lunedì 27 aprile 2009

Genova, Bagansco: il campo nomadi non può essere una sistemazione permanente

Il “campo nomadi” della Valbisagno, per i suoi abitanti, «non può essere una sistemazione permanente»: lo ha affermato l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che ha visitato il campo nell’ambito della visita pastorale al vicariato Medio Alto Bisagno
La comunità korakhané (lettori del Corano; cantata anche da De Andrè) di Genova è giovane e proflifica: 80 persone, 42 adulti e 32 minori. Con due neonati nati nei mesi scorsi e altre due mamme con il pancione.
E la foto simbolo è proprio quella del cardinale con in braccio uno degli ultimi nati del campo che dapprima lo guarda con un po’ di diffidenza e poi gioca con Bagnasco facendo una delle cose che tutti i bambini provano a fare: strappare gli occhiali alla persona che li tiene in braccio.
Bagnasco ha ricevuto in omaggio i dolci tipici della comunità: «porterò nel mio cuore e nelle mie preghiere il vostro desiderio di uscire di qua» e, «molto volentieri porterò nelle sedi competenti le vostre richieste, con una parola ed un incoraggiamento».
In merito alle richieste dei Rom, che chiedono integrazione e case, il card. Bagnasco ha poi affermato che «è necessario dare risposte da tutte le parti, per una convivenza il più possibile serena, produttiva e positiva fra tutte le diverse presenze della nostra gente» con «tranquillità, serenità e con la volontà di una reciproca accoglienza». Ha poi parlato di «crescita di una coscienza comune» per far sì che la «convivenza e la coesistenza siano veramente realtà e non parole o ideali».
In occasione della sua visita odierna al campo nomadi della Valbisagno, i Rom hanno informato il card. Angelo Bagnasco dell’apertura della sezione genovese dell’Opera Nomadi, un ente morale «nato per i Rom e i Sinti del territorio» che ha l’obiettivo di rendere i Nomadi «finalmente padroni del nostro destino e di permetterci di gestire in prima persona i rapporti delle comunità con le istituzioni». Il saluto ufficiale al Cardinale, i Rom lo hanno affidato ad un testo letto alternativamente da cinque bambini.
Nel messaggio, i Rom hanno espresso «riconoscenza e gratitudine al Cardinale Bagnasco per l’interesse che dimostra per la nostra causa e la volontà di intervenire ed aiutarci nella rivendicazione dei nostri diritti fondamentali». «Speriamo che questo incontro - hanno aggiunto - rappresenti un ponte virtuale di fratellanza e reciproca solidarietà tra cattolici e musulmani».

Dopo aver ripercorso le vicende storiche che hanno portato i Rom korakhané in Italia, i Rom hanno poi spiegato al card. Bagnasco che «il popolo Rom è qui in Italia per migliorare le condizioni di vita nel rispetto di tutti» e che «nonostante tra noi ci siano persone che hanno vissuto di espedienti, sfociando a volte nell’illegalità, l’obiettivo del nostro gruppo è l’integrazione totale». Hanno quindi ringraziato la cittadinanza di Genova «per l’ospitalità che ci riserva da ormai più di 30 anni» e che «ci ha permesso di integrarci nella società cittadina». Nel campo, attualmente vivono 38 bambini, 22 donne e 20 uomini
Il cardinale ha poi citato la «presenza fedele» della Comunità di Sant’Egidio, che opera ormai da decenni per l’integrazione dei Rom, perché «il bene non si fa occasionalmente ma nella continuità». L’attività di Sant’Egidio è, ha aggiunto, «segno della vicinanza della Chiesa alla vostra gente ed alla vostra cultura». da Il Secolo XIX

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