A giugno 2010 i sinti dovranno traslocare. Lo ha deciso la giunta comunale di Gallarate nella riunione dello scorso lunedì: dopo due anni, l’esecutivo dei due galli ha deciso che i tempi sono maturi e che l’area di via Lazzaretto dovrà essere liberata per restituirla ai suoi fini originari, vale a dire spazi per la protezione civile e per il deposito di auto sequestrate. La comunità sinti, sedici famiglie e circa ottanta persone in tutto, ha origini lontane a Gallarate: arrivati negli Anni Settanta (alcuni molto prima a dire il vero) e stabilitisi nell’area vicina al cimitero in via De Magri, hanno resistito per venti anni tra decreti temporanei rinnovati all’infinito, sgomberi annunciati (nel 1996 con sindaco il leghista Angelo Luini) e stoppati da una sentenza del Tar che ha bloccato le ruspe e vietato all’amministrazione comunale di spostare i sinti senza predisporre un’area attrezzata adeguata, nel rispetto della cultura e delle tradizioni di quell’antichissima popolazione.
L’area venne costruita (150 mila euro la spesa) e destinata in via temporanea, per un anno poi prolungato di altri dodici mesi, alla comunità gallaratese dopo che Asl, tecnici del Comune e vigili del fuoco stabilirono che in via De Magri regnava il degrado e c’erano rischi per la salute pubblica. Ora la decisione di smantellare l’area attrezzata al confine tra Cedrate e Cavaria con Premezzo entro giugno 2010. I motivi di questa decisione sono stati spiegati dal sindaco di Gallarate Nicola Mucci: «La scelta di destinare la piattaforma di via Lazzaretto ai sinti era di natura temporanea con scadenza a settembre 2009, come da indicazione del Ministero degli Interni – ha spiegato Mucci, affiancato dall’assessore alla Sicurezza Paolo Cazzola -. In questi dodici mesi abbiamo monitorato l’area grazie ai controlli costanti della Polizia Locale: abbiamo raccolto le informazioni e gli elementi formali che ci servivano per dire che quelle persone non sono nomadi, ma sono stanziali, quindi non c’è ragione per cui debbano vivere in roulotte e non in casa come tutti gli altri gallaratesi; hanno abbandonato la loro cultura e le loro tradizioni, non è più tollerabile che vivano in queste condizioni. Ci sono delle motivazioni anche politiche: sappiamo che i figli di queste persone vanno a scuola a Gallarate, non crediamo sia giusto e positivo che i loro compagni invitati nel campo corrano rischi di ogni tipo. Prolungare questa auto-ghettizzazione non ha senso: anche loro devono ragionare sul loro stato e sui loro figli. Noi crediamo che per facilitare l’integrazione debbano cominciare a vivere come gli altri».
A questo punto, dopo il necessario passaggio in consiglio comunale, chi tra i Sinti vorrà e soprattutto chi ne avrà le caratteristiche, potrà chiedere di entrare in una casa popolare o di edilizia convenzionata.
«Non ci saranno sconti per nessuno, però - ammonisce Mucci -. Nel campo ci sono diverse tipologie di persone: chi ha tanti figli, chi nessuno, gli anziani, chi può permettersi macchine di lusso, perfino una Porsche. Solo chi avrà le caratteristiche richieste potrà accedere alle agevolazioni che l’assessorato ai servizi sociali metterà in campo. Il termine di giugno 2010 è stato fissato per dare ai sinti il tempo di organizzarsi, al consiglio comunale di fare il proprio percorso e ai figli delle persone che vivono nel campo di finire l’anno scolastico». Infine un messaggio distensivo alla Lega Nord, da sempre in prima linea contro l’insediamento sinti nel territorio gallaratese: «Il segretario cittadino del Carroccio (Giorgio Caielli, ex assessore alla Sicurezza rimosso proprio alla vigilia del trasferimento dei sinti da via De Magri) sa quali problemi abbiamo dovuto affrontare, anche alla luce delle disposizioni statali e regionali – chiosa Mucci -. Il dibattito politico si può aprire su questi temi: per l’accesso a determinati servizi credo serva progressività. Non ritengo giusto che chi lavora da trent’anni abbia gli stessi diritti di chi paga contribuiti da tre mesi. Su questi temi, senza slogan e senza urlare, credo si possa parlare con la Lega Nord».
Duro il commento di Cinzia Colombo, consigliere comunale di Sinistra per Gallarate: «Capisco che con l’avvicinarsi delle elezioni il sindaco sottostia alle richieste della Lega Nord – attacca la Colombo, da sempre impegnata nella tutela dei diritti degli ultimi -. Già Luini tentò di sgomberare i sinti, ma il Tar emise una sentenza che dice che non possono essere cacciati da Gallarate perché sono gallaratesi a tutti gli effetti. Avevamo apprezzato la decisione di spostarli, presa con i diretti interessati, mentre ora c’è questa decisione che suona come un palliativo. L’ipotesi che scelgano le case popolari poi è remota, ci sono molte richieste e pochissima offerta. Questa scelta è una foglia di fico, che ha nel fondo un razzismo che non fa bene a Gallarate, che vuole apparire come città della cultura, dei teatri, della galleria d’arte: questa decisione è figlia di una discultura che non ha senso».
Non fa sconti nemmeno Giovanni Pignataro, segretario cittadino del Partito Democratico: «Il rientro della Lega Nord in maggioranza è sempre più vicino – commenta -. Non si è entrati nel merito della questione, ma si è voluto strumentalizzare la vicenda in vista di un futuro probabile accordo Lega-Pdl. I sinti sono gallaratesi a tutti gli effetti, se rispettano la legge (non mi risulta ci siano state lamentele sul loro comportamento), pagano le bollette, non vivono in condizioni igieniche precarie non vedo perché si debba decidere di spostarli. Credo sia un ledere la libertà di ognuno di scegliere dove e come vivere, in un paese che fino a prova contraria è libero. Chi non vorrà andare nelle case popolari dove andrà? Occuperanno altre zone con altri costi per la comunità? Se poi l’area è pericolosa e non adatta vuol dire che il Comune ha buttato via soldi due anni fa? Mi sembra proprio un attacco alla libertà di un popolo, quella libertà che è nella ragione sociale del partito di maggioranza in città». di Tommaso Guidotti
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