Si chiudono con proposte e impegni le giornate dell’Interdipendenza a Firenze. Tra i relatori anche Roberto Natale presidente Fnsi, che ricorda la Carta di Roma e lancia il progetto di un Osservatorio sull’informazione
Si sono spente le luci sull’Africa nella città di Firenze, almeno per ora. Venerdì scorso si è chiusa alle sette di sera la due giorni sull’Interdipendenza, convegno dedicato all’informazione su un continente ancora sconosciuto.
All’ultima sessione ha partecipato anche Roberto Natale presidente dell’Fnsi che ha ricordato la decisione dell’Agenzia Dire e di Redattore sociale di bandire alcuni termini discriminatori nei confronti dei migranti: tra le altre, la parola “clandestino”e “zingaro”.
Natale ha ricordato poi l’elaborazione della Carta di Roma, avvenuta l’ottobre scorso, promossa dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dal sindacato dei fgiornalisti Fnsi, in collaborazione con i Consigli regionali dell’Ordine e le associazioni regionali della stampa. Un vademecum e un invito per i giornalisti italiani a “osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazione concernenti i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio”.
Natale infine si è impegnato ad avviare un Osservatorio indipendente sull’informazione e ad introdurre le giornate dell’Interdipendenza nel percorso formativo delle scuole di giornalismo.
“Un impegno importante per il mondo dell’informazione” commenta Martin Nkafu Nkemkia professore di filosofie africane alla Università gregoriana. Nkemkia invita poi a organizzare le Giornate dell’Interdipendenza proprio in Africa per permettere di approfondire la conoscenza dei luoghi.
Mentre Riccardo Barlaam, giornalista del Sole -24 ore e blogger, racconta del suo progetto di una scuola di giornalismo in Cameroon che coinvolgerà africani e occidentali anche nella costruzione di un giornale on line e che sarà avviato a gennaio dell’anno prossimo.
Alla fine della giornata sembra partire proprio da questo tavolo la speranza (il miraggio o il bisogno?) di un nuovo tipo di giornalismo. “C’è stata una costruzione a tavolino della paura nell’informazione italiana – racconta Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – Basti pensare a quello che è successo mesi fa con i rom”. Poi conclude: “Chiudersi nel fortino non è utile al giornalismo: il vero pericolo per l’interdipendenza è la paura. Questo convegno aiuta ad aprire le porte”.
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