.186 stranieri espulsi nel 2007, 2.271 rumeni e 810 bulgari sono stati rimandati nel loro paese, volontariamente o forzatamente. Gli ambienti associativi denunciano regolarmente l'assurdità di queste espulsioni, poiché i rom ritornano in Francia. Sulle 55 persone partite da Saint-Etienne il 17 luglio, due sono già tornate in due settimane, afferma Georges Gunther, responsabile della Rete di Solidarietà con i rom.
Attorno a Saint-Etienne la comunità rom resta stabile da cinque anni, con 250-300 persone. Per evitare che ritornino in Francia e possano beneficiare più volte dell'aiuto al ritorno volontario, la legge del 20 novembre 2007 prevede una schedatura biometrica dei beneficiari dell'aiuto al ritorno.
Il decreto applicativo è ancora in corso di preparazione. Ma nei fatti, il censimento è cominciato. A Saint-Ouen, l'inchiesta sociale – alla quale i rom hanno partecipato in massa, costituisce infatti uno schedario preciso che sarà consegnato alla prefettura: identità, data di entrata in Francia, profilo professionale, medico e scolastico.
Un censimento completato con i dati dell'Anaem che lavora in stretta collaborazione con la polizia. A Saint-Etienne, il comune indica apertamente che “l'obiettivo dei controlli è di registrare in uno schedario le identità per rilasciare dei OQTF (ndr.: obbligo di lasciare il territorio francese) tra tre mesi, prima delle evacuazioni.”
A Alès (Gard), dei rom beneficiari dell'aiuto al ritorno sono stati convocati dalla polizia per prendere loro impronte digitali, foto e fare un prelievo di saliva. “È per un affare di prossenetismo in cui erano implicati dei minorenni, è in questo contesto che l'autorità giudiziaria ha proceduto a questi rilevamenti”, precisa un consigliere del Ministro Hortefeux. E quest'ultimo insiste che la schedatura biometrica non sarà applicata solo ai rom. Sta di fatto che in Francia, come in Italia, la schedatura dei rom è cominciata. di Anne Rodier e Laetitia Van Eeckhout
2 commenti:
Ci sarà pure una ragione se più di una nazione prende misure a tutela dei cittadini del proprio teritorio.
ciao Anonimo, la povertà fa paura. ma quanto successo i Francia è molto diverso da quanto è successo in Italia.
in Francia si è cercato, con alcune forzature, di governare l'immigrazione dalla Romania.
in Italia si è usata questa immigrazione, stiamo parlano di poche centinaia di persone, per scatenare una caccia anche contro i Rom e i Sinti italiani. cosa non successa in Francia.
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