Alle ore 13.00 circa del 5 settembre 2008, in Bussolengo, io con i famigliari e con altri parenti, sostavamo con roulotte presso il piazzale delle giostre. Dopo una ventina di minuti che eravamo in quel luogo sopraggiungeva una pattuglia della Polizia Municipale di Bussolengo che invitava tutti ad allontanarsi entro tre ore come previsto da ordinanza comunale. Veniva detto al personale della Polizia Municipale che sostavamo solo per pranzare e poi ci saremmo allontanati.
Io e tutti i parenti ci mettevamo a tavola per mangiare. In quel momento sopraggiungeva una pattuglia dei Carabinieri di Bussolengo che ci intimava di lasciare la zona immediatamente. Veniva detto ai militi che ci si fermava solo per pranzare e poi saremmo andati via. I militari, per risposta, ci dicevano che dovevamo «sparire» immediatamente. Si raccoglieva immediatamente i piatti e il mangiare e nel frattempo sentivo che i militari si erano spostati e si erano messi a discutere con mio cognato Angelo Campos.
Mio cognato diceva ai militari che stava mangiando, che lasciassero un po’ di tempo per finire di mangiare, e lo stesso, vedendo i militare con fare troppo aggressivo, diceva loro «che volete fare… volete picchiarci?...».
La moglie di Campos interveniva dicendo ai militari di fare ultimare il pranzo e di non comportarsi in tal maniera. Per tutta risposta uno dei militari, alto sui 180 – 190 cm circa, corporatura molto robusta, con capelli nei lisci corti, si avvicinava a mio cognato iniziando a prenderlo a ceffoni. L’altro militare alto sui 160 cm circa, con accento meridionale, corporatura normale, si avvicinava a mia cognata prendendola a ceffoni. Mentre mia cognata cercava di sottrarsi alle percosse il militare estraeva dalla fondina più volte la pistola puntandola verso mia cognata. Il militare cercava di ammanettare mia cognata perdendo le manette, rivenute più tardi dalla Polizia Municipale.
Intervenivano altre pattuglie dei Carabinieri ed i militari iniziavano a picchiare tutti i presenti, compresi i bambini di minore età. Chiamavo il 113 dal mio cellulare, parlando con l’operatore dicendo che io ed altri parenti eravamo aggrediti da Carabinieri che ci stavano picchiando. Venivo visto da uno dei Carabinieri, che mi strappava di mano il cellulare, buttando il telefono per terra, spaccandolo con una pedata, riprendendolo e buttandolo nella macchina di servizio, dandomi infine un pugno al viso ed uno ai fianchi, dicendomi di non telefonare ad alcune nemmeno alla Polizia che tanto non mi avrebbe creduto nessuno. Non so dare descrizione del milite in quanto vi erano diversi militari che operavano nella circostanza, ma saprei individuarlo.
Alcuni militari ingiuriavano i presenti dicendo «siete schifosi zingari… bastardi… dovete morire…», «tua moglie è una puttana…». Mi veniva detto di rimanere sull’attenti con la testa bassa e di dire «sono un figlio di puttana». Mentre la mia convivente veniva portata presso il comando della Polizia Municipale, io e mio nipote Campos Michele venivamo portati presso la Stazione die Carabinieri di Bussolengo, dove all’interno del cortile della caserma venivamo ancora picchiati.
All’interno dei locali, Campos Michele ammanettato veniva adagiato a terra e colpito dai militari più volte con manganelli, pugni e calci. Successivamente venivo rilasciato, e lamentando dolori per i colpi ricevuti, io ed i miei famigliari ci portavamo presso il P. S. dell’Ospedale di Desenzano del Garda. Io venivo visitato, sottoposto ad accertamenti clinici e refertato come si evince dal rapporto.
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