L’ordine regna di nuovo a Villa De Sanctis. I barbari sono finalmente stati espulsi dalla Polis. La loro colpa: esistere. Giustizia è fatta! Molti residenti potranno così tirare un respiro di sollievo
Nella primissima mattinata del 23 gennaio due pullman e ingenti forze di polizia hanno portato via, per controlli identificativi, gli uomini Rom accampati con le loro famiglie ai bordi del parco omonimo, separandoli dalle loro donne e figli, i quali, abbattute nel frattempo tutte le povere baracche, mentre scriviamo sono ancora in attesa della futura sorte, all’addiaccio e in silenzio, senza un lamento, neppure una debole protesta.
E’ calato da un pezzo il buio sul cielo del parco, e sta piovendo a dirotto. Gocce d’acqua che, chissà se riusciranno a lavare la cattiva coscienza di alcuni di noi.
La “soluzione” logistica alternativa (almeno per la notte) che si prospetta, grazie anche all’interessamento del Presidente del Sesto Municipio, è quella della Fiera di Roma. Non sappiamo al momento quando la comunità di donne e bambini potranno rivedere presto i loro mariti, padri, fratelli, per l’intero giorno trattenuti dalla polizia; neppure se potranno sentirli al telefono in quanto, a detta di alcuni Rom, è stato sequestrato loro persino il cellulare.
Poco importa se l’azione di pulizia sociale sia costata la brutale sospensione di tutti i diritti. E non ci riferiamo solo a quelli costituzionali, cosa già di per sé assai grave, ma soprattutto a quelli universali dell’uomo e del cittadino.
Se non fosse stata, infatti, per l’opera volontaria di alcuni singoli cittadini e di quelle della direttrice didattica e di alcune maestre della scuola di via Ferraironi, decine di donne (anche incinte), di bambini e ragazzi (uno persino di pochi mesi di vita) sarebbero rimasti per l’intera giornata senza mangiare e bere, senza coperte, né assistenza medica (un ragazzo sanguinava dall’orecchio), né una parola di conforto.
Sul piazzale di terra del parco si vedevano solo le auto dei Vigili e della Polizia. Non c’era nessun medico, nessun assistente sociale, né una squadra della protezione civile. Purtroppo, non c’era neppure quella gente che sotto il tendone del Casale Garibaldi reclamava a gran voce, Rom presenti, civiltà e democrazia!
Giovanni, un giovane Rom che era trepidante per la sua donna incinta, esposta al freddo e alla pioggia della sera, ci esprime la sua enorme delusione per la piega che sta prendendo la situazione.
Con molti altri della sua etnia Kalderash era, infatti, stato presente al Consiglio straordinario del 21 gennaio presso il Casale Garibaldi. Aveva assistito peraltro con compostezza e anche applaudito gli interventi delle istituzioni che assicuravano loro un futuro almeno dentro un container attrezzato. Ma Giovanni non s’aspettava certamente di essere ripagato con la moneta (falsa) dell’ipocrisia e delle promesse da marinaio.
Non ricordo (e non so se anche i nostri lettori) comportamenti così poco rispettosi delle prerogative costituzionali e dei diritti della persona, nemmeno andando con la memoria ad epoche buie di intolleranza nei confronti dei baraccati e degli "invisibili" (allora tutti italiani) degli anni cinquanta. di Nicola Capozza
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