Radames Gabrielli, presidente della Nevo Drom e vice presidente della federazione “Rom e Sinti Insieme” ha segnalato quest’interessante notizia apparsa sul Corriere dell’Alto Adige, il 17 ottobre 2008.
La Corte d’appello di Bolzano ha assolto dall’accusa di estorsione Giovanni Levac, Cittadino italiano appartenente alla minoranza dei rom kalderash. La motivazione della Corte d’appello? «Pregiudizio razziale».
L’episodio si era verificato il 18 ottobre 2005 nella zona industriale di Bolzano. Giovanni Levac, residente nel bresciano, si presentò nell’officina Oberosler proponendo la sua attività di arrotino. Il capofficina, Riccardo Ferrari, affidò a Giovanni Levac una commessa che venne eseguita come richiesto. A titolo di prova intervenne anche su alcuni utensili della stessa officina. Giovani Levac, alla consegna di tutto il lavoro, chiese dodicimila euro come compenso.
La richiesta, secondo l’accusa, diventò presto una minaccia anche se nella discussione successiva, Levac ha acconsentito di ricevere solo 4.200 euro per il lavoro svolto. Ma nell’officina venne chiamata la polizia e quando Levac si presentò in officina per ricevere il compenso pattuito venne arrestato con l’accusa di estorsione.
Pochi giorni dopo Giovani Levac venne scarcerato e il reato fu derubricato da estorsione ad arbitrario esercizio delle proprie ragioni. Fu rinviato a giudizio nel febbraio 2006 e l’accusa cambiò di nuovo: tentata estorsione. E vene condannato, in primo grado, dal Tribunale di Bolzano in un processo in cui il pubblico ministero era Guido Rispoli e il giudice Carlo Busato.
La difesa, che in primo grado fu sostenuta dall’avvocato Marco Boscarol, fece ricorso in appello contro la sentenza. Il tribunale di appello ha iniziato ad occuparsi del caso nel 2007. Il procuratore generale aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado ma il giudice ha deciso di assolverlo.
Nella motivazione della sentenza il giudice di appello ha annullato la decisione del tribunale di primo grado perché viziata da pregiudizio nei confronti dei Rom. La sentenza è passata in giudicato perché la procura generale ha deciso di non impugnarla in Cassazione.
Una sentenza importante che purtroppo non ha avuto spazio nei media ma che di fatto crea un precedente utile in altre cause che vedono appartenenti alle minoranze sinte e rom accusati di reati, come nel caso di Bussolengo (VR), e conseguentemente condannati senza che i tribunali e/o le procure vaglino con cura e senza pregiudizi i diversi elementi di prova.
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