
«Il sindaco Neirotti ci ha chiesto senza mezzi termini di inserire questi bambini in strutture della nostra città, benché abbiano già iniziato l’anno scolastico nell’istituto rivaltese - spiega l’assessore orbassanese Walter Alesso -. La motivazione ufficiale è che la scuola in questione è al limite e non è più in grado di seguire come si deve tutti i ragazzi presenti che hanno bisogno di insegnanti di sostegno».
Una scuola che, precisa l’assessore, «funziona molto bene», anche se quello che colpisce sono i tempi della richiesta: «arrivata qualche giorno dopo un volantino circolato per Rivalta, a firma del centrodestra in cui si parlava di una donna rom impiegata come insegnante».
Secondo Orbassano, Rivalta avrebbe fatto una sorta di “dispetto”: «Diciamo che è singolare la tempistica - chiude l’assessore -. Ma sottolineo che noi siamo tranquillamente a disposizione per accoglierli. Anche se in Italia chiunque può iscriversi nella scuola che vuole, sempre che l’istituto possa accoglierli, senza preclusioni di nessun tipo».
La risposta rivaltese, però, è piccatissima: «A Tetti e Gerbole ci sono già 60 bambini rom e sinti inseriti, tra cui anche diversi orbassanesi che continuano a frequentare regolarmente - dice la prima cittadina Amalia Neirotti -. Semplicemente, ci piacerebbe che lo stesso sforzo venga fatto anche a Orbassano, anche perché il livello che è stato raggiunto non ci permette un incremento di numero di bambini da inserire e degli insegnanti di sostegno. Abbiamo chiesto semplicemente a Orbassano di fare la sua parte. Avremmo voluto non esservi costretti, ma al di sopra di una certa percentuale non avremmo potuto garantire una buona accoglienza a quei bambini».
Dunque, Rivalta intende dare una scrollata a Orbassano, giudicata molto indietro rispetto alle politiche di inserimento scolastico dei bimbi rom. «Hanno tutti gli strumenti perché capiti quanto accade a Rivalta, eppure lì il numero di bambini rom iscritti è molto basso - conclude Neirotti -. Io mi sono molto arrabbiata perché i colleghi orbassanesi hanno perso tempo nel prendere atto delle legittime esigenze di queste comunità. Non abbiamo messo il numero chiuso come forse vogliono fare sembrare, ma chiediamo a Orbassano di non fare finta che l’esigenza non esista. Se fossero stati più pronti, la decisione di prendere in carico questi bambini poteva essere presa un mese fa e senza problemi». di Massimiliano Rambaldi e Davide Petrizzelli
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